Dal 12 al 17 dicembre il ritorno di uno dei maestri protagonisti della scena internazionale che segna la stagione del Teatro di Roma, Peter Stein presenta Richard II di William Shakespeare, con Maddalena Crippa nei panni maschili del re d’Inghilterra, dissoluto e insieme fragile, ben coadiuvata da una nutrita compagnia di interpreti, in questa osservazione cristallina nell’ossessione del potere che debutta al Teatro Nazionale in collaborazione con l’Opera di Roma.
Poco allestito in Italia, il celebre dramma storico del Bardo tratta della deposizione di un re legittimo inscenando la parabola di Riccardo II: salito al trono troppo presto, predestinato a regnare fin dalla nascita per volontà divina, dovette difendersi dalle ambizioni di quattro zii e dei loro figli, riuscì a eliminarne alcuni, ma alla lunga, troppo sicuro di sé, divenne dispotico e impopolare, perse il controllo dello Stato e fu spodestato da un cugino che aveva ingiustamente esiliato. La vicenda storica è quella della ribellione dei Pari d’Inghilterra, che terminò con l’abdicazione del monarca e con la sua morte in prigione, assassinato.
Dopo aver apprezzato la scelta della regista inglese Deborah Warner che nel 1995 aveva affidato il ruolo del sovrano a una donna (Fiona Shaw), Stein sceglie che sia Maddalena Crippa a incarnare Richard II, amplificando così l’ambiguità di questa figura, che incarna un potere arbitrario e odioso. È infatti un politico cinico e arrogante che durante il suo regno si è preso ogni libertà, anche sessuale, suscitando la rivolta di tutte le forze sociali. Dopo la caduta, però, aperti gli occhi sull’enormità della propria passata incoscienza, mostra il suo lato più umano e riflette con malinconia sulla mancanza di senso dell’esistenza, travolto da una crisi di autocommiserazione così desolata da arrivare alla poesia. Il testo spazia dunque tra due piani, dall’ideologico-politico all’esistenziale-metafisico e, storicamente, segna il “grande passaggio tra il Medioevo e il primo Rinascimento, e quindi tra il modello simbolico rappresentato dalla regalità sacra e un nuovo potere monarchico che sembra non aver più bisogno della investitura divina. In esso pertanto, vengono sollevati complessi problemi politici che riguardano, poi, la stessa concezione del mondo; e cioè se gli eventi umani siano scanditi da un Disegno provvidenziale o rispondano soltanto alle azioni dei personaggi che vi sono implicati” (Alessandro Serpieri).
Prima parte di una tetralogia (a cui fanno seguito Richard IV parte prima e seconda e Richard V), la storia di Richard II innesca inoltre questioni politiche ancora attuali nel delineare come il rivale e nuovo re Enrico IV generi un identico meccanismo diffuso di ostilità, trovando una sua legittimazione in un nuovo assetto politico inaugurato con la forza. E difatti, si chiede Stein nelle note regia: «Il nuovo re non è un usurpatore? Questa azione non significa il sovvertimento di ogni ordine tradizionale? O non è, forse, il regno stesso a non avere basi legittime? la radice stessa del potere non è sempre un incomprensibile arbitrio? Richard II occupa un posto particolare nell’opera di Shakespeare, anche fra le sue tragedie dedicate ai Re. Il dramma tratta della deposizione di un re legittimo, un tema politico eminente che facilmente si può trasporre ai nostri tempi: è possibile deporre un sovrano legittimo? Durante il suo regno Richard II ha messo contro di sé tutte le forze sociali: egli ha sfruttato il proprio potere in tutte le direzioni immaginabili, ha sconfinato le proprie competenze e si è preso ogni libertà, anche sessuale. È un giocatore, un attore, ma pur sempre un re che, anche dopo la sua deposizione, rimane un re; mentre il suo rivale – che prende il suo posto sul trono come usurpatore – genera esattamente lo stesso meccanismo di ostilità contro il suo potere, poiché tale potere si basa sul puro arbitrio. Richard, che nella sua esaltazione va oltre il proprio tempo, poiché la monarchia assoluta si sarebbe sviluppata molto più tardi, può essere interpretato utilmente da una donna che recita la parte maschile. In questo modo diventa ancora più chiaro il carattere inconsueto di questo re e gli aspetti fondamentali della discussione politica risultano più evidenti. Anche la profonda malinconia dell’ultimo monologo di Richard, quando è in carcere, dove parla dell’inutilità e della mancanza di senso dell’esistenza umana, ci può toccare in modo più commovente».
In scena, dentro una essenziale scenografia di Ferdinand Woegerbauer, tutta la forza della parola shakespeariana risuona nell’eloquente traduzione di Alessandro Serpieri e nell’interpretazione di un folto cast di interpreti (Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Paolo Graziosi, Andrea Nicolini, Graziano Piazza, Almerica Schiavo, Giovanni Visentin, Marco De Gaudio, Vincenzo Giordano, Luca Iervolino, Giovanni Longhin, Michele Maccaroni, Domenico Macrì, Laurence Mazzoni), vestiti con i costumi di Anna Maria.
Lo spettacolo si inserisce nel percorso di Stagione Shakespeare nostro contemporaneo, un viaggio in 5 dei suoi capolavori restituiti con sensibilità dell’oggi: dal già citato Riccardo II di Peter Stein al Re Lear, che Giorgio Barberio Corsetti affronta con un linguaggio attualissimo coinvolgendo il pubblico; dal Macbettu in sardo, ma alla maniera della tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini, per la regia di Alessandro Serra, proposta audace che traspone l’opera nel cuore di un’immaginaria Barbagia (4 maggio, Argentina); al nuovo allestimento di Hamletmachine di Heiner Müller, che Robert Wilson riporta in scena, dopo trentuno anni, con quindici attori dell’ultimo anno dell’Accademia Silvio d’Amico, proprio come nella sua prima messinscena del 1986 con gli allievi della New York University (12 dicembre, Auditorium Parco della Musica); Reparto Amleto di Lorenzo Collalti, dove ritroviamo il Principe di Danimarca ricoverato in un ospedale in preda ad un attacco isterico (9 gennaio, India).
——–
Richard II
di William Shakespeare
traduzione Alessandro Serpieri
riduzione e regia Peter Stein
con Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci
Paolo Graziosi, Andrea Nicolini, Graziano Piazza, Almerica Schiavo
Giovanni Visentin, Marco De Gaudio, Vincenzo Giordano, Luca Iervolino
Giovanni Longhin,, Michele Maccaroni, Domenico Macrì, Laurence Mazzoni
scene Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich
luci Roberto Innocenti
assistente alla regia Carlo Bellamio
Produzione Teatro Metastasio di Prato
——–
INFO TEATRO DI ROMA _ Largo di Torre Argentina, Roma
Biglietteria: tel. 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net
Teatro Nazionale _ Via del Viminale, 51, 00184 Roma RM
Orari spettacolo:
ore 19 _ prima e venerdì ore 21 _ domenica ore 17
Durata spettacolo:
prima parte (atti I, II, III) : 1 ora e 45’ _ intervallo _ seconda parte (Atti IV, V): 60′
Biglietti platea
intero 32,00 euro
ridotto under 35 27,00
studenti 13,00
Biglietti galleria
intero 25,00 euro
ridotto under 35 22,00
studenti 11,00