In occasione del sessantacinquesimo anniversario, il Royal Ballet di Londra rivive Sylvia, classico di repertorio firmato da Frederic Ashton.
Sylvia è il secondo titolo completo (dopo Cinderella) creato dal coreografo inglese e fondatore del Royal Ballet ed è dedicato a Margot Fonteyn, musa ispiratrice.
Accantonato nel repertorio della compagnia per parecchi anni, il titolo rivive nel 2004 grazie alla ricostruzione di Christopher Newton per il centenario dalla nascita di Ashton, e riporta così in auge uno dei maggiori capolavori del repertorio di balletto.
Le dolci note di Léo Delibes accompagnano una danza di grande inventiva e immaginazione, ricca di sfide tecniche ed interpretative per la protagonista.
Ispirato alla mitologia greca, Sylvia riporta la complicata vicenda amorosa tra la ninfa e il pastore Aminta narrata da Torquato Tasso. Tecnica e stile seguono e si evolvono con l’intricato intreccio di eventi che condurranno gli amanti al lieto fine: se nel primo atto Sylvia è determinata e possente cacciatrice, nel pas de deux finale ammiriamo una perfetta ballerina classica che, tuttavia, non perde nemmeno nel suo splendore il vigore della natura da ninfa.
Nella recita del 29 novembre Lauren Cuthberson interpreta mirabilmente questa trasformazione e risulta convincente nelle diverse sfumature che il ruolo richiede, dall’amazzone cacciatrice alla donna innamorata, femminile e delicata. Ammiriamo una tecnica sempre forte e vigorosa, valorizzata ulteriormente dalla partnership con Reece Clarke, che veste altrettanto bene il ruolo di Aminta.
Scene e costumi, ispirati all’antica mitologia greca, sono un tripudio d’immaginazione e colore e si sposano alla perfezione sia con i momenti di a solo sia con le ricche scene di insieme che impegnano un corpo di ballo in ottima forma.
Note di merito anche per l’orchestra, che rivive con ora con dolcezza ora con decisione le note di Delibes.
Grandissimi applausi per tutti da parte del pubblico di una Royal Opera House al completo.
Letizia Cantù