Il Riccetto, Agnolo, il Begalone, Alvaro, il Caciotta, Spudorato, Amerigo: sono solo alcuni dei Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, figure dalla vitalità disperata e realistica che popolano le borgate romane nello spettacolo tratto dal romanzo d’esordio del 1955 del poeta corsaro e diretto da Massimo Popolizio che torna in scena dal 21 dicembre al 7 gennaio al Teatro Argentina di Roma.
Uno spettacolo pluripremiato, Ragazzi di vita, UBU 2017 per la migliore regia e che aveva conquistato non solo stesso premio alle Maschere del Teatro, ma anche il riconoscimento come migliore spettacolo prodotto dal Teatro di Roma, nato in occasione della conclusione dell’anno pasoliniano: aveva debuttato nell’ottobre del 2016 conquistando nell’arco delle repliche un pubblico entusiasta, composto da 15.000 spettatori e solo a Roma.
Adesso i 19 ragazzi di vita pasoliniani tornano ad animare un palcoscenico quasi nudo in un affresco corale e antropologico in tutta la loro vitalità irrefrenabile, quasi anarchica, ma sempre poetica, divertente e struggente.
“Portare in scena Ragazzi di vita è una sfida incosciente. Ma non si tratta della trasposizione in sceneggiatura del romanzo – aveva spiegato Massimo Popolizio regista dello spettacolo con la drammaturgia di Emanuele Trevi – ma della commistione fra i personaggi e la terza persona, l’opposto del teatro di narrazione pur senza voler mai rincorrere il modello ronconiano. Ho cercato di dar vita ad uno spettacolo corale in cui gli attori vengono proiettati in situazioni che si passano da testimone a testimone, e in cui i vari pezzi sono assemblati da un furore collettivo che fa da collante allo svolgersi della storia. Questa drammaturgia non ha una base psicologica, bensì realistica”.
L’energia travolgente dei ragazzi di vita pasoliniani parte proprio dell’importanza della lingua, il romanesco di Pasolini, che aveva studiato il romanesco di Belli che viene trattato da Popolizio come una sinfonia emotiva ricca di varietà e di accentuazioni, “punto di partenza dello spettacolo” coordinato dalla presenza di un Narratore in terza persona, Lino Guanciale, presenza sospesa un po’ osservatore un po’ mediatore che racconta, ascolta e osserva le vicende dei ragazzi che non si accorgono di lui visto che vivono in realtà del tutto diverse.
“Libero dalle costrizioni di una vera e propria trama, in bilico tra il romanzo e la raccolta di racconti indipendenti l’uno dall’altro, il testo sembra consistere in una serie di scene nelle quali il senso del comico e quello del tragico non si oppongono ma si trasformano – racconta Trevi – In queste scene prevalgono una marcata gestualità e il parlato romanesco, o meglio quella singolare invenzione verbale, di gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini definiva una lingua inventata, artificiale. Non è insomma la lingua in cui parlano i «ragazzi di vita», ma la loro lingua”.
Accanto a Lino Guanciale tornano i 18 entusiasmanti ragazzi di vita, Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti che si muovono sulle scene nude di Marco Rossi illuminate da Luigi Biondi con i costumi Gianluca Sbicca. Biglietti 12 a 40 euro, recita speciale di San Silvestro con cena in Sala Squarzina dopo lo spettacolo, info 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net.