Se il nuovo anno, apre al 2018, con lo spettacolo in prima serata su RAI1, all’insegna della grande Danza, con Roberto Bolle e le étoile di prima grandezza, Polina Semionova, Melissa Hamilton, Léonore Baulac, Sting e in rappresentanza le eccellenze del Corpo di Ballo e gli allievi della scuola del teatro alla Scala, nel tempio meneghino del Piermarini, è in scena fino al 13 gennaio, il capolavoro del coreografo John Neumeier, con il balletto “La Dame aux camélias”.
Le star Bolle Zakharova, si sono intervallate con altri astri del firmamento del balletto classico, decretando ovazioni per la giovane coppia, in scena e nella vita, dei primi ballerini, Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, nei panni dei due personaggi principali, Marguerite Gautier e Armand Duval.
Nicoletta e Timofej, anch’essi ospiti danzanti della trasmissione Roberto Bolle…balla con me, nella difficile trasposizione della Dama delle Camelie, tratto dal romanzo di Alexandre Dumas, figlio, hanno dato prova di grande maturità artistica, nell’ambivalenza complessa del carattere dei personaggi, perfettamente calzanti, rispetto le loro reciproche età, connotando di sfumature profonde, le linee guida volute dal coreografo, intrise di transfert psicanalitici di forte attualità contemporanea.
La regia pensata da Neumeier, presenta una scenografia minimal che si compenetra con la buca dell’orchestra abbracciando lo spettatore della platea, tanto quanto i convenuti nei palchi, la cui prospettiva dall’alto, partecipa ad una dimensione in 3D, nelle atmosfere passionali dei personaggi, sulle note languide scivolate di Chopin.
La Dama delle Camelie, balletto in un prologo e tre atti, entra ed esce dal contesto narrativo del romanzo, attraverso l’interazione del pianoforte, suonato mirabilmente dal Maestro Roberto Cominati, entrando in scena nel secondo atto, insieme ai personaggi, balzando nell’illusione bucolica di un quadro, come nel “Petit déjeuner sur l’herbe” di Manet.
L’orchestra diretta da Theodor Guschlbauer, pennella la drammaticità del racconto creando i chiaroscuri e le sfumature dell’ambivalenza degli interpreti avvolgendo i ballerini in un’atmosfera sontuosa e decadente al contempo. Manni e Andrijashenko messi a dura prova, dal coreografo Neumeier, per le prese en l’air, al fulcro del gomito, avvolgendo i corpi in eleganti e preziosi costumi, ma piuttosto ingombranti, hanno saputo dipanare i nodi degli intrecci dei corpi, lettura seducente del coreografo, sinonimo di una operazione concettuale psicanalitica calzante dei sentimenti dei personaggi.