Il sipario si apre su una scena popolata da sagome in ombra, verranno poi man mano illuminate, e su una struttura letto, al centro del palco, ancora in fase di montaggio. Marco e Paola sono i protagonisti, prossimi alle nozze, lo snodo della commedia parte da qui; lei inizia a discutere del matrimonio, del futuro, dei dubbi e delle paure. Paola, interpretata dalla divertente Chiara Francini, saltella allegramente nello spazio-casa e calcola le distanze dal lavandino al centro città con gaiezza ed ironia, Marco, un affascinante Raoul Bova, tenta, con scarsi risultati, di montare il loro futuro letto. Lo spettacolo dal titolo DUE, di Luca Miniero e Astutillo Smeriglia, analizza con un velo di malinconia e altrettanta ironia le differenze tra uomo e donna, le dissonanze che li separano sempre di più con il trascorrere degli anni, le aspettative, probabilmente illusorie, di due universi diversi ma paralleli. La visione della vita futura e passata dei due protagonisti appare sulla scena mediante una particolare canzone e attraverso le sagome cartonate illuminate a secondo del personaggio evocato ed interpretato dagli stessi attori. Ecco dunque che la Francini diviene l’amante sofisticata ed esigente di Marco e che Raoul Bova si materializza quale giovane Pony express chiamato da Paola. La regia di Luca Miniero, impone delle piccole scene di ballo in cui Bova però appare un pochino impacciato, la Francini invece si muove meglio nei passi di danza aiutata anche dalla sua particolare mimica da caratterista. Il pubblico comunque sembra non notare la goffaggine del protagonista nei brevi momenti di ballo, a tale prestanza fisica va perdonata qualche imperfezione. Paola è la classica donna precisina e petulante, lei è alla ricerca, come quasi tutte le donne, di conferme, di tenerezze, di certezze. Marco è il bello e poco pratico fidanzato che si perde tra le continue pressanti richieste di lei, al contrario però dell’essere bello e sciocco (un poco imbranato lo è, tanto che ci mette un intero spettacolo per montare un letto, tra l’altro con la testiera storta) è innamorato della filosofia e di Epicuro, in particolare, ed il suo più grande desiderio è scrivere un libro. La Francini si cala anche nelle vesti di Epicuro stesso, in un dialogo immaginario del protagonista ed il filosofo che riporta Marco a discorsi molto terreni e materiali. Quando finalmente il materasso viene posizionato sul letto si giunge ad un avvicinamento dei due e all’accettazione giocosa della vita di coppia. Le scene sono di Roberto Crea, le luci di Daniele Ciprì e i costumi di Eleonora Rella.