Spettacolo diretto da Giuseppe Tesi trascina in un vortice di smarrimenti, di desideri, di sottile ironia.
Giulio Maria Corso ha dato una corporeità, tutta carnale, e al tempo stesso intimistica, a Jimmy.
Un personaggio che conquista per la carica provocatoriamente sensuale, per quel fluviale discorrere, per quel variare di modalità espressive e di intrecci di ritmi, a volte ambivalenti, toccando accenti e corde nascoste e proibite.
Veramente indovinato, e non solo tecnicamente, come elemento di originalità e di impatto
sensoriale ed emotivo, è l’inserimento, attraverso il velato sipario, dei video, quasi una
sovrapposizione/alternanza di dimensioni: spaziale, temporale, immaginifica, onirica. Dove il protagonista sulla scena, le sue battute, le immagini e gli interventi musicali eseguiti da un eccellente sassofonista, Matteo Totaro, divengono un tutt’uno, amalgamandosi bene in una cornice di vertiginosa narrazione, all’interno della quale prende risalto l’ingresso virtuale di Katia Ricciarelli, nel ruolo di madre. Una sorta di presenza epifanica che sembra balzare, come freccia,dalle viscere dell’inconscio e della memoria.
Per non dire della citazione, che trovo perfetta e potentemente allusiva, del quadro di David, la morte di Marat. Uno dei passaggi, a mio avviso, più belli, come anche la scena dell’uccellino. Ma ce ne sarebbero altre da evidenziare, in cui viene sottolineata la complessità del personaggio, nei suoi molteplici stati d’animo: nella sua inquietudine e fragilità, come nella sua baldanza o nelle sue ossessioni, senza che vi siano tuttavia tragici o melensi cedimenti.
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Con Giulio Maria Corso
Con la partecipazione, in video, nel ruolo di “Madre” di Katia Ricciarelli
Regia: Giuseppe Tesi
Aiuto regia: Gabriele Bonafoni
Al sax: Matteo Totaro
Luci: Roberto Chiti
Foto: Luca Brunetti
Recensione di Grazia Frisina