direzione artistica e coreografia Thierry Malandain
musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Sinfonia n. 6 op. 74 Patetica, La Valse da Eugene Onegin, Sinfonia n. 5, Hamlet overture-fantasia, op. 67
scene e costumi Jorge Gallardo
disegno luci Francis Mannaert
realizzazione costumi Véronique Murat
realizzazione scene e accessori Frédéric Vadé
realizzazione maschere Annie Onchalo
maîtres de ballet Françoise Dubuc
Interpreti: Irma Hoffren, Mickaël Conte, Hugo Layer, Lucia González You, Michael Garcia, Frederik Deberdt, Laurine Viel, Nuria Lopez Cortés, Ismael Turel Yague, Baptiste Fisson, Patricia Velazquez, Clara Forgues, Baptiste Fisson, Guillaume Lillo, Ione Miren Aguirre, Clémence Chevillotte, Romain Di Fazio, Loan Frantz, Claire Lonchampt, Arnaud Mahouy, Allegra Vianello
Coproduttori: Opéra Royal / Château de Versailles Spectacles, Biennale de la Danse de Lyon 2016, Opéra de Saint-Etienne, Ballet T Teatro Victoria Eugenia Donostia/San Sebastian, CCN Malandain Ballet Biarritz
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“La bella e la bestia” firmata da Thierry Malandain formula sin dall’inizio una visione chiara e di ampio respiro, e soprattutto, cosa non scontata, ammalia il pubblico sviluppando la narrazione in tutte le direttrici possibili. Una coreografia dal sapiente equilibrio, tra innovazione e tradizione, un neoclassico architettonico che caratterizza lo splendore della compagnia di Biarritz e del suo fondatore, capace di durare nel tempo per raffinatezza e gamma coreutica. La ricerca e lo sviluppo hanno costantemente alimentato uno stile del tutto personale, integrando l’arte in un caleidoscopio più ampio dove convivono passato, presente e tendenze future, sfarzo e minimalismo in un tutto coerente. Interessante ritrovare nella vena creativa di Malandain una forte sensibilità, un dono raro che non si acquisisce solamente con lo studio ma che risiede alla base di un’intuizione personale e professionale, costituendo così un fattore armonico nel lavoro a contatto con i danzatori. La “sua” Belle et la Bête mescola le carte del tempo e degli stili portando in scena una nota gentile di freschezza e leggerezza, aprendo gli occhi sulla visione incantevole del mondo, rendendo partecipe anche i cuori più disattenti, nutrendo un “mestiere” culturale di assoluta eleganza ed intersecandolo alle virtù dell’animo alla cui radice sta la lotta dell’uomo contro l’animale che risiede in lui. Elemento predominante e collante di ogni quadro il “sipario” che fa da sfondo, non solo metaforicamente, all’esecuzione dell’allestimento e alla realizzazione risultando un “tessuto” prezioso dove far scaturire idee, rimandi e riflessioni, infondendo maggiore incisività alla trasposizione. Il Maestro Malandain, ispirandosi alla versione cinematografica surrealista di Jean Cocteau, conferma un intuitivo senso estetico teatrale, esaltandolo e trasmettendolo per mezzo del movimento con una vitalità dove il fluire virtuosamente passa da una sequenza all’altra mediante studiata coordinazione. I costumi sono incredibili per la loro perfezione e per la capacità nel definire i ruoli caratteriali. L’ensemble sostiene il ritmo senza cedimenti, restituendo alla platea i numerosi personaggi e strappando meritati plausi per versatilità, originalità ed enorme capacità espressiva, portando con sé del magico, nel suo avanzare sotto lo sguardo ammirato dello storico Teatro Municipale di Piacenza, con un’andatura ricca di solennità che è il riflesso di un eccellente portamento. Nel finale appare il sole della luce, dell’oro, della purezza e della fantasia, del dinamismo e della saggezza inventiva, ponendo sotto i riflettori l’anima umana immortale ed eterna, venata dalle sue inequivocabili fragilità. “Io sono il tuo specchio, Bella: riflettiti in me e io ti ridarò ciò che tu mi dai…”