Il Teatro Municipale di Piacenza, apre i battenti della Stagione Danza, con un evergreen immortale del balletto tardo ‘800, lo Schiaccianoci, con la musica fiabesca per eccellenza di P.Cajkovskij.
Operazione voluta da Daniele Cipriani Entertainment, e dal suo nutrito e variegato Corpo di Ballo, nel riqualificare, rispolverare tutti i progetti di grande levatura artistica culturale prodotti nella seconda metà del ‘900, come questa opera coniata dal coreografo Amedeo Amodio, quasi a trent’anni dal suo esordio, avvenuto nel 1989, coadiuvato ed impreziosito dalle scenografie di Emanuele Luzzati.
Un parterre delle grandi occasioni ha ricevuto i convenuti nel foyer del teatro, in forza alla Direttrice della Fondazione teatri del territorio piacentino Vittoria Avanzi, insieme alla consulente Giuseppina Campolonghi, già direttrice dell’Accademia Domenichino, che ha preparato e regalato al mondo della danza, ballerini di prima grandezza e chiara fama.
Balletto in due Atti, ispirato al racconto di E.T.A. Hoffman, Schiaccianoci e il Re dei Topi, con la magìa e l’atmosfera creata dal gioco delle ombre del teatro Gioco Vita, il disegno luci di Marco Policastro e la voce fuori campo di Gabriella Bartolomei, danno vita, al racconto narrativo suggellato da figure ingigantite e un po’ grottesche scaturite dalla fantasia del personaggio bambina, Clara, artefice del proprio inconscio onirico.
Distante dai tradizionali Schiaccianoci, a partire dalla prima versione del coreografo M.Petipa del 1892,riferito all’adattamento della novella di A.Dumas, questa versione di Amodio, si spoglia delle scene zuccherose, fatte di caramelle, canditi e bonbon alla francese, per calarsi sull’ archetipo del significato dei mostri presente nella fantasia dell’età evolutiva dell’individuo, con la lievità delle ombre e le pennellate fiabesche di Luzzati.
Amodio, se al suo debutto, in seno alla direzione dell’Aterballetto, scrisse la partitura coreografica dello Schiaccianoci, per due ètoile eccelse, quali Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, oggi, nell’attuale produzione, vede brillare due giovani interpreti affermati, copia in scena e nella vita, Anbeta Toromani e Alessandro Macario.
Già beniamina della TV, Anbeta, conferma e consolida il suo talento, dalle linee estetiche pulite, forte di una formazione accademica dell’Est Europa, Tirana, simbolo di antica tradizione per la formazione del balletto classico, sposando (con augurio), il talento e la bellezza aerea nei ruoli principeschi, di Alessandro Macario, formatosi presso la scuola pregiata del teatro S.Carlo di Napoli.
Entrambi non deludono le aspettative, calandosi perfettamente nel ruolo della trasformazione da bambina-adolescente a giovane adulta, metafora della metamorfosi, della crisalide in farfalla, in divenire, nel racconto, sviluppato nel secondo atto dal coreografo, per condurla lentamente tra le braccia del suo innamorato. Trasposizione analitica corrente, del rapporto emozionale presente nella tradizione fiabesca .
Domanda: “quale emozione pervade il cuore di Anbeta, al termine dello spettacolo?”
Anbeta: “un’energìa e un calore forte nel cuore, soprattutto, lasciata dal luogo del palcoscenico del teatro tradizionale all’italiana, che non ha paragoni con il palco più austero e freddo dei PALAcongressi, nei quali a volte ci si esibisce, nonostante, il palco del teatro tradizionale come il Municipale, presenta la difficoltà di ballare con una pendenza, rimane sempre una grande emozione”.