Il Tristano e Isotta co-prodotto e andato in scena nel Théâtre des Champs-Élysées di Parigi e nel Teatro dell’Opera di Roma debutta finalmente anche alla Stopera di Amsterdam.
Il regista Pierre Audi, anche direttore dell’Opera Nazionale Olandese, gioca in casa in questa produzione già ben rodata nei due precedenti successi; l’allestimento ridotto ma a tratti monumentale e quasi opprimente mantiene l’attenzione sui personaggi e ne sottolinea gli affetti di scena in scena. Nel primo atto abbiamo due quadri neri che lasciano poi spazio a grosse figure geometriche in movimento, nella notte del secondo atto fanno la comparsa grandi zanne bianche che spuntano dal suolo e abbracciano i due protagonisti durante il loro duetto d’amore. Nel terzo atto una struttura quadrata racchiude Tristano morente e poi Isotta nel suo canto di morte. I movimenti scenici, importantissimi nella poetica Wagneriana dell’opera d’arte totale, sono chirurgici e ben scelti dal regista per enfatizzare musica o testo dove necessario. I costumi di Christof Hetzer sono anch’essi minimali e con una forte componente binomiale chiaro/scuro, la maggior parte dei personaggi sembrano coperti da stracci come Re Marke, che veste una semplice tunica nera. In un’opera come Tristano e Isotta, dove la contrapposizione di giorno e notte è fondamentale, non potevano non essere protagoniste le luci (Jean Kalman) e la componente video (Anna Bertsch) che creano una sorprendente profondità e allegorici giochi d’ombra nella suggestiva scenografia.
Le scelte registiche e di rappresentazione di questo Tristano e Isotta sposano l’ideale Wagneriano del dramma musicale. Regia, musica e parola risultano sinergiche; il lavoro di ‘sottrazione’ del costumista umanizza i personaggi e non distrae mentre il contrasto di luci ed ombre combinato con la regia di Pierre Audi creano uno spazio ed un tempo astratto e statico oppure estremamente plastico e velocissimo a seconda delle esigenze drammaturgiche.
In questa rappresentazione l’Orchestra Filarmonica dei Paesi Bassi è guidata da un impeccabile March Albrecht che dà il meglio di sé in una passionale interpretazione della partitura.
Il cast, composto da Stephen Gould (Tristano), Ricarda Merbeth (Isotta), Iain Paterson (Kurwenal), Andrew Rees (Melot) e Michelle Breedt (Brangäne) risulta credibile sia a livello attoriale che vocale nonostante la lunga durata della rappresentazione; una nota di riguardo va a Günther Groissböck che risulta ottimo nel ruolo di Re Marke.
Nonostante la trama quasi priva di azione e la lunga durata della rappresentazione (5 ore circa) lo spettacolo rapisce piacevolmente lo spettatore grazie ad un’atmosfera musicale dinamica e a tratti onirica che non annoia ma trascina all’interno della sua orbita di influenza fino al Liebestod finale di Isotta. La funzione catartica del dramma Wagneriano è stata sicuramente presa in considerazione nella rappresentazione di questa opera che nel complesso risulta organica e magnetica, sicuramente un ascolto consigliato.