con Vinicio Marchioni e Francesco Montanari
di: Anton Čechov
adattamento: Letizia Russo
e con: Lorenzo Gioielli, Milena Mancini, Alessandra Costanzo, Nina Torresi, Andrea Caimmi, Nina Raia
scene: Marta Crisolini Malatesta
costumi: Milena Mancini e Concetta Iannelli
regia: Vinicio Marchioni
produzione: Khora.teatro
in coproduzione con: Fondazione Teatro della Toscana
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Il sipario si dischiude, la scena fa la sua flebile comparsa: il ciliegio in fiore che si staglia sullo sfondo e l’altalena in attesa di qualcuno da far dondolare sono le uniche luci in un mondo buio, attorniato da cumuli di macerie, che si tiene su con la forza dei ricordi e della speranza. L’atmosfera è placida ed apparentemente serena, in contrasto con il tumulto disordinato dei cuori dei personaggi che ad uno ad uno si svelano sulla scena; la realtà familiare è intrisa di odio, dolori repressi, mancanze ed infelicità. L’apatia ed il rimpianto muovono le vite dei personaggi, ingabbiati in un’inanità, una staticità, dalla quale non sembra che vogliano veramente uscire: ci provano, agiscono a volte, ma falliscono inesorabilmente.
“Zio Vanja” di Anton Cechov è un testo classico che, soffermandosi sulla tematica universale della difficile ricerca della felicità, offre molti input e squarci di riflessioni profonde volti ad esaltare l’attualità creativa ed i nuovi linguaggi della regia contemporanea.
Quanto più si entra in sinergia con un’opera ed il suo autore, tanto più sarà difficile (ma al contempo stimolante) riuscire a trasmettere al pubblico le proprie sensazioni. Un iter tortuoso, una costruzione che si rivela spesso spietata e profonda, una sfida del regista con se stesso, una propria riscoperta interiore, al fine di costruire e trasmettere un messaggio nuovo. “Le parole di Checov mi hanno portato fino a qui, ora posso onorarlo solo condividendolo nei teatri con la terra che trema assieme ai nostri cuori ed un nuovo zio Vanja da raccontare” afferma Vinicio Marchioni, il quale ha impiegato 4 anni di studio e preparazione per riuscire nella sua impresa: assieme a Letizia Russo, ha elaborato un adattamento di “Zio Vanja” che, volgendo uno sguardo compassionevole, cinico ed ironico al testo, lo rende pienamente fruibile e condivisibile.
Regista ed anche interprete di quella che viene definita la tragedia delle occasioni mancate e del tragicomico quotidiano, Marchioni mantiene intatti dinamiche e dialoghi della versione originale, traslando però la vicenda in un contesto più vicino a noi: la mise-en-scène riconduce ad una realtà più odierna e nostrana, dove le macerie del terremoto non sono solo una metafora della situazione generale del nostro paese, ma anche del mondo artistico e culturale che sta vivendo un momento di stallo sia economico che creativo; l’ambientazione non modifica in alcun modo le dinamiche dell’azione, ciò che si evolve sono solo le condizioni. Inoltre questo nuovo adattamento ed alcuni elementi dell’allestimento scenografico curato da Marta Crisolini Malatesta, contengono dettagli che rimandano alle altre due maggiori opere di Cechov, “Il gabbiano” ed “Il giardino dei ciliegi”, come se “Uno zio Vanja” rappresentasse un ponte di collegamento per omaggiare l’autore russo in maniera completa.
Ad accompagnare Vinicio Marchioni un cast di attori-amici di grande spessore, a partire da Francesco Montanari, un dottor Astrov impulsivo, fiero, bruciante di passione, e Milena Mancini, ottima femme fatale ingabbiata in un rapporto che le tarpa le ali e dal quale non scapperà. Il fulcro della poetica cechoviana d’altronde si caratterizza proprio per questa rappresentazione dell’esistenza: uno specchio nel quale possiamo osservare la nostra incapacità o non volontà di essere felici, una visione sgradevole perché è dura fissare negli occhi la propria anima, rimanendo nudi, inermi, incapaci di uscire dalla gabbia che ci siamo costruiti per librarsi, vivere, e vivendo diventare gli uomini che vorrebbero essere. “La speranza è che l’uomo possa diventare migliore una volta che qualcuno gli avrà mostrato come è realmente”, scriveva Cechov. Tutti gli attori esprimono questa crisi e questa speranza, questo tenace amore per la vita, incarnando appieno queste tematiche con passione, pathos e struggente delicatezza.
“Uno zio Vanja” è anche un’opera social: attraverso le piattaforme di Instagram (principalmente) e Facebook (fin da un paio di mesi precedenti alla prima nazionale presso il Teatro della Pergola), la compagnia ha documentato tutte le fasi del progetto, ha raccontato le prove, presentato il cast, i tecnici, i collaboratori, il backstage, con una documentazione reale e quotidiana. I followers hanno potuto seguirne la creazione e lo sviluppo, ed ora potranno assistere virtualmente gli attori in tour ed essere parte del proseguimento del progetto: alla rappresentazione teatrale infatti seguirà la realizzazione di un film, che sarà girato con lo stesso cast, ma che racconterà la storia con un altro linguaggio.
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Giovedì 1 febbraio alle ore 18.00, Vinicio Marchioni, Francesco Montanari e la Compagnia incontrano il pubblico alla Pergola. Coordina Riccardo Ventrella.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.