con: Giulia Olivari, Michele Pagliai
regia: Veronica Capozzoli
drammaturgia e produzione: ReSpirale Teatro teatro solubile ad alta digeribilità
con il sostegno di: Festival Asti Teatro 36
in collaborazione con: Teatro dei Mignoli, Kolektiv LAPSO Cirk
con il contributo di: Unione Reno Galliera, Teatro Comunale Castello d’Argile, Mulino di Amleto Teatro, Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”
premi e riconoscimenti: Premio Scintille 2014, Premio Giuria popolare B.R.I.S.A. 2015, Primo Posto Concorso di corti di Pietralata 2017, Menzione Speciale TRENOff 2017
materiale fotografico promozionale: Michele Ponte
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“Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione.”
F. Nietzsche
Again / By Now è la rappresentazione di uno dei quesiti universali dell’umano: quanto controllo abbiamo sulla nostra esistenza? Quanto gli accadimenti del nostro quotidiano dipendono dalla nostra volontà? Che margine abbiamo di ribellarci alla casualità?
In una scatola scenica asettica, Berta e Boxer vivono l’ultimo atto di Again / By Now. Ancora. Ancora. Ancora una volta.
Scopriamo due figure beckettiane, ironiche e grottesche, dall’estetica fuori tempo e incastonate in un meccanismo teatrale implacabile e violento, che non gli concede tregua: ogni emozione, ogni errore, ogni parola inevitabilmente si ripete e torna a imprigionarli.
Quanto vale la pena ribellarsi al sistema, oramai?
Questa è la domanda fondante che ci siamo posti nello scrivere questo gioco al massacro, in cui guardiamo al tempo di oggi con lucida e cruda ironia.
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NOTE DI REGIA
Again / By Now prende vita dallo studio de “La fattoria degli animali” di George Orwell, un’opera tanto attuale che porta ad interrogarsi sul concetto di rivoluzione e su una sua eventuale (im)possibilità.
È possibile mettere in scena la rivoluzione oggi? È possibile anche solo parlare in maniera non retorica di un concetto così agognato e controverso? Che cosa è per noi la rivoluzione? E perché, prima ancora di tentare di attuarla, ci risulta impossibile pensarla? Quali siano i sistemi che ci incatenano e ci rendono schiavi?
Attingendo all’immaginario POP (solubile) nascono Berta e Boxer (la personificazione dei due cavalli de La Fattoria) due esseri umani, due personaggi tanto grotteschi quanto quotidiani, tanto poco credibili quanto facilmente rintracciabili in fila alla posta, o al discount. Due figure incastonate in un’estetica playmobile, rivestite (culturalmente, emotivamente e fisicamente) di un gusto kitsch-retrò. Questi due personaggi sono catalizzatori di quel trash culturale, intellettuale, sentimentale che troviamo in gran parte della nostra società. Il kitsch (ad alta digeribilità) di Berta e Boxer è la negazione assoluta della merda, nella misura in cui con il kitsch si elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell’esistenza umana è essenzialmente inaccettabile, come scrive Kundera ne L’insostenibile leggerezza dell’essere. Quello di Berta e Boxer è un “kitsch esistenziale”.
Berta e Boxer rappresentano le dinamiche di coppia: i loro (nostri) luoghi comuni, i loro (nostri) modelli di riferimento, le loro (nostre) dinamiche quotidiane, quelle da cui ognuno di noi si crede avulso. Il “sistema di coppia” come metafora di molti altri sistemi, sociali, politici, culturali, quelli che poi sono la nostra trincea.
I nostri due anti-eroi sono talmente privi d’immaginazione da essere solo in grado di terminare. Talmente attaccati al loro sistema da abortire ogni finale. E ricominciare di nuovo dalla fine. Ancora. E ancora. E ancora.
Un meccanismo drammaturgico caratterizzato da ciclicità e ripetitività: la prima scena, “il finale” per eccellenza, viene “replicata” nelle successive scene dello spettacolo e declinata in base al contesto che la accoglie. In sostanza lo spettacolo si apre con ciò che all’apparenza sembra un semplice ed esilarante esercizio di stile, per poi trasformarsi in un’asfissiante e crescente stallo. La ripetizione della stessa scena cela l’incapacità di ribellarsi e di accettare LA FINE.
Il tutto è immerso in un’atmosfera retrò. Il retrò è ciò da cui veniamo. Retrò è il gusto della nostalgia. Nostalgia nei confronti di un passato in cui si aveva l’illusione di poter cambiare le cose.
Lo stile interpretativo richiama il teatro dell’assurdo, tragicomico, e gioca con la freddezza emotiva a cui i nostri personaggi sono arrivati e il loro distaccato attaccamento a un sistema che li ingabbia in una dinamica assurda ed esasperante. In questo sistema di pura forma i nostri personaggi non riescono a evolvere e allo stesso tempo non riescono ad accettare i loro limiti. Non accettano se stessi, né il loro fallimento. Per questo continuano a reiterare la propria fine, incapaci di tornare indietro o di andare avanti. Tutto questo fino al collasso, il momento in cui decidono di intraprendere un ATTO rivoluzionario. Ma riusciranno a immaginarsi diversi? Riusciranno a smettere di rappresentare l’idea che hanno di loro e accettare quello che sono (quello che sono diventati)? Riusciranno a concepire un altro finale? Riusciranno a effettuare una RIVOLUZIONE?
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Teatro Porta Portese
Costo biglietti: intero 10+2€ di tessera associativa; ridotto 8+2€ di tessera associativa
Martedì 6, Mercoledì 7 Febbraio 2018 ore 21.00
info e prenotazioni: 3271275905 produzioninuvolerapide@gmail.com