In una fredda sera di febbraio, in cui la bora non risparmia di mostrare la propria potenza, il Teatro Bobbio è gremito di spettatori attenti e curiosi di assistere ad uno spettacolo che si porta dietro il grande nome dell’autore e quello altrettanto altisonante delle interpreti. Il sipario si alza ed appare un “teatro di ombre”: imponente la figura del Santo Padre dinnanzi a due donnine minute e prostrate a lui, nella conversazione si dà vita al prologo e si intuisce la storia delle sorelle Materassi, donne dedite al lavoro ed al sacrificio. Buio, il telo bianco cala e le luci si riaccendono sul laboratorio di Teresa e Carolina intente a lavorare alacremente, la più piccola racconta alla maggiore del sogno che aveva fatto la notte precedente che riguardava un’udienza dal Papa. È passata da tempo l’ora di pranzo ma le due non si decidono ancora a desinare, aspettano l’adorato nipote Remo. Intanto Niobe (una brava, espressiva, dinamica Sandra Garuglieri) accudisce amorevolmente le padrone e mal sopporta la terza sorella Giselda che cerca inutilmente di svegliare le due “grulle” dall’infatuazione perversa e distruttiva di Remo. La regia firmata Geppy Gleijeses è esatta nei tempi, nel ritmo, nella scelta dei movimenti, è incentrata sui personaggi e ne esalta le caratteristiche, anche con un solo sospiro si entra nelle pieghe del testo e si ritrova la poetica sapiente di Palazzeschi. Lucia Poli interpreta magistralmente Teresa, il capofamiglia, la donna irreprensibile, dedita all’impegno ed alla rettitudine, la sua figura tutta si fa personaggio di inizio secolo scorso, il volto, lo sguardo, il modo di alzarsi o mettersi seduta è la personificazione della donna immaginata dallo scrittore. Milena Vukotic è la minuta Carolina, una donna apparentemente quieta ed arrendevole che invece nutre una passione mai sopita per “i misteri dell’amore” che non ha mai conosciuto; interprete squisita del delicato tormento della protagonista la Vukotic cadenza in maniera eccellente tutte le espressioni, tutti i toni di voce ed i passaggi d’umore del suo personaggio. Marilù Prati (Giselda) fa da contraltare alla stoltezza delle due sorelle maggiori, molto brava ad evidenziare l’aspetto della donna mal gradita in famiglia sia per la disillusione con la quale guarda Remo, sia per aver avuto, nonostante tutto, un marito. Perfetta nel ruolo di “grillo parlante” mai ascoltato, con la sua interpretazione arricchisce uno spettacolo immenso nella sua complessità psicologica e rappresentativa. Determinato, nella parte di Remo, Gabriele Anagni riesce molto bene a rendersi antipatico e ad entrare perfettamente nel ruolo di nipote approfittatore. Non da meno l’amico Palle, interpretato da Luca Mandarini, e la bella americana Roberta Lucca. Un testo, questo di Aldo Palazzeschi, ricordiamo, non scritto per il teatro ma adattato correttamente con bravura da Ugo Chiti che ha saputo mantenere integra la sostanza narrativa arricchendola della magia teatrale. Uno spettacolo magnifico che consola tutti gli amanti del teatro che ancora fanno distinzione tra attori di scuola e di talento e deboli soubrette televisive che tristemente calcano le tavole del palcoscenico. Ogni attimo è vero, ogni movimento è studiato e la scena nella quale le due sorelle ritornano dal matrimonio dell’amato Remo, vestite anch’esse da spose illibate, è sublime e commovente. Rimane quindi solo da essere riconoscenti alla magnificenza della cultura tutta dalla letteratura, al teatro, alla musica, alla scenografia augurandoci di saper scegliere sempre tra l’approssimazione e la grandezza.