Due uomini si aggirano con circospezione nella notte silenziosa del deserto della Palestina: uno è il centurione romano Cassio, interpretato da Massimo Wertmuller, l’altro è Stefano, interpretato da Michele La Ginestra, soldato romano. E non è un momento qualsiasi quello che i due uomini stanno vivendo, perché siamo nell’anno 33 d. c.
Si costruisce via via dialogo a due voci dai mille risvolti in Come Cristo comanda, il nuovo testo scritto da Michele La Ginestra, anima e direttore artistico del Teatro Sette di Roma che ospita lo spettacolo, quasi sempre sold out, fino al 4 marzo.
I due attori romani dividono, e con successo, per la prima volta la scena insieme diretti da Roberto Marafante confrontandosi animatamente in un testo che svela molteplici registri emotivi.
Si comincia con discorsi legati alla banalità della rassicurante quotidianità, fra cibo, tradizioni, sesso, rapporti con gli altri: regna su tutto la nostalgia di Roma da parte di due soldati votati alla guerra e apparentemente senza alcuni scrupoli.
Attimo dopo attimo il testo contribuisce a creare la personalità di due uomini, estremamente diversi l’uno dall’altro: da una parte il centurione Cassio, uomo di cuore e dubbioso, dall’altra, Stefano, pratico e un po’ naif , forse anche un po’ superficiale e sprovveduto.
Dietro di loro si susseguono invisibili ai loro occhi e silenziosi le figure legate all’iconografia religiosa tradizionale della crocifissione e non pochi indizi dei discorsi dei sue uomini confermano che entrambi hanno realmente partecipato alla crocifissione e alla resurrezione di Cristo, elementi fondanti del Cristianesimo.
Una commedia, quella scritta e interpretata da La Ginestra, in chiaro stile Gigi Magni, da Nell’Anno del Signore a Ponzio Pilato, che racconta con semplicità e verità l‘umanità nella sua quotidianità, ma colta anche nell’eccezionalità della storia.
Gli uomini sono sempre gli stessi con le loro debolezze e con le loro meschinità, ma stavolta qualcosa e diverso perché Come Cristo comanda indaga sull’effetto dirompente e rivoluzionario che un evento come la crocifissione ha avuto sui due uomini, entrambi testimoni di qualcosa di miracoloso. Stefano ha dissetato Cristo con acqua e aceto, Cassio, il centurione alla guida dei legionari sul Golgota, gli ha dato il colpo di grazia per mantenere intatta la sua dignità.
Il dubbio si insinua in loro prepotentemente in loro e toccati dal miracolo i due uomini sembrano diventare uomini completamente diversi, pronti a fare i conti con loro stessi.
La commedia all’improvviso cambia registro per virare su ritmi più serrati e più decisi, drammatici. Stefano e Cassio ricostruiscono in un silenzio assordante la storia di Cristo, dalla cattura al flagello alla morte fino al miracolo, inspiegabile della resurrezione.
Il linguaggio popolare fra parolacce e quotidianità del pittoresco dialetto romanesco diventa lo strumento adatto per passare dalle banalità alla drammaticità alla presa di coscienza dei due uomini, testimoni eccezionali della Storia, il cambio di pathos e di registro si colloca in un crescendo di sentimenti e di consapevolezza fra la catarsi e la conversione dei due uomini o semplicemente la scoperta della loro coscienza
Se entrambi cercano di razionalizzare quanto accaduto, tutto appare inutile: entrambi si trovano a dover fare i conti con la propria coscienza verso un finale coinvolgente ed emozionante che non può lasciate indifferente lo spettatore.
Perfettamente nel ruolo i due attori, che alla prima prova insieme mostrano efficace alchimia: da una parte la romanità sincera di Massimo Wertmuller che esalta la bontà e le problematiche interiori di un personaggio che si evolve rapidamente preso da ragionamenti estremi e colto nella magia della conversione. Dall’altra Michele La Ginestra che ha riservato per sé il bel ruolo di Stefano, uomo pratico e senza scrupoli che in parabola emozionante alla fine riesce a riscoprire sé stesso.
E se Come Cristo comanda è una frase che ricorre spesso nello spettacolo, diventa anche il motivo fondante dello spettacolo che riesce con efficacia a incuriosire, divertire, emozionare il pubblico trainato dalla bravura dei due interpreti e da un bel testo imprevedibile che riesce a farci scavare nel nostro animo raccontando della riscoperta della coscienza e di come si possa cambiare inaspettatamente. Quando meno lo si aspetta. In scena al Teatro Sette di Roma fino al 4 marzo: sulla scia del successo, previste anche due repliche straordinarie, venerdì 2 MARZO ORE 18.00 e domenica 4 MARZO alle 21.00 Biglietti da € 18,00, info e prenotazioni: tel. 06.442.36.382 – botteghino@teatro7.it