Se c’è un’opera che ha saputo solleticare come non poche la fantasia dei romantici, è proprio L’Olandese Volante (Die fliegende Holländer) di Richard Wagner, ammantata di mistero e di dramma, tratta da un’antica leggenda nordica che racconta di una maledizione e della redenzione grazie al potere salvifico dell’amore.
L’opera di Wagner approda per la prima volta all’Accademia di Santa Cecilia in occasione della Settimana Santa (in Sala Santa Cecilia, lunedì 26 marzo (ore 19.30 repliche mercoledì 28 ore 19.30 e venerdì 30 ore 20.30) naturalmente in forma di concerto e affidata alla bacchetta di Mikko Franck, il direttore finlandese, classe 1979, nominato lo scorso settembre e per la prima volta nella storia dell’istituzione, Direttore Ospite Principale dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Per Franck, si tratta del secondo appuntamento in stagione, ma dell’inizio di una lunga collaborazione con Santa Cecilia, siglata fino al 2020 e che lo vedrà impegnato per almeno tre produzioni a stagione alternandosi al Direttore Principale, Antonio Pappano.
Insomma di motivi per ascoltare L’Olandese, se ne sono: da una parte il ritorno di Mikko Franck, sempre più legato all’Orchestra romana, dall’altro la possibilità di scoprire in prima ceciliana una delle opere più rimaneggiate e tormentate di Wagner (eseguita per la prima volta nel 1843, cui sono seguite le versioni del 1860 e del 1880) che prende spunto anche da un vicenda autobiografica del Maestro che si trovò coinvolto in tremenda tempesta in mare nel 1839.
La storia dell’Olandese, tratta dalla leggenda, ma ispirata al libretto tratto dalle Memoires des Herrn von Schnabelewopski di Heine, racconta la tormentata vicenda di un misterioso personaggio condannato a vagare in eterno per i mari fino a trovare la redenzione grazie all’amore e al sacrificio di una donna: L’Olandese non è forse paragonabile alla grandezza del Tristan, ma presenta già alcuni tratti tipici della maturità stilistica di Wagner.
Pur mantenendo tuttavia una certa costruzione classica dell’opera con arie, duetti, cori e canti di marinai, L’Olandese segna una rottura con l’opera tradizionale e mantiene la quasi totale continuità musicale e tematica che resta quasi inalterata fra le diverse parti vocali e strumentali
Per L’Olandese volante, si tratta di un vero e proprio debutto a Santa Cecilia e che va ad accostarsi al cospicuo corpus del ciclo wagneriano costruito nel corso degli anni: e se tutte le opere wagneriane sono state affidate a bacchette di prestigio (fra le altre L’oro del Reno o il Sigfrido diretti da Sinopoli, il Parsifal di Gatti, il Tristano e Isotta di Christian Thielemann e Myung-Whun Chung), l’ultima opera di Wagner ascoltata a Roma è il Tannhäuser diretto Myung-Whun Chung nel 2001.
Accanto all’Orchestra e al Coro diretto da Ciro Visco, sul palco romano saliranno il baritono Iain Paterson nel ruolo dell’Olandese, il basso Matti Salminen nel ruolo di Daland, il marinaio norvegese, il soprano Amber Wagner nel ruolo di Senta, figlia di Daland pronta a sacrificarsi, il tenore Robert Dean Smith che interpreta Erik, Tuomas Katajala (marinaio di Daland) e Tiziana Pizzi (Mary, nutrice di Senta). Prezzi dei biglietti da 19 a 52 Euro, info su santacecilia.it.