Una commedia frizzante, ben recitata da interpreti in piena forma, che si conclude con un monito dispensato dal protagonista.
La comicità di Pierre Chesnot approda in Italia con questa pièce sugli intrighi di famiglia intorno all’eredità di un ricco scrittore.
Trasferita a Roma invece dell’originale Parigi, la vicenda inizia con la morte repentina del famoso scrittore Stefano Bosco assistito dalla fida Luisa e dal dottor Garrone, vicino di casa accorso in pantofole e vestaglia. La giovane moglie è in vacanza in montagna (si scoprirà, poi, insieme all’amante), la figlia da tempo non frequenta il padre che non ha in simpatia il di lei marito.
La situazione richiede che tutti i congiunti siano avvertiti e la governante deve provvedere all’incombenza. In brevissimo tempo la casa si riempie e si mette in moto un tourbillon di progetti e desideri che ciascuno aveva tenuto nel cassetto in attesa del momento fatidico.
La giunonica e burrosa mogliettina svolazza dalla telefonata all’amante per spiegare la precipitosa partenza e rassicurarlo sul radioso futuro, a quelle alle redazioni dei giornali che devono predisporre le pagine di cronaca con il “coccodrillo”. La figlia si lascia andare a qualche crisi isterica, convinta che tale reazione sia consona alla circostanza. Il genero Lucio Sesto, ritenendo di poter disporre del patrimonio della moglie, ha urgenza di risolvere una truffa di due milioni di euro con un prestito della banca garantito dall’eredità di Vanessa. Il dottor Garrone confessa di coltivare da tempo l’idea di acquistare l’appartamento per ampliare il suo studio, il banchiere Marmotta che concede il prestito confida in una percentuale, il signor Corona vuole lucrare su un pomposo funerale.
In questo turbinio solo la fedele Luisa provvede a vestire e piangere il defunto. Ma, improvvisamente, anche il morto vuole esprimere un ultimo desiderio …
I parenti dovranno fare quadrato per difendere tutti i sospirati benefici.
Ipocrisia, opportunismo, cinismo, avidità sono i sentimenti che albergano in questo nucleo familiare, rappresentativo di un’ampia fetta di umanità, come sottolinea Gianfranco Jannuzzo nel sermone finale, in cui si rivolge direttamente al pubblico per stigmatizzare la grettezza dell’animo umano che rinnega i valori positivi.
Si ride facendo satira borghese con una coppia di attori esuberanti che hanno creato un sodalizio comico. Gianfranco Jannuzzo recita con i dialoghi, la mimica e la postura dell’incauto briccone, fulcro intorno al quale ruota la giostra di raggiri. Debora Caprioglio esibisce una fisicità prorompente che ben si addice a una giovane donna che delizia per interesse gli ultimi giorni di un facoltoso e attempato marito.
Antonella Piccolo è la devota Luisa, Antonio Rampino è il dottore, Paola Lavini interpreta la figlia, Roberto D’Alessandro è il banchiere e Antonio Fulfaro il signor Corona.
La regia di Patrick Rossi Gastaldi, che ha curato anche la traduzione e l’adattamento, dà ritmo sostenuto ai movimenti scenici con calibrata sintonia. Le scene dello stereotipato salotto borghese sono di Andrea Bianchi.