Giancarlo Sepe reinterpreta e dirige il classico Amleto con un taglio particolare: la sua è una trasposizione diatopica e diacronica della tragedia shakespeariana per eccellenza. Più semplicemente, il suo Amletò (gravi incomprensioni all’Hotel du Nord) guadagna l’accento sull’ultima sillabba e la gestualità del mimo che cede presto a un più generico e generale espressionismo scenico.
Luci e ombre (disegnate da Guido Pizzuti) delineano il lungo prologo privo di parole che giustifica l’improbabile adozione parigina del principe danese Amletò (Guido Targetti), illuminando o lasciando in ombra un palcoscenico addossato alla platea come un teatrino, finemente disegnato da Carlo de Marino (anche costumista). Un C’è del marcio in Europa, evidentemente, se un Amleto molto più giovane di quanto Shakespeare non avesse lasciato intendere si sposta dalla patria Danimarca per approdare nella Francia occupata dai nazisti, seguendo il padre (Manuel d’Amario) e la madre (Emanuela Panatta), la tragedia di Sepe inserita all’interno della tragedia storica del secondo conflitto mondiale.
Se la drammaturgia, che a tratti può apparire pasticciata e confusa, si avvale di una vicenda molto nota come quella dell’Amleto originale ed effettivo, la doppia trasposizione riesce a giustificare l’assurdità dell’ambientazione, totalmente asservita all’intrattenimento dello spettacolo: trait d’union è il sogno, quel sogno che segue il sonno che segue la morte di un Amleto che qui non muore, guadagnando, insieme all’accento e alla cittadinanza francese, anche un lieto fine che ha quello stesso sapore di assurdo.
Eppure, l’Amleto che sopravvive a Ofelia (Federica Stefanelli, ribattezzata Ophélie) rimane una figura pienamente tragica, attanagliato da una realtà e una finzione storiche, come la fuga dalla persecuzione nazista e la tragedia dell’omicidio di suo padre il Re da parte dello zio Claudio (Pietro Pace), costretto a “leggersi” nella celebre storia, molto più nota e definita del tormentato personaggio.
———
Amletò (gravi incomprensioni all’Hotel du Nord)
di Giancarlo Sepe
con Guido Targetti, Federica Stefanelli, Emanuela Panatta, Pietro Pace, Manuel d’Amario, Cesare d’Arco, Federico Citracca, Sonia Bertin
scene e costumi di Carlo de Marino
musiche di Davide Mastrogiovanni e Harmonia Team
disegno luci Guido Pizzuti
produzione Teatro la Comunità