Tornare bambini anche solo per una sera, ripercorrere la spensieratezza, la purezza e catapultarsi nel mondo di folletti, gnomi, puffi, principesse ed eroi che animavano le giornate della nostra infanzia è una sensazione magica. Cristina D’Avena lo sa bene e proprio sulle indimenticabili sigle dei cartoni animati ha fondato tutta la sua carriera e la sua fama, confermata ancora una volta dal suo ultimo album “Duets-Tutti cantano Cristina” che ha avuto un grandissimo successo.
Proprio sulla scia di tale successo la cantante bolognese ha intrapreso il suo ultimo tour. Non potendo portare con sé tutte le star che hanno partecipato all’ultimo album, la cantante ha deciso di intraprendere questo viaggio con i Gem Boy, gruppo musicale rock demenziale italiano, famosi soprattutto per la creazione di cover parodistiche che spesso hanno visto le canzoni di Cristina D’Avena protagoniste. Gli ingredienti ci sono tutti e il concerto andato in scena all’Estragon di Bologna ha fatto breccia nei cuori di giovani e meno giovani presenti che hanno partecipato attivamente allo show con il desiderio di tornare, almeno per una sera, almeno per due ore, di nuovo i bambini che sono stati e far riaffiorare alla mente memorie di mondi incantati, di eroine ed eroi della pallavolo, del calcio o quella storia d’amore che faceva sospirare i nostri ingenui cuori di fanciulli che tutte le sere si sintonizzavano per una nuova puntata del cartone animato, accompagnato ovviamente, dall’inconfondibile voce di Cristina D’Avena che cantava tutte le sigle.
Il contributo dei Gem Boy e del frontman Carletto (Carlo Sagradini) è fondamentale per sdrammatizzare la serata e i testi delle canzoni, non propriamente carichi di profondi significati. La band ha reso la serata più accattivante e, fra una sigla e l’altra, con dei simpatici siparietti, ha mitigato l’eccessiva leziosità che da sempre contraddistingue Cristina D’Avena.
I Gem Boy, nati come band punk demenziale che canzonava soprattutto le sigle dei cartoni animati inserendo facili giochi di parole sul sesso, sono diventati, nel tempo, un ottimo ensemble di professionisti che solidamente passano da un genere a un altro senza perdere credibilità. Se il concerto fosse finito dopo la prima mezz’ora fra l’introduzione di Moog (sistemi di sintetizzatori basati su tastiera), i cambi di tempo e il tema fiabesco si sarebbe potuto definire un concerto progressive ottimamente eseguito, ma ovviamente Cristina era la regina di casa e con il messaggio d’amore lanciato alla fine, lo spettatore esce dal concerto con la sensazione di essere stato lì solo per sentirsi di nuovo un bambino circondato da tante belle figure fiabesche.
Far tornare il pubblico fanciullo per una sera è la missione che adempie la D’Avena con grande professionalità, senza prendersi troppo sul serio, ma con la genuina gioia di chi lo fa da 35 anni e con la sincerità nel cuore.