La quarta edizione del Festival della Psicologia si svolge a Torino da venerdì 6 a domenica 8 aprile. La manifestazione, organizzata e promossa dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte con il patrocinio e la partnership di Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte e Università degli Studi di Torino e con il patrocinio della Città di Torino, da quest’anno ha la direzione scientifica dello psicoanalista Massimo Recalcati (www.psicologiafestival.it).
Un festival multidisciplinare, a vocazione internazionale, che per tre giornate chiama alla Cavallerizza Reale di Torino psicologi, psicoanalisti, scrittori e filosofi italiani e stranieri a confrontarsi sul tema: Io non ho paura.
In programma conferenze, dialoghi e spettacoli, tutti gratuiti, che hanno l’obiettivo di coinvolgere un pubblico eterogeneo per età, formazione e interessi, offrendo strumenti di approfondimento su temi di attualità per consentire a tutti di ampliare il proprio sguardo sul mondo di oggi.
«Il nostro tempo vive una condizione di angoscia di fronte al carattere anarchico e imprevedibile della violenza terrorista» spiega Massimo Recalcati «Quali sono le sue origini? Quali le ideologie e i fantasmi che nutrono lo spirito del terrorismo? Come si può vivere senza rinunciare alla vita in questo clima di insicurezza? Esistono modi per pensare individualmente e collettivamente una prevenzione possibile della violenza? A queste e ad altre domande che toccano nel vivo anche la pratica quotidiana dello psicologo queste giornate cercheranno di offrire delle risposte ragionate, invitando a prendere la parola, oltre ai colleghi psicoanalisti e psicoterapeuti, intellettuali, filosofi e scrittori».
«Continua, con questa quarta edizione, il percorso di discesa nell’animo umano del Festival della Psicologia di Torino» aggiunge Alessandro Lombardo, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte e direttore organizzativo della manifestazione «Un festival che ha l’ambizione di portare la psicologia, e gli psicologi, sempre più vicino alla vita delle persone. Dopo aver parlato, nelle edizioni precedenti, di felicità, di fiducia, di storie, quest’anno ci immergiamo in una tra le più oscure emozioni dell’animo umano: la paura. Come sempre, il nostro obiettivo è trovare una strada che ci permetta di affrontare le paure che il vivere può metterci di fronte».
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IL PROGRAMMA
Venerdì 6 aprile
Apre il festival il dialogo tra il fondatore della comunità monastica di Bose Enzo Bianchi – nominato Consultore del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani da Papa Francesco – e il palestinese Izzeddin Elzir, Imam di Firenze e oggi al secondo mandato come Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, su Religioni e violenza. Modera l’incontro lo psicologo Mauro Grimoldi.
Il saggista Lucio Caracciolo, uno dei massimi esperti italiani di geopolitica, dedica una lectio magistralis al tema Chi sono e cosa vogliono i terroristi. L’obiettivo dei terroristi è di generare paura e quindi risposte irrazionali nel nemico, indebolendolo, snaturandolo e possibilmente battendolo. Nell’epoca attuale, l’efficacia del terrorismo è accentuata dall’eco mediatica che normalmente riceve. Cuore della lezione è il terrorismo di matrice jihadista e le reazioni che esso ha provocato, con una particolare attenzione al caso italiano.
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Sabato 7 aprile
Lo psichiatra e psicoanalista Maurizio Balsamo, direttore di ricerca in Psicopatologia psicoanalitica all’Università di Parigi Sorbonne Cité, si confronta con lo scrittore Marco Belpoliti cercando di indagare la mente del terrorista. Le radici politiche, economiche e storiche del terrorismo non bastano a spiegarne la crudeltà e distruttività, quindi non c’è forse altra soluzione, per tentare di comprendere, che far ricorso alla psicoanalisi. Secondo Balsamo, lo slegamento di tutti i processi culturali e di umanità determina la dimensione mortifera di alcune comunità che tendono al proprio annientamento – nel gesto del suicidio o nel progetto megalomane di dominare il mondo – e rimettono in circolo arcaismi simbolici, linguistici, rituali del passato che mostrano un carattere altamente anacronistico. Marco Belpoliti indaga le motivazioni per le quali il martirio è diventato un’attrattiva possibile per giovani uomini e donne: è la giovinezza, infatti, uno degli elementi che accomunano gli attentatori, sempre più spesso adolescenti, manipolati da predicatori più anziani e indotti con la promessa di una vita ultraterrena migliore, a sacrificare le loro giovani vite per la causa della jihad islamica. Di questo gesto estremo, che sfugge al pensiero razionale, si indagano le motivazioni annidate nel credo religioso o ideologico di quella popolazione musulmana che, nelle periferie urbane di Londra, Parigi, Bruxelles, Nizza, vive un senso di inferiorità.
La filosofa e scrittrice Federica Manzon conversa con lo psicoanalista Francesco Stoppa su Eredità della violenza e del terrore. La prima si concentra sullo spazio della letteratura, oggi, di fronte alle nuove forme di violenza e terrorismo: come si articola il rapporto della finzione con una violenza già da subito spettacolarizzata e narrativizzata? Gli scrittori hanno la possibilità di raccontare il male, non tanto nel suo legame con la morte o il nulla, ma piuttosto nel legame che mantiene con la vita, con il desiderio, con l’affermazione di sé. Francesco Stoppa spiega invece come la psicoanalisi leghi la questione della violenza nelle sue varie declinazioni – individuali, di coppia, sociali – alla complessa e ambigua vicenda della costituzione e autoconservazione dell’io, cosa che, paradossalmente, finisce per mettere l’io stesso e il mondo alla mercé della pulsione di morte e di negazione della vita.
Il concetto di confine è indagato dai filosofi Rocco Ronchi, fondatore della Scuola di Filosofia Praxis di Forlì e del Centro Studi di Filosofia e Psicoanalisi Après-coup dell’Università de L’Aquila, e Simona Forti, docente della New School for Social Research di New York. L’identità è un costrutto della memoria che presuppone, per essere tematizzata, una distanza. Per avere un’identità bisogna infatti averla perduta in qualche modo. Per tracciare un confine, invece, occorre averlo valicato. Non c’è dunque identità né confine senza un preliminare esodo, che esprime la condizione umana stessa.
La relazione fra Trauma e perdono è il focus sul quale si concentrano la psicologa clinica e psicoterapeuta Clara Mucci, lo psicoanalista argentino Aldo Becce e Mauro Grimoldi, psicologo e coordinatore scientifico della Casa dei Diritti di Milano, indagando i tre principali livelli traumatici – il trauma relazionale infantile; il trauma di abuso, deprivazione e maltrattamento, con particolare attenzione alla dinamica tra vittima e persecutore, e il trauma sociale massivo, come la Shoah – e le dinamiche intergenerazionali della trasmissione traumatica, per offrire alcune indicazioni sulla realtà contemporanea. Il trauma ferma il tempo e agisce sulla psiche come evento da evitare, ripetere, negare, ostentare oppure elaborare, perdonare, dimenticare. È possibile dimenticare la ferita che esso provoca e andare oltre, rinunciando al dolore che si trasforma in senso di vita, motore di rivendicazione, fonte inesauribile di odio?
Chiude il pomeriggio la lectio magistralis di Massimo Recalcati sul tema Violenza e terrore: il gesto di Caino sorge da un fenomeno di fascinazione, perché Abele è il suo ideale irraggiungibile e l’odio è quindi fomentato da un eccesso di idealizzazione. Esiste però un’altra radice della violenza: lo straniero è odiato perché differente, difforme, per nulla ideale. L’odio può quindi essere anche la manifestazione esterna dell’angoscia che troviamo di fronte all’ingovernabile di cui lo straniero è l’emblema.
Ultimo appuntamento della giornata è lo spettacolo Edipo Re, a cura della compagnia Archivio Zeta. La tragedia di Sofocle è introdotta dall’esperto del mondo antico Federico Condello, il quale spiega perché quello di Edipo è il dramma per eccellenza.
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Domenica 8 aprile
I filosofi Bruno Moroncini e Simone Regazzoni parlano di Accoglienza: condizionata o incondizionata? Se bisogna evitare gli effetti negativi di un’ospitalità illimitata e calcolarne i rischi, non si deve però mai chiudere la porta all’avvenire e all’altro: ecco la doppia legge dell’ospitalità. Infatti, pensando a quanto oggi accade in Italia e in Europa attorno al fenomeno delle nuove migrazioni di massa, occorre comprendere che l’istanza etica dell’ospitalità incondizionata deve essere tradotta in politiche in grado di gestire, concretamente, un fenomeno regolato da leggi e frontiere.
Il terrore spiegato ai bambini è il titolo della conferenza dello psicologo e psicoanalista, membro dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi, Uberto Zuccardi, con la responsabile di VIOLE-LAB (Laboratorio Pedagogico sulla Violenza) Elisabetta Biffi. Due sono i piani del rapporto tra bambini e terrore, uno psichico e uno che tocca l’attualità dello spettacolo del terrore. L’inizio della vita imprime nello psichismo la traccia del “terrore” e i bambini sono, in questo senso, “esperti” della paura: il male, il sentimento della morte, sono componenti fondamentali del reale psichico e, pertanto, sono anche un’irresistibile fonte di attrazione. Per quanto riguarda l’esposizione contemporanea dei bambini allo spettacolo del terrore, amplificata dai media, come possono gli adulti spiegare ai bambini la negatività del male, la sua insensatezza, affinché non diventi per loro, tragicamente, qualcosa di normale e banale? Il terrore è qualcosa che fa tremare, aggiunge Elisabetta Biffi, impedisce l’azione, toglie il respiro. La prima istintiva forma di protezione è comprensibilmente la fuga e l’evitamento, da mettersi in atto soprattutto verso i più piccoli: allontanarli dall’esperienza del terrore, minimizzarne i segnali, tacere. Trovare, invece, forme di mediazione fra il dovere di spiegare e il bisogno di comprendere il terrore è la vera sfida educativa.
Come si può Prevenire la violenza? È quanto si chiedono Federico Condello, il giornalista Gad Lerner e la pedagogista Jole Orsenigo, docente di ermeneutica della formazione. Lerner osserva come oggi l’umana ricerca di emozioni tenda a riversarsi nelle più diverse forme di intrattenimento fornite dalla realtà virtuale, che si contraddistingue anche per l’esercizio di una violenza verbale – per ora – sostitutiva della violenza fisica. Dove però regna la povertà la pratica quotidiana della violenza subisce un’accelerazione e l’esperienza storica sembra indicare come ineluttabile, prima o poi, il passaggio dalla violenza verbale alla violenza fisica. Prima di porre la questione di come prevenire la violenza, occorrerebbe riconoscere la “violenza” necessaria e utile a educare: è quanto aggiunge Jole Orsenigo. Non esiste gesto educativo senza esercizio di potere (e d’amore) il che non legittima affatto tutte le forme che il “sadomasochismo pedagogico” ha assunto e può assumere.
Chiude il festival la lectio magistralis della psicoanalista franco-marocchina Houria Abdelouahed, dell’Università Diderot di Parigi, Donne Islam e violenza. L’Islam ha instaurato un mondo gerarchizzato, che riceve le sue leggi dall’alto. Il religioso ha istituito una supremazia del maschile che ha fondato il politico sacro. I testi degli agiografi sono così diventati il Testo del pensiero politico e costituiscono l’humus concettuale che ha impedito l’autonomia e l’emancipazione della donna. Il destino collettivo delle donne è talmente imbevuto di violenza sacralizzata da compromettere il senso delle esperienze individuali di ognuna.
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Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito con prenotazione
Date: 6-8 aprile 2018
Luoghi: Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino – Cavallerizza Reale (via Verdi, 9) |
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani (Corso Galileo Ferraris, 266)
Informazioni e prenotazioni per gli incontri: www.psicologiafestival.it
Informazioni e prenotazioni per lo spettacolo: www.casateatroragazzi.it
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