Delle sue donne, lo scrittore e poeta viennese Richard Engländer diceva che “sono tutte creature che si sottraggono alla pesantezza terrestre, quale che sia la loro posizione nella vita reale del giorno e dell’ora”. Ecco, questa levità, quest’astrazione, l’eterea morbidezza di immagini ormai iconiche come Giuditta o Adele Bloch-Bauer, sembrano proprio essere la cifra stilistica della mostra multimediale immersiva “Klimt Experience”, dedicata al grande artista austriaco nel centenario della sua scomparsa. L’esposizione è ora visibile a Roma – dopo i successi di Firenze, Milano e Caserta, con oltre 270 mila visitatori complessivi – presso la Sala delle Donne del Complesso monumentale di San Giovanni Addolorata (un gioiello architettonico del 1655, di recente restaurato, in piazza di San Giovanni in Laterano 74), dove resterà fino al 10 giugno prossimo (tutte le informazioni in www.klimtexperience.com).
La leggerezza, si diceva, e di questo occorre parlare perché l’esposizione non presenta dipinti reali, ma un’esperienza multimediale e multisensoriale (ancorché giocosa e gioiosa) dell’universo artistico di Klimt. La scelta della Crossmedia Group, società di produzione della mostra, è stata quella di “realizzare e comunicare – spiega il presidente della società Federico Dalgas – un format espositivo d’intrattenimento culturale godibile da tutti, ma che, grazie alla spettacolarità e contemporaneità del linguaggio narrativo adottato, è soprattutto in grado di coinvolgere la generazione dei ragazzi cresciuti con i new media”. Ed è innegabile che a trascinarne il successo è soprattutto il pubblico più giovane, con una fortissima presenza anche di bambini, che attraverso questi nuovi linguaggi si avvicinano così a uno dei più importanti artisti dell’era moderna.
L’esposizione romana si articola in quattro sale. La prima ha perlopiù una funzione “didattica”: una grande sala buia, con oltre 20 display che rimandano immagini dei quadri e informazioni sulla vita e le opere, cui si aggiungono proiezioni di frasi e aforismi dell’artista sui muri, sul pavimento, sul soffitto. Un modo innovativo di conoscere l’ampia produzione di Klimt: la sua attenzione per la figura femminile, il sorprendente utilizzo dei colori e delle decorazioni, la fascinazione per il mondo inconscio e gli elementi simbolici, l’influenza artistica dei mosaici bizantini o dell’arte giapponese sui suoi lavori.
La mostra prosegue nella seconda sala, enorme e rettangolare e con una comoda seduta centrale, dove si esperisce totalmente l’intento “immersivo” dell’esposizione. Lo spettatore è circondato da ogni lato da megaschermi ad altissima definizione che rilasciano un flusso continuo di immagini (sono oltre 700 complessivamente) relative all’artista. Ricostruzioni in 3D della Vienna di fine Ottocento, fotografie d’epoca, dettagli dei quadri ingigantiti: una video-installazione (del regista Stefano Fomasi) di straordinaria fattura tecnologica (realizzata con 30 proiettori laser del sistema Matrix X-Dimension) e dal pregevole contenuto artistico e visuale.
La proiezione è accompagnata da una colonna sonora che spazia dai valzer di Strauss al molto allegro della sinfonia n. 40 di Mozart, dalla Cavalcata delle Valchirie di Wagner a un estratto della sinfonia n. 2 di Mahler, dalla Nona sinfonia di Beethoven alla Fortuna Imperatrix Mundi di Orff, al valzer della Vedova Allegra di Lehàr. Gli abbinamenti tra musica e immagini sono sempre felici, riuscendo a creare in tanti momenti un’onda emotiva sinceramente coinvolgente. Particolarmente intenso (ma qui la predilezione diventa personale) è quello tra l’ouverture n. 3 in D major “Air” di Bach con le immagini di girasoli, campi di papaveri, boschi di betulle, faggete, giardini fioriti, che permette di conoscere la produzione del Klimt paesaggista, meno nota al grande pubblico ma di straordinaria potenza espressiva.
Si passa poi alla “galleria degli specchi”, particolarmente apprezzata dai bambini. Una stanza interamente foderata di specchi, con un enorme schermo in fondo che manda immagini a ciclo continuo, che si rifrangono e moltiplicano all’infinito. Una sorta di scatola magica, un caleidoscopio gigantesco, dove è davvero piacevole perdersi e giocare.
Infine, ed è la vera sorpresa di “Klimt Experience”, c’è la sala “Oculus”. Una decina di sedie girevoli e altrettanti visori (Oculus Samsung Gear VR), da calzarsi sul viso, per entrare virtualmente in quattro celebri opere dell’artista. Davanti ai nostri occhi c’è una stanza con i quadri appesi alle pareti: di volta in volta si illuminano ed è possibile muovercisi dentro (ruotando appunto sulla sedia), viverli dall’interno, farne parte, scoprire il vasto mondo fantastico che racchiudono. I filmati sono davvero meravigliosi, l’esperienza tridimensionale è sorprendente per la bellezza e per le possibilità offerte: si può volare sopra il fuoco, camminare su prati fioriti, inseguire spirali e ammirare ogni dettaglio cromatico e figurativo dei dipinti.