Abbiamo incontrato Luigi Morra, autore e regista di “TVATT”, lo spettacolo con cui è in procinto di intraprendere una tournée internazionale che lo porterà ad Anversa, Bruxelles ed Amsterdam. “TVATT” vede in scena lo stesso Morra assieme a Pasquale Passaretti e Eduardo Ricciardelli, componenti storici della compagnia “Etérnit”, fondata nel 2008. Si tratta di uno spettacolo di ricerca dal taglio agile e modernissimo, capace di coinvolgere il pubblico più trasversale e persino quello poco abituato a frequentare il teatro. Fortemente connotato sul piano linguistico dalla marca territoriale meridionale eppure al contempo ispirato da un testo del drammaturgo britannico Steven Berkoff, “TVATT” inquadra il fenomeno attualissimo della violenza verbale e fisica, innestando la crudezza della vita di strada all’interno della dimensione spesso intellettualistica del teatro.
TVATT è il titolo del vostro spettacolo. Si tratta di un acronimo, ma allo stesso tempo è un’espressione dialettale. Vero?
TVATT è acronimo di Teorie Violente Aprioristiche Temporali e Territoriali. In realtà TVATT in Campania significa “ti picchio”, un’espressione dialettale legata a una minaccia, un avvertimento.
Si tratta di uno spettacolo che si è sviluppato in più parti, per l’esattezza in tre “round”, come preferite chiamarli. Puoi spiegarci meglio questa struttura dello spettacolo? Quale è stata la genesi di TVATT, le tappe che hanno portato alla sua creazione?
TVATT è nato con una breve performance presentata al festival Lunarte, nel 2014. In scena ero solo. Dopo questo primo esperimento, ho avuto l’esigenza di approfondire il progetto e quindi ho coinvolto Pasquale Passaretti, Eduardo Ricciardelli, i Camera, Domenico Catano. Abbiamo proceduto a tappe, portando in scena in occasioni diverse gli step del processo creativo, e abbiamo definito questi step “round”.
Cosa resta del testo di Berkoff in TVATT?
L’ispirazione a Berkoff non è tanto legata al testo. Per me è una sorta di vicinanza rispetto agli intenti. Berkoff con “East”e “West” sembra voler esorcizzare una serie di esperienze e ricordi carichi di energia, attingendo dai contesti delle periferie di Londra. TVATT scava in un diverso territorio, per approfondire una questione simile e trasformarla in teatro.
TVATT è uno spettacolo di qualche stagione fa che però continua a vivere, a dialogare con il suo pubblico. Durante le diverse stagioni e le diverse repliche quanto è cambiato, se è cambiato, lo spettacolo?
Come dicevamo, TVATT si muove dal 2014. Dal 2015 in forma di spettacolo vero e proprio. Inevitabilmente il lavoro trova sviluppi ad ogni occasione di ripresa. La struttura della messa in scena, a volte, si trasforma rispetto ai contesti e agli spazi. Di recente, a Napoli, abbiamo condotto un laboratorio con i ragazzi che frequentano i percorsi formativi del Teatro Nest, e il risultato di questo lavoro è entrato di fatto nello spettacolo. Adesso stiamo lavorando a una versione del lavoro con le musiche eseguite dal vivo.
Quando uno spettacolo resta o torna in scena, vuol dire che possiede o mantiene la sua attualità. Per TVATT, qual è l’elemento di attualità che si conserva rispetto alla sensibilità del pubblico?
C’è un momento dello spettacolo, un momento di racconto che noi chiamiamo “Favoletta vera senza morale”, in cui si gioca sarcasticamente sul passaggio generazionale, sulla necessità che spesso abbiamo di dimostrare a tutti i costi che le cose cambiano, e soprattutto che cambiano in peggio. TVATT affronta una tematica forse sempre attuale, perché infondo sempre presente. Cambiano i linguaggi, le forme, le sfumature, i codici estetici… poi gli schiaffi e il rumore degli schiaffi rimangono uguali.
Tu, oltre ad essere in scena assieme a Passaretti e Ricciardelli, firmi drammaturgia e regia di TVATT. Uno spettacolo come TVATT in quale misura è stato scritto “in scena”, ovvero durante il lavoro di gruppo, il lavoro di prove, ma anche di improvvisazione e di ricerca?
TVATT è stato scritto prevalentemente durante il lavoro di prove e di ricerca. I testi sono frutto di una collaborazione forte con Pasquale e con Eduardo, i loro momenti sono carichi di punti di vista sui temi trattati, nonché di spunti drammaturgici personali.
Ci parli brevemente di Etérnit, la vostra compagnia, giunta al suo decimo anno di vita?
Etérnit è una sorta di contenitore di progetti teatrali e musicali. In questi anni, oltre a produrre e coprodurre spettacoli, performance e dischi, abbiamo messo energie anche in diverse iniziative tra rassegne, laboratori e altri percorsi. Ci siamo confrontati con territori e realtà differenti, provando a mettere sempre al centro la necessità di raccontare qualcosa.
Per voi la musica sembra un elemento organico al linguaggio teatrale, vista la collaborazione strettissima con il gruppo musicale CAMERA. Cosa puoi dirci su questo punto?
Camera è un progetto prodotto da Etérnit, di cui io stesso faccio parte insieme ai musicisti Agostino Pagliaro, Marco Pagliaro, Antonio Arcieri. A volte mi piace pensare che è una band che di fatto fa teatro, ma lo fa attraverso la musica. In TVATT la musica è un elemento che vive e dialoga con gli attori, è suono che diventa racconto, immagine.
Il linguaggio di TVATT attinge molto alla lingua di strada ed al dialetto. Da dove nasce questa scelta? E un bisogno di genuinità? Di immediatezza con il pubblico? Oppure infine un desiderio di allontanare il teatro dalla “perfezione” letteraria ed avvicinarlo alla materialità della vita?
Il dialetto stretto, a tratti volutamente incomprensibile, stringe il cerchio attorno al concetto di territorialità: marca un codice che sembra voler dire “o capisci, o capisci”. È un bisogno di verità più che di genuinità.
Siete in procinto di partire per una tournée internazionale di TVATT. Quali tappe toccherete e soprattutto come pensate che possa reagire il pubblico straniero davanti ad un lavoro così fortemente “territoriale” come TVATT?
Si. Un piccolo tour tra Belgio e Olanda dal 12 al 15 marzo, promosso da Società Dante Alighieri Anversa, con cui abbiamo già collaborato in passato. Faremo tappa ad Anversa al Theater Het Klokhuis e poi agli Istituti Italiani di Cultura di Bruxelles e di Amsterdam. Partire da un contesto circoscritto per affrontare una questione globale è una delle cose che più ci entusiasma di questo lavoro. Il territorio, esaspera i suoi connotati fino a superarli e farsi “territorio tipo”, davanti al quale si rischia di diventare tutti un po’ stranieri, tutti un po’ indigeni.
——-
BIO:
LUIGI MORRA, 36 anni, attore, regista e autore teatrale. Nel 2008 fonda, con Pasquale Passaretti e altri artisti, Etérnit, con cui produce gran parte dei suoi lavori oltre a realizzare progetti e iniziative, prevalentemente tra Campania e Lazio. Con i musicisti Agostino Pagliaro, Marco Pagliaro, Antonio Arcieri è membro del gruppo musicale Camera, con all’attivo due lavori discografici. Tra i suoi recenti spettacoli ricordiamo Binario 2: sotto la panca la capra crepa, premio Special Off al Roma Fringe Festival, la performance itinerante FUOCO, allestita a Fondi nell’ambito di Verso Libero Festival, e TVATT, attualmente in circuitazione in Italia e all’estero. Conduce laboratori teatrali e percorsi formativi in diversi contesti.