liberamente tratto dal film di Elio Petri
(sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro)
di Paolo Di Paolo
regia Claudio Longhi
con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini (musiche)
scene Guia Buzzi
costumi Gianluca Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini
video Riccardo Frati
musiche e arrangiamenti Filippo Zattini
regista assistente Giacomo Pedini
assistente alla regia volontario Daniel Vincenzo Papa De Dios
produzione ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione
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«Lavoratori, buongiorno. La direzione aziendale vi augura buon lavoro. Nel vostro interesse, trattate la macchina che vi è stata affidata con amore. Badate alla sua manutenzione. Le misure di sicurezza suggerite dall’azienda garantiscono la vostra incolumità. La vostra salute dipende dal vostro rapporto con la macchina. Rispettate le sue esigenze, e non dimenticate che macchina più attenzione uguale produzione. Buon lavoro.»
Era il 1971 quando usciva il film di Elio Petri, eppure la storia che racconta è ancora oggi tanto attuale da trascinare appassionatamente nelle atmosfere di un cinema politico e popolare, che vuol divertire e lasciar meditare, ma soprattutto proporre delle soluzioni a questioni sociali di stringente importanza, con il chiaro intento di incentivare la solidarietà tra operai.
«Una rappresentazione eloquente del destino attuale del nostro paese» per il protagonista e l’occasione, per il regista di questo intimo e complesso riadattamento, di tramutare il palco in un megafono per tradurre in azione scenica diretta ed efficace il valore incontestabile di una testimonianza vivissima, necessaria a risvegliare le coscienze di un paese ancora fortemente inconsapevole della sua condizione funestata dal precariato; oggi come ieri il sole nasce e tramonta sopra le schiene di una fitta schiera di lavoratori che aspirano ad un tenore di vita consumista e appartengono ancora, in un paese capitalista continuamente sospinto al fascismo, ad una classe proletaria sfruttata, di nuovo più lontana dai suoi diritti e sempre più vicina ad un passato che forse crediamo di aver dimenticato.
Ricostruzione scenica di un dibattito aperto, frutto della disamina attenta e del riassemblaggio dei materiali di sceneggiatura di Petri e Pirro, raffrontati con l’aspra critica di allora e la riflessione presente, ancora non esente da un coinvolgimento emotivo e, per questo, mai perfettamente lucida, quanto amara.
Ines Arsì