di Agatha Christie
adattamento dal romanzo di Edoardo Erba
Compagnia Gli Ipocriti
con Maria Amelia Monti
e con Roberto Citran, Sabrina Scuccimarra, Sebastiano Bottari, Marco Celli, Giulia De Luca, Stefano Guerrieri, Laura Serena
scena Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Cesare Accetta
musiche Francesco Forni
regia Pierpaolo Sepe
——
All’apertura del sipario, nel buio un faro dal centro del palco spara la sua luce direttamente sul pubblico.
Un’ombra avanza camminando nel corridoio delineato dalla striscia accecante. È un momento di attesa piacevole pregna di congetture ed ipotesi. Riconosciamo la protagonista dalla silhouette che evoca un’altra icona con la borsa capiente e portentosa e dal carattere stravagante. Una Mary Poppins che ha lasciato il suo famoso ombrellino e non vola ma preferisce viaggiare in treno.
L’inizio predispone bene.
Nella penombra un affrettato andirivieni di persone che attraversano la scena incrociandosi senza peraltro mai urtarsi, delinea la caotica e confusionaria situazione che la trama presenta.
Con un cambiamento di luci sempre sfumate, scende dall’altro una striscia orizzontale di velatino, una lunga sequenza di rettangoli uniti a formare una retina di separazione alta circa un metro, all’altezza dei volti, come una rapida successione di finestrini di un treno, dietro alla quale si posizionano le figure come in un fermo immagine, per qualche attimo, per poi riprendere il convulso movimento di scena. Si ha l’impressione di una proiezione cinematografica in bianco e nero.
Sul davanti si svolge il prologo, l’antefatto raccontato da una donna alla sua vecchia amica ricordando una vacanza a Firenze insieme alla sua gemella per cui ora chiede le aiuto, preoccupata per la situazione familiare che potrebbe condizionarne la salute fisica e psichica.
Erano tre amiche, un trio piuttosto vivace che amava le avventure anche se a vederla ora è difficile immaginare la vecchia Miss Marple tuffarsi nell’Arno e chissà quante birichinate ancora potrebbe aver combinato da giovane. La battuta arguta le è rimasta ed anche la capacità analitica di osservare tutto e tutti, ascoltare i pettegolezzi, accogliere le confidenze e ricordare anche il più piccolo particolare, da cui far scaturire un’analisi circostanziata che conduca acutamente alla soluzione del caso apparentemente più intricato.
Una naturale predisposizione al mistero e all’indagine la rende perfetta nel ruolo di “ficcanaso” in ogni torbida e complicata vicenda familiare.
“Questa Marple assomiglia molto di più a quella dei primi romanzi della Christie; più dispettosa, rustica e imprevedibile, ma sempre dotata di quella logica affilata che le permette di arrivare al cuore delle vicende. La vediamo seduta a fare la sua maglia, come chi insegue una linea di pensiero intrecciato su se stesso, per sbrogliare la matassa e ritrovare il filo della verità.”
Afferma Pierpaolo Sepe: “Non stupisce come tra tutti i generi – letterari e non – il Giallo rimanga il più popolare. Come del resto testimonia il proliferarsi di serie tv che portano questo marchio, e quello dei suoi vari sottogeneri: noir, thriller, poliziesco. Ciò che sorprende invece è il fatto che un ambito così truculento abbia tra i capostipiti un’anziana signora inglese, Agatha Christie, e che proprio a lei dobbiamo l’invenzione di una delle prime “criminologhe” della storia: Miss Jane Marple. Da abile conoscitrice della natura umana, Christie ha saputo sfruttare, come nessun altro, la sottile seduzione che l’uomo avverte nei confronti del suo aspetto più letale, dei suoi istinti più cruenti, e se ne è servita per costruire trame che rimangono tutt’oggi capolavori di suspense e di mistero.”
Maria Amelia Monti è deliziosa nei panni di Jane Marple, con il cappottino rosso accende la spia dell’interesse e della curiosità in una scenografia alquanto lugubre e sinistra.
Anche il suo completino è perfetto nella lunghezza della gonna e nel taglio avvitato della giacca e la contiene perfettamente nel ruolo. Divertente e singolare il passettino che la caratterizza ancora meglio insieme alla voce, per fortuna o purtroppo, inconfondibile della Monti che non la differenzia però da altri suoi personaggi che ricordiamo in televisione o al cinema.
Mentre i divani e il pianoforte (fra l’altro utilizzato pochissimo, anzi niente) potrebbero far vivere l’ambiente caldo del salotto inglese di una villa di campagna, tutta la struttura fredda e metallica nei suoi materiali rimanda a certe atmosfere metropolitane americane e ricorda i ballatoi delle case di ringhiera della periferia milanese.
Una scenografia che rende fumosa ed incerta la destinazione d’uso. Piano superiore, esterno con contorni di grandi alberi ad immaginare un giardino secolare, stazione ferroviaria e ancora avanti fin dove la fantasia può arrivare. Tutto quello che può spingersi al negativo potrebbe rivelarsi anche una sorprendente novità positiva ma tutto sembra ancora irrisolto.
Versatile la Scuccimarra nel doppio ruolo delle due sorelle gemelle, briosa e dinamica la prima, lenta e sofferente la seconda.
Il marito, anzi per la precisione il terzo marito, è interpretato da Roberto Citran, elegante, molto inglese e straordinariamente convincente sulle tavole del palcoscenico come sul grande schermo (bravura che gli è valsa il David di Donatello).
Non è facile portare un “giallo” a teatro, laddove il confronto con la versione cinematografica risulta ovviamente penalizzante, ed inoltre Miss Marple di Agatha Christie è presente quasi quotidianamente nei palinsesti televisivi, pertanto risulta apprezzabile l’intera operazione, anche se si arriva alla risoluzione finale in maniera un po’ affrettata.
Bravi anche gli altri attori, che si muovono seguendo le linee di una regia attenta e dinamica.
Applausi a fine spettacolo.