Una commedia leggera per temi reali con un ottimo cast.
Scritta e diretta da Gabriele Pignotta, la pièce fotografa le giornate di una famiglia tradizionale, formata da marito, moglie e due figli, un maschio e una femmina, intorno ai vent’anni, la cui routine classica di servitrice puntuale e serviti distratti (soprattutto dal dio cellulare) viene drasticamente sconvolta dalla decisione improvvisa della casalinga di tornare al lavoro d’ufficio.
Due quadri teatralmente stimolanti, in quanto opposti sia negli ambienti che nelle azioni e reazioni dei protagonisti. Situazione stuzzicante per dare alla pièce un ritmo serrato e vivace, specialmente nella seconda parte, con entrate e uscite rapide e scattanti, sbattimenti di porte, insofferenze marcate, cambi di scena a vista, anche un po’ rapidi, quasi un giramento di testa per gli spettatori scaturito dal giramento di scatole dei componenti di questa famiglia sull’orlo di una crisi di nervi.
Ma qui purtroppo non è così: l’azione è invece rallentata ed appesantita dai continui e fitti momenti di <buio in scena> per cambiare gli ambienti, di cui non c’era assolutamente bisogno vista la presenza di moduli architettonici girevoli.
Se si opta per una scenografia movibile, non occorre oscurare il palcoscenico ad ogni cambio di ambiente e, siccome l’azione si svolge in vari luoghi in una successione strettissima se non in contemporanea e in più di una giornata con l’alternarsi del giorno e della notte, le numerose fasi buie provocano disturbo visivo, noiosa ripetitività e rallentamento dell’azione. I cambi a vista avrebbero tenuto desta la vivacità della pièce ed avrebbero permesso agli spettatori di ammirare la bella ed importante scenografia, degna di un teatro d’opera lirica. Purtroppo il regista, nonostante la positività di altre scelte, ha perso l’occasione di giocare con il bello della diretta e dell’immediatezza per rendere la pièce esilarante. Ma nulla è perduto, perché può provare a fare qualche cambiamento nelle recite a venire.
Un altro elemento che trovo scontato e che ha reso meno brillante la seconda parte è il ricorso alla malattia per cambiare vita (che poi non si è capito se era verità o finzione per giustificare il cambiamento). Se vogliamo divertire, e il teatro dovrebbe farlo, gli autori potrebbero tenersi lontani dalle tristi realtà nelle commedie, molto meglio sarebbe stata una presa di coscienza della donna che i tempi del servilismo non riconosciuto erano finiti. E anche il titolo è fragile. Chi dopo venti anni di matrimonio nota che il marito non le dice più di amarla?
Per quanto riguarda gli attori nulla da eccepire: tutti bravissimi, ben calati nei loro ruoli, esperti delle dinamiche teatrali, espressivi e spontanei nell’interpretazione.
Serena, moglie e madre devota, è una nota attrice di musical che si cimenta per la prima volta col teatro della parola, la brava e bella Lorella Cuccarini, padrona del palcoscenico, interprete versatile in grado di adeguare il gesto, l’espressività e la recitazione ai diversi stati d’animo. Quindi con estrema facilità passa dalla grigia vita domestica alla dinamica vita d’impiegata, cambiando anche abbigliamento e atteggiamenti.
Giulio, marito e padre piuttosto assente a causa del suo lavoro ma anche dell’abitudine, è uno spontaneo Giampiero Ingrassia, capace di adeguarsi alle esigenze del copione con recitazione fluida, gestualità naturale, senza stravolgimenti d’umore pur nelle sue nuove responsabilità. Cambiamenti invece avvengono nei due figli, interpretati da due bravissimi giovani, Raffaella Camarda (Tiziana) e Francesco Maria Conti (Matteo). Nella prima parte la femmina è moderna, trasgressiva, indipendente e il maschio è posato, secchione, tradizionale, nella seconda parte la femmina rivela la sua maturità e il maschio la sua insicurezza. Credetemi, li hanno interpretati da Dio. Non è facile vedere tanta credibilità in giovani attori. Poi c’era un paziente ipocondriaco rompiscatole, intrepretato da un bravo ed esilarane Fabrizio Corucci.
Eccellente l’affiatamento, audio troppo forte.
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Scritta e diretta da Gabriele Pignotta
con Lorella Cuccarini, Giampiero Ingrassia
e con Raffaella Camarda, Francesco Maria Conti e Fabrizio Corucci
musiche di Giovanni Caccamo
scene di Alessandro Chiti
costumi di Silvia Frattolillo
light designer Umile Vainieri
sound designer Luca Finotti
produzione Milleluci Entertainment
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