La stagione d’opera di Trento e Bolzano prosegue con i due progetti vincitori della prima edizione di OPER.A 20.21 FRINGE, concorso promosso dalla Fondazione Haydn Stiftung per giovani compositori contemporanei dell’Euregio (Tirol, Alto Adige, Trentino). A Trento va in scena Curon/Graun di OHT-Office for a Human Theatre e al Teatro Studio di Bolzano Gaia di Hannes Kerschbaumer in prima assoluta.
Gaia ha intenti ambiziosi, in parte centrati e in parte no. Lo spunto per Kerschbaumer viene da Homo Sapiens, lungometraggio del regista austriaco Nikolaus Geyrhalter, serie senza soluzione di continuità di luoghi disabitati e distrutti come Fukushima e Černobyl’. Da qui la volontà di decostruire musica e parole. L’astronauta Hypatia, nome emblematico che ci ricorda la scienziata greca del IV secolo, torna sulla Terra ormai disabitata e della cui civiltà rimangono solo calchi carbonizzati. La donna cercherà di ricordare cos’era l’umanità, avvolta nel buio quasi totale dell’ambiente circostante. Solo alla fine, in questa terre falsamente gaste sembra spuntare un barlume di speranza verso una nuova vita, prova dell’autosufficienza della natura. Hypatia dovrà percorrerla, come i cavalieri in cerca del Graal, per arrivare alla luce, presente, ma nascosta fin dall’inizio in una scatola nera.
Gaia vince facile, rielaborando il lessico figurativo della fantascienza hollywoodiana. Dal codice verde di Matrix all’alieno umanoide di Prometheus e allo strano sole arancione che fa tanto Blade Runner 2049. Se da un lato quindi appare evidente un banale ricorso a un patrimonio culturale facilmente riconoscibile dallo spettatore, dall’altro è la realizzazione dello spazio a suscitare il nostro vivo interesse. Costruirlo attraverso luci, vapore e proiezioni, sortendo un effetto tridimensionale, è compito riuscitissimo di Federico Campana. La scena di Natascha Maraval è intrinsecamente funzionale alle sculture carbonizzate dell’artista ladino Aron Demetz.
Il compositore Hannes Kerschbaumer costruisce paesaggi sonori attraverso una scrittura che soffre d’intrinseca convenzionalità. Gli strumenti sono preparati a creare effetti stridenti, sabbiosi, si ricorre a soffi nei fiati, grattate e pizzichi sulle corde, aggiungendo poca elettronica, curata dallo stesso Campana. L’inserimento di tre solisti-flauto Paetzold, fisarmonica e flauto basso-non è poi così rilevante nell’economia dei venticinque strumenti impiegati. La massa sonora, seppur cerchi di distinguersi in momenti cameristici e momenti quasi sinfonici, risulta però troppo uniforme, senza raggiungere picchi di particolare incisività.
Gina Mattiello scrive il libretto assieme a Raoul Schrott. Il risultato sono alcuni passaggi ben scritti, poetici e a loro modo originali, ma dal settimo quadro in poi tende a un’eccessiva ripetitività. Erinnerung e Steinernes Meer sono in questo senso momenti ostici, densi di chimica e formule snocciolate elemento per elemento. Hypatia è la stessa Mattiello che si aggira nella waste land con movimenti lenti e “dialoga” con il ballerino Hygin Delimat, nera creatura muta del Cosmo.
Leonhard Garms guida l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento cercando di mantenere alto il ritmo della partitura e ottenendo dalle sezioni un bel suono pulito.
Consensi calorosi da parte della piccola sala del Teatro Studio per questa produzione che poteva dare di più.
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Gaia
Libretto tratto da testi di Gina Mattiello e Raoul Schrott (Erste Erde. Epos; Die Wüste Lop Nor. Novelle)
Musica: Hannes Kerschbaumer
Prima assoluta, progetto vincitore OPER.A 20.21 FRINGE
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Interpreti:
Performer vocale: Gina Mattiello
Danzatore: Hygin Delimat
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Direzione musicale: Leonhard Garms
Regia: Hannes Kerschbaumer, Federico Campana, Gina Mattiello
Regia del suono e del video: Federico Campana
Scene e costumi: Natascha Maraval
Luci: Luca de Martini di Valleaperta
Coreografia: Hygin Delimat
Sculture: Aron Demetz
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Flauto Paetzold: Caroline Maryhofer
Fisarmonica: Harald Pröckl
Flauto basso: Carolin Ralser
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Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Produzione Fondazione Haydn Stiftung