Una fotografia ironica, impietosa e a sprazzi drammatica della Puglia degli anni Ottanta e di una gioventù senza prospettive. Con questa Trilogia De Summa si è guadagnato il Premio Hystrio 2016: «scrive, ma anche incarna, interprete multiforme e carismatico, un trittico per voce sola che racconta con arguzia amara i chiaroscuri di una terra che è anche geografia dell’anima». E nel 2017 ha vinto il Premio Mariangela Melato.
«Due spettacoli tutti suoi (Stasera sono in vena e La sorella di Gesucristo) che splendono della più bella prosa italiana, non solo teatrale, in cui mi sia imbattuto negli ultimi anni». Franco Cordelli, Corriere della Sera
«Una storia non è importante per ciò che racconta, una storia è importante quando riesce a farsi eco di qualcosa di più grande. Oscar De Summa supera le storie della sua ‘piccola piccola piccola’ Erchie, del suo piccolo piccolo piccolo vissuto personale e dà vita a qualcosa di molto più grande: inventa un’epica».
Giulio Sonno, Paper Street
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Diario di Provincia (6 marzo)
di e con Oscar De Summa
produzione La Corte Ospitale
primo capitolo
Niente, non succede niente, solo la depressione da calura estiva. La noia è la sovrana di un regno bruciato in cui uomini e donne indugiano senza concludere nulla, rassegnati. Stare nella piazza deserta a guardare le cosce delle donne, bere e rubare alla luce del sole: questo è il sud raccontato da Oscar De Summa, questa è la Puglia amata e odiata e Oscar è anche il protagonista di Diario di Provincia, il ragazzo che dice no all’asfissia dei giorni eternamente uguali, e lo fa ribellandosi ingenuamente: cambiando lavoro prima e abbigliamento dopo, inseguendo le mode del nord ma trovandosi piantato sempre nella stessa palude. Un affresco divertente dietro cui si nasconde una tragedia, un risvolto drammatico che forse rappresenta l’unica rottura a una routine che annienta ogni speranza, ogni gesto eroico. Il pubblico ride delle superstizioni, dei vecchi e degli uomini e delle donne frastornate dal caldo, e ridendo non si accorge di essere condotto sul ciglio dell’inevitabile precipizio, al di là del quale non esiste nessuna cura, nessun sollievo.
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Stasera sono in vena (7/8 marzo)
di e con Oscar De Summa
produzione La Corte Ospitale
in collaborazione con Armunia – Festival Inequilibrio
Trilogia della provincia: secondo capitolo
«Stasera sono in vena è un racconto in prima persona, che inizia urlando il rock più duro, per arrivare a un drammatico ritratto di gioventù di provincia, prigioniera della droga e dei luoghi comuni e violenti. Un racconto bello e significativo, pieno di pathos e di intelligenza»
Gianfranco Capitta, Il Manifesto.
Io sono qui! Sono vivo! Dopo aver passato una stagione all’inferno, dopo aver attraversato la bruttura che cambia le linee del volto, le rende dure e sinonimo di dolore. Il dolore che si nasconde in ogni piega del corpo, il dolore che detta le azioni da compiere proprio per sottrarsi a quel dolore. Un dolore fisico prima di tutto, un dolore che conforta e ci distrae da un dolore ancora più grande, quello della nostra anima, quello del nostro spirito che non trova collocazione nella società. Quello del nostro sentirsi sempre inadeguati, fuori luogo. Ed è qui che prima di tutto fa breccia l’idea di una “Panacea per tutti i mali”, una medicina che ci tolga dall’imbarazzo di vivere, è qui che fa il suo ingresso trionfale ed incontrastato “la droga”. Chiaro, ognuno poi ha la sua preferita, la sua prediletta… Ma tutte un unico comun denominatore: toglierci a noi stessi sottolineando la necessità di appartenerci. Stasera sono in vena è uno spettacolo ironico e amaro al tempo stesso, in cui racconto parte della mia adolescenza in Puglia, negli anni Ottanta: sono gli anni in cui si è formata la Sacra Corona Unita, organizzazione che ha allargato i suoi settori di investimento scoprendo che il disagio umano è una delle cose che in assoluto rendono di più sul mercato. Un racconto semplice sul piano-sequenza di una terra che decide di cambiare direzione, di appropriarsi del proprio male. Si sorride delle vicende del protagonista dall’inizio alla fine, tranne che in alcune fratture che interrompono la narrazione, ci ricordano che quello di cui stiamo parlando è vero, è già successo, e buttano una luce sinistra sulla situazione di oggi: il mercato delle droghe performative, come la cocaina, genera introiti che superano il Pil di alcune nazioni come la Spagna o la stessa Italia.
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La sorella di Gesùcristo (9/11 marzo)
di e con Oscar De Summa
progetto luci e scena Matteo Gozzi
disegni Massimo Pastore
produzione La Corte Ospitale, Attodue, Armunia – Castiglioncello
con il sostegno de La Casa delle Storie e Corsia Of
Trilogia della provincia: terzo capitolo
Una storia tanto semplice quanto terribile. Una ragazza prende in mano una pistola Smith & Wesson 9 millimetri e attraversa tutto il paese per andare a sparare al ragazzo che la sera prima, il venerdì santo della passione, l’ha costretta a subire una violenza. Una camminata semplice, determinata, senza appelli, pubblica, che obbliga tutti coloro che la incontrano a prendere una posizione netta nei suoi confronti e al tempo stesso a svelare i retroterra emotivi e culturali sui quali la posizione che esibiscono si basa. Una ragazza che in virtù di quell’atto improvviso e inaspettato è costretta a crescere, a diventare donna, a superare gli sguardi e i pregiudizi che a questi sguardi corrispondono, superando i quali supera anche i pregiudizi stessi, come se anche questo fosse un viaggio iniziatico che dall’infanzia porta diritti nel mondo degli adulti. Si comincia dai familiari, per coinvolgere, man mano, tutti gli abitanti del paese fino a rivelare, nel profondo, la nostra società, un’italietta convinta di un progresso automatico e teso all’infinito degli anni ’80, tutta incentrata sull’arroganza del maschio dominatore.
Così questa ragazza per riprendersi il suo corpo, il suo corpo privato, è costretta a farlo pubblico, a darlo in pasto alla folla e ai suoi vaneggiamenti, ad assumere su di sé il suo stesso corpo sessualizzato dai maschi e dalla società contemporanea, dove l’occidente e l’oriente giocano tutto il loro potere dominante; quel corpo diviso in parti, smembrato ad uso e consumo del potere attraverso l’imposizione di visioni e divieti. Ma qual è la via per rimettere tutto al suo posto? È giusto usare la violenza per riparare ad una violenza? E se così non fosse che alternative avremo? Un racconto lineare e scorrevole, strutturato secondo una forma classica, che si districa attraverso l’ironia, compagna di leggerezza e sorriso, per una comprensione più emotiva e consapevole che razionale, non tralasciando come alter-ego della narrazione né l’ordine del profondo né del necessario.
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Dal 6 all’11 marzo – Sala Bausch, Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano Martedì / sabato ore 19.30, domenica ore 15.30 – Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – Prezzi: Intero € 32.50, Ridotto € 17, Martedì € 21,50 www.elfo.org