“Per il secondo anno OPS Officina Per La Scena organizza la rassegna teatrale Il Teatro al Centro in collaborazione con Unione Culturale Franco Antonicelli quattro date per quattro spettacoli che come nella tradizione delle proposte di OPS indagano temi di rilevante interesse sociale. Tutti gli spettacoli iniziano alle 19 in via Cesare battisti 4B, un ottimo aperitivo culturale in cui gustare del buon cibo per la mente e cambiare il nostro punto di vista anche solo per un momento”. Questa l’accattivante locandina che accompagnava lo spettacolo Feu De Vie, il terzo della rassegna. Spazio spartano e ricco di storia, quello dell’Unione culturale Franco Antonicelli, uno dei più antichi luoghi di ritrovo teatrali e non solo, della città. Siamo in centro, tutto è vicino: Piazza Castello, Museo Egizio, Via Roma, Teatro Carignano, Via Po, eccetera eccetera. L’attesa per rivedere questa attrice, Giuseppina Facco, dopo il bellissimo “Le Guerre di Angela”, era alta. Me ne aveva parlato in occasione dell’intervista, quando era immersa nello studio e nella ricerca, e l’idea che mi ero fatto di lei era di persona molto puntigliosa, attenta ai particolari e severa con se stessa. La regia è di Chiara Tessiore con la supervisione artistica di Annapaola Bardeloni, e ciò che da subito apprezzo è la scelta di una scenografia “povera”. C’è Grotowskji in questo lavoro esclusivamente teatrale, non musiche, non costumi, non aiuti esterni particolari. C’è solo un’attrice, vestita con lo stesso colore degli oggetti (cassette da frutta, spago e lampade da tavolo). Il bianco. Un bianco da sogno, da incubo, da candore, da innocenza. Che con il suo corpo, le sue espressioni ed il suo uso dello spazio ci racconta una storia, meglio un suo sogno, di più una sua fissazione. Qualcosa che deve per forza dire, esternare, fare uscire da sé. Questa la storia:
“1631. Il Monferrato è dilaniato dalla peste. I soldati occupano le terre e sottopongono la popolazione a continue violenze e saccheggi. Il popolo è esausto, ha fame. Vuole trovare i colpevoli, i responsabili della sventura che su di loro si sta abbattendo. In una piccola casa isolata, lontana dal Borgo, vive Maria con sua figlia. È sola, vedova e povera. Per sopravvivere fa l’ostetrica ed aiuta le persone con cure officinali. Non ci vorrà molto perché inizi a diffondersi la voce che Maria sia una strega e che lei e la figlia siano le sole responsabili per la carestia che affligge il villaggio. Viene avviato un processo nel quale vengono interrogati molti testimoni, tutti abitanti del Borgo, alcuni vicini di casa. Tutti sono d’accordo sulla colpevolezza di Maria e di sua figlia. Ognuno aggiunge elementi all’accusa, raccontando di dialoghi col demonio e danze notturne… è la fine per le due donne. Verranno incolpate, processate, torturate ed uccise.”
Una storia che abbiamo già incontrato, sia in Letteratura che al Cinema che a Teatro, alcuni titoli mi vengono in mente: Chimera, L’Opera in nero, Il Crogiuolo.
Ma ciò che rende particolare questa messinscena è, a mio avviso, il punto di vista. È una bambina di dieci anni, vicina ed amica del cuore della figlia di Maria, a raccontarci in un dialetto comprensibilissimo “l’incredulità verso le terribili voci che iniziano a circolare sulla figura di Maria, ed è la chiave per capire ciò che accadrà dopo; perché il ruolo di Caterina, in questa storia, non è solo quello di osservatrice…” Impariamo molto delle dinamiche di paese, delle frasi dette in un senso ed interpretate in un altro. C’è tra l’altro una trasformazione fisica della stessa attrice, vediamo davvero come era da bambina Giuseppina e senza uso di trucchi parrucche o altro. Il suo viso si trasforma come il suo muoversi ed il suo parlare. Davvero notevole, e la foto scelta per questo articolo lo testimonia. Chiara Tessiore, alla console di luci e suoni, era attenta e vigile e tutto era sotto controllo. Questa messinscena è un’operazione ambiziosa e complessa nella sua semplicità, che Giuseppina ha affrontato con coraggio e dedizione, più o meno come il suo spettacolo precedente. De vedere, assolutamente.
Ancora su Le Guerre di Angela: “Nel giugno 2017 le Guerre Di Angela è al Milano off Fil festival e viene selezionato, tra gli spettacoli presenti, dai giudizi del pubblico e da una giuria qualificata, tra le 5 proposte da presentare al festival In Scena New York Italian Theatre Festival 2018.La commissione di In Scena ha poi scelto Le Guerre Di Angela e lo ha inserito nel programma del 2018. Saremo a Brooklyn a maggio 2018.Siamo felicissimi, è una bellissima opportunità : portare la nostra storia in America e farla conoscere anche oltre oceano, magari anche ai figli e ai nipoti di italiani emigrati e non solo, è davvero una bellissima opportunità.
Qualcosa su In Scena: Nato per celebrare il teatro italiano negli Stati Uniti, In Scena! Italian Theater Festival NY è organizzato da Kairos Italy Theater e KIT Italia in partnership con varie istituzioni in America e in Italia 2018, in varie sedi nei 5 distretti della città: Manhattan, Brooklyn, Queens, Staten Island e The Bronx, oltre ad alcuni eventuali centri fuori New York.
…“È una cosa molto bella, ma per spostare lo spettacolo abbiamo bisogno di un aiuto. Così abbiamo pensato ad una raccolta fondi su eppela https://www.eppela.com/it/projects/17575-le-guerre-di-angela-il-teatro-e-la-nostra-storia-a-ny)”
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