“Dalla poesia di Jiří Kylián, all’estremismo della danza classica di William Forsythe, passando attraverso la carica di Johan Inger: tutti i teatri ci invidiano una serata del genere che valorizza ogni ballerino e le sue qualità” esordisce Eleonora Abbagnato, Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma Eleonora Abbagnato presentando il Trittico Kylián/Inger/Forsythe in scena al Costanzi di Roma dal 15 marzo al 21 marzo.
È certa del successo di un programma del tutto inedito nella Capitale, la Abbagnato parlando di una serata all’insegna della danza contemporanea d’autore con tre coreografie mai viste sul palco del teatro romano, Petite Mort di Kylián, Walking Mad di Inger, Artifact Suite di Forsythe per una serata che rende doverosamente omaggio alla grande Elisabetta Terabust, étoile e Direttrice Onoraria della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma, recentemente scomparsa.
“Continua il viaggio intrapreso da tre anni a questa parte nella danza contemporanea – ricorda il Sovrintendente del Teatro dell’Opera Carlo Fuortes – con una serata all’insegna di due Maestri internazionali, Jiří Kylián e William Forsythe, e un allievo d’eccezione, Johan Inger, con tre titoli per la prima volta qui al Teatro dell’Opera di Roma.”
Una serata che conferma la “missione” intrapresa in questi ultimi anni a teatro, da una parte l’ampliamento del repertorio del Corpo di Ballo e dall’altra la sua valorizzazione dato che non ci saranno ospiti: protagonisti del Trittico saranno l’étoile Alessandra Amato per Kylián e Forsythe, i primi ballerini Susanna Salvi, Claudio Cocino, Alessio Rezza, i Solisti e il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.
“La genialità della coreografia è il dettaglio che segna la differenza” sottolinea la Abbagnato confermando quanto prioritaria sia l’attenzione costante al percorso di crescita del corpo di ballo che viene costantemente valorizzato anche grazie all’arricchimento del repertorio.
“Sono tre coreografie piacevoli, ma con molte difficoltà: molti dei nostri ballerini si stanno affermando ed è importante valorizzarli – sottolinea la Direttrice – È un momento emozionante, una serata fortemente voluta in cartellone che segna l’evoluzione costante dei nostri ballerini”.
In scena su base registrata per esigenze del rispetto di tempi molto precisi, le tre coreografie, che gettano uno sguardo sulla danza contemporanea, sembrano avere non pochi aspetti in comune: sono una sorta di coreografie democratiche giocate sulle luci e sulla musicalità che sembrano apparentemente legate al corpo di ballo, ma che valorizzano il singolo: sono molto impegnative tecnicamente, ma riescono a valorizzare ogni artista, puntano a esaltare ogni singolo nella sua individualità che deve poi ritrovarsi con il resto della collettività.
Un lavoro portato avanti dai ripetitori chiamati a Roma, già grandi interpreti, Cora Bos-Kroese, Yvan Dubreuil, Karl Inger, Noah Gelber, Stefanie Arndt, Amy Raymond e Allison Brown.
“Quando abbiamo creato la coreografia, Kylián non ci spiegava mai il tema di quello che stavamo facendo – spiega Cora Bos-Kroese, assistente e collaboratrice di Jiří Kylián per Petite Mort, del 1991 che apre la serata – Ma abbiamo sempre rappresentato la tensione che si sviluppa fra il maschile e il femminile. Adesso mi sto concentrando sopratutto sul respiro, indispensabile per lasciar sprigionare ai ballerini l’energia e per dar loro la fiducia nella capacità di compiere movimenti. È importante la ricerca dell’equilibrio e dell’energia che ogni danzatore deve raggiungere individualmente entrando poi in simbiosi con il resto degli altri artisti.”
Coreografia all’insegna dell’umorismo e della sensualità strutturata su due celebri movimenti tra i più famosi concerti per pianoforte di Mozart, Petite mort racconta la coppia e il suo ideale di bellezza, ma “nel momento di massimo piacere, o nel momento in cui si sta potenzialmente generando una nuova vita”, petite mort o ‘piccola morte’ è la percezione che descrive l’orgasmo in francese, “siamo portati a ricordare che le nostre esistenze sono relativamente brevi e che la morte non è mai troppo lontana” come scritto dallo stesso Kylián.
È all’insegna dell’erotismo, ma che si sviluppa come una sorta di battaglia tra sessi Walking Mad di Johan Inger, danzatore del Nederlands Dans Theater e talentoso allievo di Kylián, coreografia creata nel 2001 sulle note di Für Aline di Arvo Pärt e sul Bolero di Ravel per raccontare le nostre paure e i nostri desideri più reconditi con una coreografia molto veloce nonostante le apparenze.
“L’estremo diventa la libertà che ciascuno di noi può avere e ogni artista ha la stessa importanza” ricorda la Abbagnato introducendo la coreografia di Forsythe. “Artefatto”: la traduzione di Artifact Suite lascia intuire quanto promesso dalla versione ridotta del balletto Artifact di William Forsythe creato nel 1984 per il Ballett Frankfurt.
Noah Gelber, Stefanie Arndt, Amy Raymond e Allison Brown, già tutti danzatori del Ballett Frankfurt, curano la messa in scena a Roma.
“Sembra una coreografia per un corpo di ballo, ma non è così – ricorda Noah Gelber, danzatore storico di Forsythe – Tutti i ballerini diventano solisti e ognuno mostra le sue qualità”.
Tutto verte all’insegna della decostruzione e della percezione illusoria dei corpo partendo dalla tecnica accademica per lavorare sulle infinite variazioni coreografiche su musica di Bach e di Eva Crossman-Hecht
“Stiamo lavorando sulla dimensione del respiro cercando di mantenere l’attenzione sulla capacità tecnica – conclude Allison Brown – E i danzatori stanno facendo progressi lasciandosi sempre più andare, dettaglio indispensabile per la danza di Forsythe”.
La prima del Trittico va in scena giovedì 15 marzo ore 20.00, poi le repliche venerdì 16 marzo ore 20.00; sabato 17 marzo ore 15.00 e ore 20.00; domenica 18 marzo ore 16.30; martedì 20 marzo ore 20.00; mercoledì 21 marzo ore 20.00, Anteprima giovani è fissata mercoledì 14 marzo ore 19.00. Info su operaroma.it.