È il primissimo piano del David concentrato nella tensione un attimo prima della battaglia e dislocato su tre pannelli ad accogliere il pubblico del Michelangelo, nuova appassionante lectio magistralis di Vittorio Sgarbi in scena al Teatro Olimpico di Roma fino al 18 marzo e che adesso prosegue il tour in Italia, toccando anche Livorno, Firenze o Genova
Quasi tre ore di dissertazione – conversazione affascinante e trascinante per raccontare la formazione, le influenze, i paralleli e i rimandi di uno dei geni del rinascimento italiano attraverso un excursus non certo esaustivo, ma profondamente avvincente che non smette di appassionare il pubblico.
Sgarbi può dividere o meno con la sua vis polemica, lo si può condividere o meno in molte sue posizioni, ma è un sofisticato, raffinatissimo interlocutore che lascia trapelare tutta la sua passione, la sua preparazione, guidando e coinvolgendo attimo dopo attimo il pubblico proiettando le opere nei video e nelle elaborazioni visive di Tommaso Arosio.
Dopo Caravaggio, che ha riscosso un incredibile successo lo scorso anno, Sgarbi stavolta “passa” a Michelangelo, primo artista della triade del Rinascimento cui seguiranno Raffaello (che debutta a giugno a Verona) e Leonardo, scindendo in tre spettacoli diversi il progetto iniziale sul rinascimento (osteggiato per una certa omonimia con eventuale nuovo movimento politico): ma non è uno spettacolo solo ed esclusivamente di storia dell’arte, pur restandone il cuore e il motore assoluto, ma è uno spettacolo sulla civiltà, sulla bellezza, uno spettacolo trasversale all’insegna della cultura e della contaminazione che parte dal Paradiso di Dante per avventurarsi nell’attualità (ma senza sterili polemiche) e che pone essenzialmente al centro la poliedrica vena artistica di Michelangelo. Genio dalla “personalità talmente unica e difficile che non è stato possibile creare un parallelo con nessun altro artista – spiega Sgarbi – diversamente da come fatto con Caravaggio che avevo accostato a Pasolini per cui ho deciso di muovermi sulla contemporaneità”.
Michelangelo è unico e il lungo racconto viene articolato in sei diversi blocchi con brevissime incursioni di Valentino Corvino al violino, compositore della musica: ogni blocco, intercetta e si concentra su una fase o un’opera di Michelangelo, tanto scultore quanto pittore, aprendo sul volto di incredibile bellezza e giovinezza della Pietà, realizzata dall’artista appena 23enne, in tutto il suo linguaggio rivoluzionario.
Si passa dalla sua formazione a Bologna alla collaborazione con il meno celebre, ma non misconosciuto Niccolò dell’Arca, autore di una delle più incredibili Pietà in scultura di tutta la storia dell’arte. Con consumata agevolezza e dimestichezza e raffinata vis affabulatoria, Sgarbi cattura continuamente l’attenzione del pubblico portandolo verso inaspettati paralleli con Munch, Magritte o Manet.
Il pubblico, numerosissimo, è trasversale e sempre rapito dalla bellezza scultorea del David, diversissimo dall’eroe efebico di Donatello, e potente in tutta la sua prefigurazione classica, dalle origini del Tondo Doni in tutta la sua forza eversiva in contrasto con la grazia dei modelli del Botticelli, dalla monumentalità inconfondibile della Volta della Cappella Sistina, alla grandiosità del Giudizio Universale fra Masaccio e Masolino, fino alla forza del Mosè in San Pietro in Vincoli e agli straordinari Prigioni, le Pietà Bandini e Rondanini che anticipano il non finito contemporaneo.
La forza dello spettacolo sta non solo del fascino del personaggio e della materia, ma anche nella capacità da parte di Sgarbi, di rendere totalmente suadente e appetibile per tutti, ma veramente per tutti, la genialità e la modernità di Michelangelo: abbandonando ogni pregiudizio sul personaggio Sgarbi, Michelangelo è uno spettacolo divulgativo, adatto per chi sia addetto ai lavori che lo riscopre e lo rivive con rinnovato interesse, una rivelazione per chi sia totalmente a digiuno di storia dell’arte. Di certo, usciti dal teatro, si viene colti dall’irrefrenabile impulso di scoprire e riscoprire dal vivo tutte le opere di Michelangelo.
E magari anche di cogliere l’occasione per scoprire le oltre 130 meraviglie della Collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell’Arca a Gaetano Previati, che proprio Sgarbi e la sorella Elisabetta hanno dedicato alla madre Rina Cavallini e al padre Giuseppe Sgarbi allestita dal 3 febbraio nelle sale del Castello Estense di Ferrara.