L’appuntamento con il teatro danza autorale incontra, al Teatro Amilcare Ponchielli di Cremona, un’esponente di elevato spessore interpretativo, Cristiana Morganti, già danzatrice solista per circa vent’anni, del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch.
Come per molti artisti ballerini esponenti di un preciso stile di movimento, appartenente ad una corrente o uno stilema di scrittura che contraddistingue il marchio del coreografo, la Morganti, nel suo rientro in Patria, promuove e propone da alcuni anni in omaggio alla Bausch, due creazioni di a solo: la conferenza danzata Moving with Pina e Jessica and Me.
A Fury Tale, il nuovo Progetto della Morganti, come una furia selvaggia, sfodera un tris d’Assi con un duet, di grande impatto emotivo, a cui partecipa essa stessa come collante, regista ed artefice, quale trait d’union tra le due interpreti dai capelli rossi, Anna Wehsarg e Anna Fingerhuth e il contributo di Breanna O’Mara.
Coprodotto dal Teatro il Funaro-Pistoia, in collaborazione con AMAT e Civitanova Danza, e il sostegno della città di Wuppertal e Jackstadt Stiftung, si avvale della collaborazione artistica di Kenji Takagi, di Jacopo Pantani per il disegno luci, le video proiezioni di Connie Prantera e gli effetti sonori di Simone Mancini.
Come in una pellicola cinematografica ai confini della Commedia dell’Arte, con estrema ironia, tra finzione e realtà, si raccontano in settantacinque minuti, le vite private, professionali ed artistiche di due donne, molto simili e nello stesso tempo agli opposti.
Duali, androgene a volte asessuate, descrivono la dura e cruda realtà di una “donna” artisticamente impegnata e appagata e non sufficientemente pagata, giocando sul suono delle doppie delle parole.
Un focus al femminile. Una riflessione, una proiezione dei tanti ruoli a cui alla donna viene chiesto di sostenere, nell’arco della propria esistenza: figlia, madre, moglie, compagna, lavoratrice.
Archetipi, stereotipi di una società ancora molto maschilista, con “furiosa” maestria si manifesta in scena a ritmo serrato in un racconto coreografico, accompagnato per mano dalla stessa Morganti, traghettatrice di emozioni, in un dialogo tra le interpreti e il pubblico.
Immagini in scena in dissolvenza in una luce bianca, scontornano le due danzatrici nello spazio, quasi a volerne sciogliere la materia corporea di cui si compongono.
Quadri simili ad Aiku giapponesi, acquarellano di poesia i sentimenti delle interpreti, per poi scivolare nei quadri prospettici della frenesia, con elementi sonori punk-rock e la furia leonina dai capelli rossi che le contraddistinguono.
Multilingue, recitato e parlato in italiano, inglese e francese, le due valchirie tedesche, evocano, con la voce fuori campo della Morganti, suggestioni da film muto, strizzando l’occhio al movie di Almodovar e Wim Wenders, di cui è stata interprete.