Nella serata dei festeggiamenti per le 1000 alzate di sipario nelle cinque stagioni della direzione artistica di Massimo Romeo Piparo al Sistina, torna sul palco dello storico teatro romano Billy Elliot, spettacolo di grande successo da Piparo diretto e adattato in italiano.
Tratto dal film di Stephen Daldry del 2000 scritto da Lee Hall e ispirato alla vita di Philips Mosley, ha debuttato a Londra nel 2005 ottenendo quattro Laurence Olivier Awards e a Broadway nel 2008 vincendo dieci Tony Awards e altrettanti Drama Desk Awards.
Con queste premesse, anche il debutto italiano nel 20015 ha soddisfatto le aspettative e, in questa stagione, affronta una nuova lunga tournée.
La vicenda è quella di un caparbio ragazzino, nell’Inghilterra bacchettona della Thatcher con i lavoratori in sciopero contro la chiusura delle miniere, che rivendica il diritto di esprimere il proprio talento contro ogni prevaricazione. Orfano della mamma, viene avviato dal severo padre al pugilato ma scopre di essere vocato alla danza quando la palestra è utilizzata per delle lezioni di ballo. L’insegnante lo sosterrà, riuscendo a piegare la volontà paterna e i pregiudizi della società locale.
Coraggio, forza di volontà, amicizia vincono preconcetti e discriminazioni mescolandosi nella storia corale che narra una passione e un’epoca storica. Il coraggio di chi insegue un sogno, quello dei minatori che resistono alla politica della Lady di ferro, quello di una maestra che sfida un padre autoritario e di strette vedute e quello del compagno di scuola Michael che esprime la sua diversità in un contesto ostile.
La scenografia di Teresa Caruso si trasforma a vista nei vari ambienti: la scalcinata palestra ha come fondale la degradata silhouette del sobborgo minerario, con le quinte girevoli dalle quali scorrono blocchi con spaccati di casa Elliot, cucina, camera di Billy, camera della nonna.
Dopo l’ammissione alla Royal Ballet School di Londra, ruotano pannelli a specchio che riflettono l’immagine di Billy che balla con se stesso adulto sulle note del Lago dei cigni: “… Una bella sensazione… Sto lì, tutto rigido, ma dopo che ho iniziato, allora, dimentico qualunque cosa. E… è come se sparissi. Come se sparissi. Cioè, sento che tutto il corpo cambia, ed è come se dentro avessi un fuoco, come se… volassi. Sono un uccello. Sono elettricità. Sì, sono elettricità”.
Il recitativo tesse la vicenda raccordando i passaggi temporali, ma le emozioni dei momenti significativi sono espressi cantando sulle musiche pluripremiate di Elton John, suonate dal vivo dall’orchestra diretta dal maestro Emanuele Friello che le ha arrangiate.
Le coreografie di Roberto Croce colgono il momento storico e gli scontri tra minatori e poliziotti, tra cui è sorprendente il balletto in cui si trasformano a scena aperta da minatori in ballerini; gioioso quello dei festeggiamenti di Natale, toccante quello tra Billy e Michael che si travestono con abiti femminili. Brave, anche nell’essere volutamente maldestre, le bambine della scuola di danza. Di Cecilia Betona i costumi degli interpreti e dei performer.
Sono allievi dell’Accademia il Sistina gli interpreti di Billy, Tancredi Di Marco e Davide Fabbri (2° cast) e Matteo Valentini interprete dell’irresistibile Michael.
Sabrina Marciano, la maestra di ballo, è il fulcro della vicenda e del cast, Luca Biagini è il rude papà Jackie e Donato Altomare l’intransigente fratello Tony, Elisabetta Tulli è la dolce mamma che lo sostiene in sogno, Eleonora Facchini la piccola Debbie, Francesco Galuppi è esilarante nella fisicità del pianista Mr. Braithwaite, Cristina Noci è la scatenata nonna che si lascia andare in danze inaspettate condite di espressioni grossolane. Eccessiva coloritura che si riscontra anche nel linguaggio del piccolo Billy: è funzionale all’umile contesto sociale dell’epoca o alle sboccate abitudini odierne?