Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Claus Peter Flor
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Dopo il passaggio attraverso la Russia del Novecento della scorsa settimana, Claus Peter Flor riporta laVerdi e il suo pubblico sui binari dei grandi fasti mitteleuropei, a cavallo tra Sette e Ottocento, in quell’Europa tra due secoli d’oro (almeno sotto il profilo musicale), capace di accogliere la rassicurante classicità di Haydn, i canti sinfonici dell’ultimo Mozart, assieme agli eroici furori del genio beethoveniano.
Tre le date a disposizione: giovedì 19 (ore 20.30), venerdì 20 (ore 20.00) e domenica 22 (ore 16.00) Aprile, all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi impegnata nell’Ouverture da Egmont di Beethoven, nella Sinfonia concertante di Haydn e, in chiusura di programma, nella Sinfonia n. 41 Jupiter di Mozart.
Sul palco di lago Mahler, troviamo anche quattro prime parti de laVerdi in versione solistica (Sinfonia concertante): Luca Santaniello (violino), Mario Shirai Grigolato (violoncello), Luca Stocco (oboe) Andrea Magnani (fagotto).
(Biglietti: euro 42,00/16,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano
Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar/dom, ore 10.00/19.00, tel. 02.83389401/2; on line: www.laverdi.org o www.vivaticket.it).
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Franz Joseph Haydn
Sinfonia concertante in Si bemolle maggiore op. 84
La Sinfonia concertante è un genere specifico nel repertorio orchestrale. Derivata dal concerto grosso barocco, fonde gli elementi formali della sinfonia classica e del concerto strumentale in uno stile espressivo che è quello gaio e spensierato del Divertimento. Gli strumenti solisti, quasi sempre due e più raramente tre o quattro (come nella versione eseguita da laVerdi), dialogano col resto dell’orchestra, della quale formalmente fanno parte, o al loro interno.
La sua larga popolarità, da collocarsi fra il 1770 e il 1830, era dovuta alla diffusione dei concerti a pagamento. Gli organizzatori necessitavano di brani in grado di soddisfare i gusti di un pubblico di varia estrazione sociale, amante di un repertorio gradevole e leggero, ma nello stesso tempo interessato alla presenza di abili solisti.
Anche l’unica Sinfonia concertante di Haydn segue rigorosamente questi canoni e ciò spiega la differenza di struttura e di tono espressivo (ma non di livello) con le contemporanee Sinfonie londinesi.
Il musicista si trovava infatti a Londra, nel corso del suo primo soggiorno inglese (1790-1792), dove i concerti solistici erano particolarmente alla moda. Il suo impresario J. Peter Salomon, in concorrenza con la società concertistica Professional Concert che aveva ingaggiato Ignaz Pleyel, insistette per avere al più presto un pezzo orchestrale con strumenti solisti.
La Sinfonia concertante rappresentava per Haydn un genere musicale nuovo. Ciò nonostante, grazie anche all’esperienza maturata con le sinfonie classiche, nelle quali lo stile concertante non manca sicuramente, si trovò perfettamente a suo agio. Il 9 marzo 1792 il successo fu completo e la stella di Pleyel oscurata.
Nel brano in questione, in tre movimenti secondo l’impostazione tipica del Concerto strumentale, il musicista valorizza al massimo i differenti timbri dei quattro strumenti solisti, fondendoli in una tavolozza di colori dove, oltre agli effetti d’insieme, si possono individuare alcune combinazioni specifiche. Spesso i due fiati si oppongono ai due archi, e i due acuti (violino e oboe) ai due gravi (violoncello e fagotto). Non mancano anche soluzioni miste, con violino e fagotto contrapposti a violoncello ed oboe, come all’inizio del secondo movimento. In vari passi risulta evidente la prevalenza del violino, che lo stesso Haydn definisce strumento principale (gli altri strumenti solisti sono obbligati), forse in omaggio a Salomon, che ne eseguì la parte nella prima serata.
Lo stile espressivo è chiaramente galante, ma con qualche venatura sentimentale, testimoniata, specialmente nel primo movimento, da rapide divagazioni in Minore. Alcuni passaggi sono di un certo impegno solistico, con una scrittura a volte contrappuntistica.
Bruno Gallotta
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Biografie
Claus Peter Flor, direttore. Riconosc iuto a livello mondiale quale direttore dall’istintivo ed incisivo talento musicale, ha costruito una prestigiosa carriera internazionale. È apprezzato per la sua competenza e per l’interpretazione del repertorio austro-tedesco (Bruckner, Mahler, Strauss, Brahms, Schumann e Mendelssohn), delle opere di Shostakovich ed ha una particolare affinità con il repertorio ceco di Dvorak e Suk, di cui ha inciso molti brani durante il suo incarico di Direttore principale della Malaysian Philharmonic.
Flor ha iniziato la sua carriera musicale studiando violino nella sua città natale, Lipsia, e a Weimar, prima di concentrarsi sulla direzione d’orchestra con Rolf Reuter ed in seguito con Rafael Kubelik e Kurt Sanderling. Nel 1984 è stato nominato General Music Director della Konzerthausorchester di Berlino, attivando allo stesso tempo regolari collaborazioni con le altre principali orchestre tedesche: la Gewandhaus di Lipsia e la Staatskapelle di Dresda. Nel 1988 ha debuttato con la Filarmonica di Berlino, dove è poi tornato in altre due occasioni.
Nel corso della sua carriera ha ricoperto diverse posizioni presso un gran numero di importanti orchestre: la Philharmonia Orchestra, la Dallas Symphony Orchestra, la Zürich Tonhalle Orchestra e la Malaysian Philharmonic, prima di diventare Direttore Principale della Malaysian Philharmonic Orchestra dal 2008 al 2014.
Su invito personale di Riccardo Chailly (all’epoca Direttore Principale) Flor è stato nominato Direttore Ospite Principale dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi (2003/08), con la quale ha svolto un intenso lavoro di approfondimento sul repertorio dell’Europa centrale. Il lungo rapporto con l’orchestra milanese culmina con la nomina a Direttore Musicale a partire dalla Stagione 2017/18.
Nelle stagioni più recenti ha ottenuto importanti consensi di pubblico e di critica dirigendo la London Symphony Orchestra (Sinfonia n.4 di Bruckner) e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma con un programma tutto dedicato a Mozart. Nella stagione 15/16 è stato nuovamente invitato dalla Tonkünstler Orchestra con concerti al Festival di Grafenegg, dalla Singapore Symphony Orchestra e dalla Osaka Philharmonic.
Importanti appuntamenti nella stagione 2016/17 e in quella successiva includono concerti in Europa con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, la RAI di Torino, la Het Gelders Orkest e la RTE National Symphony, in Asia (Giappone e Cina) e negli Stati Uniti (Aspen).
Come direttore d’opera, mantiene una stretta collaborazione con il Theatre du Capitole di Tolosa. Nella scorsa stagione ha diretto una ripresa di Faust di Gounod e Tristan und Isolde di Wagner. Nel corso della sua lunga collaborazione con il Theatre du Capitole, ha diretto diversi titoli d’opera tra cui Madama Butterfly di Puccini, Die Zauberflöte di Mozart, Hansel and Gretel di Humperdinck. Tornerà nella prossima stagione per una nuova produzione de Le Prophète di Meyerbeer e Die Walküre di Wagner.
Precedenti collaborazioni in ambito operistico includono una produzione di Siegfried di Wagner con la regia di David McVicar all’Opera di Strasburgo ed un elevato numero di titoli presso la Staatsoper Berlin, la Deutsche Oper Berlin e nei teatri di Monaco, Dresda, Amburgo e Colonia. Ha diretto Le Nozze di Figaro di Mozart e Die Meistersinger di Wagner al Teatro La Monnaie di Brussels, portando l’opera wagneriana in tournée a Tokyo; Die Zauberflöte di Mozart alla Grand Opera di Houston; Euryanthe di Weber alla Netherlands Opera con la Royal Concertgebouw Orchestra e La Bohème di Puccini alla Dallas Opera.
Claus Peter Flor ha un’estesa e variegata discografia, che include una serie di incisioni con la Bamberg Symphony dedicate a Mendelssohn, particolarmente apprezzate, e che Sony/BMG ha recentemente deciso di ripubblicare. Tra le incisioni effettuate con la Malaysian Philharmonic per la casa discografica BIS vanno certamente menzionate la Asrael Symphony di Suk (2009) e le Sinfonie n. 7 e n. 8 di Dvorak (2012).