La tragedia della gelosia per antonomasia è stata scelta da Elio De Capitani per essere portata in scena nella produzione del teatro Elfo Puccini del 2016. Il mito shakespeariano del moro di Venezia rivive in un adattamento che ne “scarnifica” tutte le implicazioni storiche e spaziali per arrivare al cuore della drammaturgia, tradotta da Ferdinando Bruni. L’Otello come tragedia della gelosia, dramma che attanaglia dapprima la mente e poi solo in secondo luogo, anche i corpi dei personaggi, portandoli alla morte o alla rovina.
Ambientazione noir e povera di elementi scenici dunque, per restituire in pieno la potenza degli eventi che si succedono velocemente. La scena è essa stessa scarnificata, costituita da teli scuri e trasparenti che eseguono sapienti giochi di vela formando di volta in volta figure e forme diverse a seconda di come sono mossi, rivelando quel che non si vede altrimenti. Il fondale e le pareti laterali del palcoscenico sono nude, non ci sono quinte a nascondere gli attori che uscendo di scena, non tolgono mai la maschera del personaggio continuando ad operare in sordina sospettando, origliando e riflettendo.
La tragedia che porta il moro a cadere nella trappola costruita dal fedele Iago diventa quindi un gioco introspettivo del tutto dosato sull’influenza che le parole possono avere nella mente del geloso combattente, instillando il dubbio lentamente e velocemente allo stesso modo. La concezione spazio temporale è infatti confusa in maniera efficace in questo adattamento: dai costumi dei personaggi la tragedia potrebbe benissimo svolgersi verso la fine del secolo scorso, mentre il succedersi degli eventi che precipitano lungo lo svolgimento dello spettacolo confonde le carte in gioco e tende a dilatare e restringere il tempo. Tiranno con la vittima della circuizione mentale che lo porta alla follia in Otello, infinitamente lungo con la disperata Desdemona che non si capacita della sua colpa aspettando una morte ingiusta, il tempo forse è il vero protagonista di questo adattamento, così introspettivo e psicologico da trasmettere ancora di più la pesantezza della tragedia finale che porta allo spargimento di tanto sangue.
Un cast di tutto rilievo, quello che accompagna Elio De Capitani nei panni dello stesso Otello, con Federico Vanni che porta in vita un perfido e anche un po’ viscido Iago, la giovane Emilia Scarpati Fanetti che restituisce una Desdemona particolarmente affranta ma coraggiosa nell’affrontare il suo crudele destino e un plauso speciale poi merita sicuramente Angelo Di Genio che, interpretando Cassio, brilla per la forte presenza scenica.
Rileggere Shakespeare non è mai facile anzi, risulta difficile anche ai più grandi della scena. Il merito dell’adattamento di De Capitani è sicuramente quello di averlo fatto in maniera intelligentemente innovativa, pur mantenendo costantemente un forte legame con il testo originale, fulcro e motore di tutto.