Si chiude con l’emozione vibrante suscitata da “Il Vangelo secondo Antonio” della storica compagnia calabrese Scena Verticale una fortunatissima edizione del Festival “La Cultura dei Legami”. La quarta, per la precisione, di questo appuntamento ormai fisso per la cittadinanza pescarese, sempre collocato in concomitanza con il passaggio dall’inverno alla primavera, come avveniva con le festività delle civiltà antiche.
Un pubblico attento, anzi una comunità teatrale che si è cementata in queste quattro stagioni intensive di teatro e che si riconosce pienamente nell’offerta artistica allestita con passione da Edoardo Oliva (fondatore, regista, attore di Teatro Immediato) ha gremito ancora una volta la sala pur capiente dell’Auditorium Petruzzi, certificando una condizione di salute del teatro a Pescara che non solo merita ma oramai necessita di strutture adeguate e di programmazione concertata. Quanto meno, per quel che concerne certo teatro, perché – senza entrare nel merito – va detto di una linea editoriale piuttosto definita, collocata programmaticamente da Oliva sull’orbita di un concetto di spettacolo che sia principalmente fatto di storie e di drammaturgia prima che di stilizzazione o di ricerca formale. Un teatro che ha superato con maturità la stagione dell’innovazione a tutti i costi e che non prova alcun imbarazzo nel rimodularsi in rapporto con le categorie tradizionali, riuscendo a giocare all’interno di queste ogni contributo di originalità.
È una scommessa che risulta vincente in maniera assolutamente limpida nel caso di uno spettacolo come “Il Vangelo secondo Antonio”. Anche lo spettatore più smaliziato non può che cedere di fronte alla prova di Dario De Luca nei panni di un parroco di provincia del profondo Sud, alle prese con l’emergenza degli sbarchi e le pressioni provenienti dai piani alti della gerarchia ecclesiale, prima di appassire, scena dopo scena, nel lento annullamento dell’Alzheimer. Che poi un annullamento non è, almeno per quanto concerne la sostanza misteriosa dove affondano i ricordi ancestrali ma anche il rapporto con il sacro. Su questo terreno, De Luca (autore anche della drammaturgia) non può limitarsi e non si limita alla mera prova di bravura: la tecnica, unita al talento primigenio ed all’esperienza, intimano allo scavo di un risultato umano prima che artistico.
In questo senso, lo spettacolo – completato dalla performance rigorosa di Matilde Piana e Davide Fasano – appare davvero la conclusione più giusta del Festival “La Cultura dei Legami”, in quanto rappresentativa di una precisa idea di teatro che mira al coinvolgimento profondo di un pubblico coeso e “legato” in termini di comunità non solo teatrale.
Quest’ultima edizione – dedicata al tema dello “smarrimento” ed ai personaggi “smarriti” – si è senza dubbio caratterizzata per un’onda emozionale particolarmente forte che ha raggiunto ed avvinto i singoli spettatori, soprattutto in occasione di spettacoli come “Sutor” di Teatro Immediato, “Esilio” della Piccola Compagnia D’Ammacco e naturalmente de “Il Vangelo secondo Antonio”. Una testimonianza costante ed esplicita di questo dato è giunta nel corso degli incontri con gli artisti che tradizionalmente fanno seguito allo spettacolo.
Hanno completato il cartellone del festival esperimenti interessanti come “Nostalgia senza Oggetto” – messinscena concertistica del poema omonimo di Diana Conti – e “Ovidio” di Franco Mannella con Chiara Colizzi, più un appuntamento di cine-forum dedicato alla proiezione de “La Terrazza” di Ettore Scola ed un incontro iniziale dedicato alla riflessione sulle tendenze del teatro contemporaneo, con interventi di importantissimi operatori di settore, da Silvano Panichi (AttoDue/LaboratorioNove) a Andrea Adriatico (Teatri di Vita) ad Andrea Cosentino e molti altri ancora. Il report completo dell’incontro è disponibile su questo portale usando il seguente link: https://www.teatrionline.com/2018/03/contemporaneamente-le-nuove-tendenze-del-teatro-contemporaneo/