Čajkovskij Mon Amour è il tema della 55ª edizione del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, il festival che ha fatto parlare di sé come uno dei più belli e prestigiosi in Europa imponendosi tra le manifestazioni più importanti al mondo dedicate al pianoforte, e non solo.
Fin dagli esordi, quando per cinque anni vide esibirsi Arturo Benedetti Michelangeli, protagonista indiscusso il pianoforte che al festival, oltre che dominare la scena come strumento solista, è molto spesso anche il prestigioso interlocutore di grandi orchestre internazionali dirette da nomi di spicco.
Il Festival, posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e del Presidente del Parlamento Europeo, negli anni ha fatto delle due città lombarde la culla della grande musica dal respiro internazionale entro scenari di bellezza modellata nei secoli dall’arte e dalla cultura diffuse.
Fondato nel 1964 dal M° Agostino Orizio, il Festival è diretto dal M° Pier Carlo Orizio che anche quest’anno nelle splendide cornici del Teatro Grande di Brescia e del Teatro Sociale di Bergamo Alta, gioielli architettonici di fine Settecento dal fascino sontuoso, presenta l’élite della grande musica mondiale.
Una delle caratteristiche che distinguono il Festival Pianistico Internazionale, oltre l’eccezionale livello qualitativo mantenuto per l’intero lungo arco di tempo, è la sua fisionomia a tema, con un filo conduttore che, di volta in volta, ispira il programma e determina la scelta degli interpreti.
Dopo le monografie dedicate a Beethoven e Mozart, quest’anno è la Russia e Čajkovskij in particolare a dominare la scena a partire dalla sera dell’inaugurazione con Romeo e Giulietta, ouverture-fantasia considerata il primo capolavoro del compositore russo. “Quanto a Čajkovskij – spiega il Maestro Orizio – col ben noto Concerto n°1 sarà interessante riscoprire alcune pagine pianistiche di rara o rarissima esecuzione, oltre a Le Stagioni e alla Gran Sonata in sol maggiore.”
E proprio un sottile e raffinato legame artistico, oltre che biografico, con Čajkovskij sta dietro la scelta di dedicare a Debussy, autore chiave per il pianoforte, nel centenario della morte, la Rassegna “cammeo” ospitata a Brescia nello splendido chiostro del Monastero di San Giuseppe, spazio dall’acustica perfetta in grado di offrire una cornice open air di rara suggestione, complice anche un ciliegio secolare in piena fioritura al centro del chiostro.
La Rassegna collaterale, il cui titolo quest’anno è Au clair de la lune, Omaggio a Claude Debussy, tra il 1 e l’8 giugno, rappresenta una novità delle ultime edizioni del Festival che trova in questa sorta di “appendice”, o “Festival nel Festival”, il format per presentare giovani talenti che molto velocemente hanno conquistato la scena internazionale.
È un ruolo di vero e proprio talent scout quello che il Festival ha avuto nel corso degli anni lanciando e ospitando spesso per primo astri nascenti, successivamente affermatisi nella ribalta internazionale come star carismatiche. È il caso per esempio di Andrea Battistoni (classe 1987) assistente di Pier Carlo Orizio a Verona che nel giugno 2008 debutta al 45° Festival con il suo primo concerto (in assoluto) come direttore e nel 2012 diventa, a soli 24 anni, il più giovane direttore mai salito sul podio del Teatro alla Scala. Oppure Yuja Wang, ora stella della scena internazionale, si è esibita al Festival nel 2009 (46ª edizione). O ancora Federico Colli, uno dei talenti a cui il Festival è più affezionato, pianista bresciano vincitore del Concorso di Leeds nel 2012 che aveva debuttato al Festival già l’anno prima. Tra gli ultimi talenti Alexander Malofeev, che ha inaugurato la 54ª edizione e che tornerà anche quest’anno, a cui il Festival è arrivato secondo solo dopo la Scala.
Difficile, nell’edizione di quest’anno con un programma di così alto profilo complessivo, individuare date più importanti di altre, considerando per esempio nomi come quello leggendario di Martha Argerich o quello di Grigory Sokolov vero oggetto di culto, o del prodigio sedicenne Alexander Malofeev. E ancora, Yuja Wang e molti altri tra cui Alexander Romanovsky o Daniil Trifonov, o l’unico italiano (escludendo la rassegna Debussy), Filippo Gorini, ex stelle emergenti e ormai entrati nel gotha del pianismo mondiale, nomi che compongono un cartellone di rara preziosità e che non conosce battute d’arresto.
Veri e propri miti del pianismo internazionale come Mikhail Pletnev, uno dei maggiori pianisti viventi ma anche poliedrico musicista, impostisi ormai all’attenzione anche di un pubblico più allargato. Un fuoco di fila di star che sembra impossibile vedere riunite in una sola manifestazione e che non si limitano esclusivamente al pianoforte.
Il Festival, con un doppio debutto, inaugura infatti il 18 aprile a Bergamo e il 19 a Brescia proprio con Viktoria Mullova, tra i violinisti più celebrati al mondo (medaglia d’oro giovanissima al Concorso Čajkovskij a Mosca), un’artista dalla personalità dirompente e il cui repertorio spazia con una straordinaria duttilità dal classico al contemporaneo. E prosegue con altri due tra i più talentuosi violinisti del nostro tempo, Sergej Krilov, anche Direttore della Lithuanian Chamber Orchestra, e Nicola Benedetti, la popolare e precocissima violinista italo scozzese.
Tra le orchestre spiccano le presenze della Royal Philarmonic Orchestra, della Royal Scottish National Orchestra o della Mariinsky Theatre Orchestra che chiude al Teatro degli Arcimboldi a Milano diretta da Valery Gergiev. Senza dimenticare la Filarmonica del Festival, la compagine resident formata da musicisti che, a dispetto della giovane età, hanno già maturato importanti esperienze internazionali sotto la guida di Pier Carlo Orizio. Ed è proprio il direttore a sottolineare “il valore quasi di sfida e di scommessa che c’è nel far nascere un’orchestra di giovani all’interno di un festival, un investimento per il futuro al quale garantire sempre più risorse e spazi”.
Giovani anche al centro della sezione “Concerti con i Giovani talenti del Conservatorio di Brescia e Bergamo” durante il mese di maggio e infine dal 10 al 16 giugno che prevede il coinvolgimento dei Conservatori con nove concerti sul tema Čajkovskij Debussy.
Nell’ottica di aprire non solo a pubblici diversi ma anche a spazi alternativi ai teatri, quest’anno il Festival diversifica integrando luoghi diversi come l’Auditorium di San Barnaba accanto al Conservatorio, il Chiostro del Museo Diocesano e lo splendido Teatro Romano per quanto riguarda Brescia e il Salone Fellegara nel Conservatorio di Bergamo.
Si esce invece dall’ambito cittadino monumentale di Bergamo Alta con Festival e Dintorni che prevede cinque date fuori città. Inseriti in cartellone a Bergamo, due appuntamenti rilevanti: il 10 maggio il concerto con la Filarmonica del Festival e i Piccoli Musici per celebrare il 50° anniversario dell’Università degli Studi di Bergamo. Il 7 giugno infine, all’interno della Cattedrale della Città Alta, un concerto in collaborazione con il Festival Organistico Internazionale “Città di Bergamo” a ingresso libero.
In programma anche un appuntamento cinematografico. Per il secondo anno, il Festival in collaborazione con Musicom.it, proporrà la proiezione di un film documentario della collana Vox Imago, un progetto realizzato da Intesa Sanpaolo. Nel 1893, anno della morte di Čajkovskij, debuttò il primo grande successo di Puccini, Manon Lescaut. “Ma l’amor mio non muore” è il racconto dei registi Elvio Annese e Roberto San Pietro, che prende spunto dalla messa in scena del Teatro Regio di Torino del 2017, ripresa da RAI per la regia di Ariella Beddini. Sempre grazie alla collaborazione con Musicom.it, sette concerti in calendario verranno trasmessi da Rai Radio 3 e uno sarà visibile in differita su Rai 5.
Insomma, due mesi e un cartellone che fanno di Brescia e Bergamo le capitali della grande musica internazionale e della bellezza.
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STORIA
Nato nel 1964 per iniziativa del M° Agostino Orizio, in omaggio ad Arturo Benedetti Michelangeli, il Festival misura il polso del pianismo internazionale ospitando da cinquantacinque anni le orchestre e i solisti più famosi. Al Festival sono apparsi non solo i più grandi pianisti, da Michelangeli, protagonista delle prime cinque edizioni, a Magaloff, da Richter ad Arrau, Pollini, Ashkenazy, Radu Lupu, Zimerman, Brendel, Martha Argerich, Evgenij Kissin, Grigory Sokolov, ma anche strumentisti, cantanti e direttori del calibro di Mstislav Rostropovich, Mischa Maisky, Uto Ughi, Luciano Pavarotti, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Gergiev, Giulini, Sawallisch, Solti, Maazel, Chung. Tra le orchestre spiccano i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Chicago Symphony Orchestra, la London Symphony, l’Orchestra di Philadelphia, la Filarmonica d’Israele, la Filarmonica di San Pietroburgo, la National de France, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, la Filarmonica della Scala.
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