Giuseppe Manfridi è drammaturgo dotto, cultore della scrittura raffinata che attinge al classico, oltre che inveterato tifoso romanista.
Nella sua drammaturgia il tifo calcistico assurge a letteratura, dal campo di calcio sale sulle tavole del palcoscenico. Il progetto “Diecipartite” ideato insieme a Daniele Lo Monaco e giunto attualmente al settimo atto, porta in scena dal 2009 gli incontri significativi della squadra giallorossa, recitati al debutto in prima persona con l’intensità emotiva della partecipazione diretta agli eventi cui si intrecciano aneddoti e suggestioni di esperienze private.
Il cuore di Manfridi è a strisce, gialle e rosse. Un istinto, una passione, un’appartenenza ineluttabile. Ogni partita è un racconto, non chiacchiericcio da bar dello sport ma momenti di vita intensa, di emozioni intime espresse attraverso la parola che si avvale di citazioni poetiche.
La data del 28 maggio 2017 è diventata storica, è l’ultima partita del capitano Francesco Totti, mitico calciatore che ha indossato una sola maglia, resistendo a molte lusinghe, anche quelle del blasonato Real Madrid.
Si inizia con la malia evocatrice della cabala: siamo in teatro il 28 marzo a 25 anni esatti dall’esordio del giocatore in Serie A, con la teatralizzazione della partita d’addio del 28 maggio 2017, dopo 25 campionati e 250 reti segnate con lo stesso club!
L’autore recita e vive l’entusiasmo di una carriera inimitabile, ampliando e limando il copione in diretta con battute estemporanee dettate dal pathos di chi è tifoso per destino.
Roma-Genoa 3-2, il coraggio di una vita, regalo a una città col secondo posto e l’accesso alla Champions League.
Calcio e cultura. E allora Manfridi si ispira a Tolstoj per affermare che sul campo ognuno è felice a modo suo, e poi Baudelaire, Montale, Dante e Leopardi perché il calcio può essere espressione d’arte “quando si ricorda di non essere solo calcio”.
La narrazione, modulata dai movimenti scenici e dalle intonazioni e guidata dalla regia dell’amico Claudio Boccaccini, si insinua nella solitudine del capitano nei giorni precedenti l’ultima partita, immaginando i tormenti per la stesura del messaggio d’addio, condivisi con la moglie nel salotto di casa componendo la lettera di commiato che segna l’epopea di un giocatore entrato bambino e uscito uomo dallo stadio della sua città.
Storia romantica di un amore assoluto, reciproco e unico, che si amplifica moltiplicandosi nell’amore devoto di ogni tifoso.
Araldo giallorosso, Manfridi dà espressione ai sentimenti anche con l’ausilio della penna dei poeti e dei loro versi, e tuttavia chiosa che “per essere poetici non è richiesto l’obbligo di essere poeti”.
“Non sono di tante parole, però le penso” afferma Totti. Tutte le altre le aggiunge Manfridi.
Il testo è pubblicato da La Mongolfiera Editrice.