Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Pianoforte Emanuele Arciuli
Direttore Jader Bignamini
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Jader Bignamini, all’indomani della direzione di Puritani al “Massimo” di Palermo, torna nella sua “casa naturale” – laVerdi – per dirigere l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi in un affresco musicale a tinte forti, originale, fascinoso e inconsueto, di sicuro impatto emotivo nelle sue differenti caratteristiche. La locandina scelta dalla “bacchetta” lombarda è tesa infatti a enfatizzare le peculiarità di due opere apparentemente lontane, se non addirittura antitetiche, quali la Sinfonia n. 2 dell’americano contemporaneo Leonard Bernstein, universalmente conosciuta come The Age of Anxiety, e la Sinfonia n. 6 di Beethoven, altrettanto universalmente conosciuta come Pastorale, legate tuttavia dall’ineffabile “filo rosso” teso da Madre Natura, nelle sue diverse manifestazioni.
Due date disponibili per un evento da non perdere: venerdì 27 (ore 20.00) e domenica 29 (ore 16.00) Aprile, all’Auditorium di Milano. Guest Star in largo Mahler – altro gradito quanto atteso ritorno – il pianista pugliese Emanuele Arciuli, impegnato in apertura di programma nel capolavoro di Bernstein, che manca all’Auditorium dal febbraio 2001.
Lasciamo la parola a Jader Bignamini, che ci introduce all’ascolto di Bernstein e Beethoven:
“Potrebbe apparire come un programma inconciliabile se non distonico, quello proposto dalla locandina attuale, che vede la Sinfonia n. 2 di Leonard Bernstein, The Age of Anxiety, contrapporsi (o piuttosto affiancarsi) alla Sinfonia n. 6 di Beethoven. Invece mi sento di poter dire con la massima convinzione che mai scelta è stata più azzeccata, e il pubblico ne avrà grande soddisfazione. Del resto, il nesso tra i due capolavori, al di là dei 140 anni di distanza e di tutte le differenze che si portano dietro, a partire dai contesti storici, è evidente; in entrambe si parla di natura: quella umana nel contemporaneo americano, quella pastorale nel tedesco ottocentesco.
“Anche sotto l’aspetto tecnico, in entrambi i casi siamo di fronte a due opere peculiari e distintive: se la Numero 2 di Bernstein più che una sinfonia è un vero e proprio concerto per pianoforte e orchestra, la Sesta beethoveniana è caratterizzata da cinque movimenti, in una successione di titoli programmatici che la rende unica nella produzione sinfonica del genio di Bonn.
“Tornando a Bernstein, la direzione di The Age of Anxiety è una prima assoluta personale: e sono doppiamente contento di condividere questa mia grande emozione con laVerdi, Orchestra nella quale sono nato e cresciuto. Si tratta di un’opera estremamente difficile e complessa, stravinskijana nella struttura ma con sorprendenti aperture romantiche che riportano alle sonorità brahmsiane, che si articola in continui cambi di tempo, dove il confronto tra pianoforte e orchestra deve manifestarsi e articolarsi con la massima precisione e puntualità di esecuzione.
“Mirabili e affascinanti le 14 variazioni sul tema della prima parte, che si evolvono ampliandosi e diversificandosi come una sorta di virus musicale, per passare alla impronta dichiaratamente jazzistica della seconda, con l’impiego parallelo di numerosissimi strumenti a percussione anche inconsueti, fino al grandioso finale, con il ritorno al tema dell’esordio”.
Ecco il commento di Emanuele Arciuli sul brano di Bernstein:
“The Age of Anxiety è il maggior contributo che Leonard Bernstein abbia dato – da compositore – al pianoforte, lo strumento da lui più amato e che suonava magnificamente.
“Pagina complessa, scomoda, problematica, ma affascinante e ricca di colori, la Sinfonia n. 2 è di fatto un concerto per pianoforte e orchestra, in cui il rapporto fra il piano e l’orchestra, cioè fra l’individuo e il mondo circostante, si fa di volta in volta conflittuale e conciliante, dissonante e invece pacificato. Pagina ancora attuale, The Age of Anxiety offre, della musica di Bernstein, una prospettiva diversa rispetto alle opere più popolari – West Side Story fra tutte – ma altrettanto significativa”.
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(Biglietti: euro 36,00/16,00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2, www.laverdi.org – www.vivaticket.it).
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Leonard Bernstein e la Sinfonia n. 2 The Age of Anxiety
“L’affascinante e raccapricciante ègloga di Wystan Hugh Auden mi appassionò subito in modo Lirico quando la lessi per la prima volta nell’estate del 1947. Da quel momento la composizione di una sinfonia basata su The Age of Anxiety divenne qualcosa di impellente; e ci lavorai sopra con fermezza da quel momento, a Taos, a Philadelphia, a Richmond nel Massachussetts, a Tel Aviv, in aereo, nelle hall degli alberghi, e finalmente (la settimana precedente la première) a Boston”.
Così lo stesso compositore riassumeva sul programma di sala del concerto a Boston (8 aprile 1949) la complessa genesi della Seconda Sinfonia ispirata ad una poesia del celebre poeta inglese Auden. Gli impegni come direttore d’orchestra sul finire degli anni Quaranta diventavano sempre più importanti per il trentenne talento emergente della musica americana e s’intersecavano con la sua vulcanica vita privata. Per dedicarsi alla composizione promessa a Serge Koussevitsky (affettuoso mentore del giovane talento nonchè leggendario direttore dell’Orchestra Sinfonica di Boston) Bernstein pensò di prendersi un periodo di vacanza accompagnando il poeta inglese Stephen Spender in un isolato ranch a 2000 metri d’altezza sopra la cittadina di Taos nel Nuovo Messico, sistemazione messa a disposizione del poeta dalla vedova dello scrittore D.H. Lawrence. Spender rimase britannico imperturbabile, nonostante alla guida di una Buick si alternassero Bernstein e il fratello fra forature e sbandate e canti a squarciagola (si trattava del Peter Grimes di Britten di cui Lenny aveva eseguito nel 1946 la prima americana a Tanglewood). Ma la vita in semi-isolamento di un uomo simile durò solo una settimana e la sinfonia fu completata fra un estenuante tour di concerti con la Pittsburgh Symphony e il soggiorno di due mesi nella Palestina sconvolta dalla guerra d’indipendenza.
Bernstein, da sempre sostenitore entusiasta dello stato di Israele, diresse addirittura a Beersheba, città appena occupata dagli ebrei, in aperta sfida alle risoluzioni delle Nazioni Unite. In una lettera da Tel Aviv a Koussevitsky, dopo la performance di pianista e direttore scriveva: “Non si può immaginare un esercito più intelligente, colto e amante della musica (…). Credimi, finirà bene: c’è troppa fede, troppo spirito”.
E proprio della difficile ricerca della fede tratta la lunga egloga di Auden. Alla fine, confessa il compositore, due personaggi “ammettono di riconoscere la fede – e anche di sottomettersi passivamente – confessando la loro impotenza a collegarla con la vita di tutti i giorni, a meno di una cieca accettazione”.
Dopo la prima a Boston, The Age of Anxiety fu ripresa nella stagione successiva dalla Filarmonica di New York (Bernstein direttore con Lukas Foss al piano) e portata sulle scene del New York City Ballet dal coreografo Jerome Robbins (20 febbraio 1950). Il Finale della sinfonia non aveva però soddisfatto il compositore: il pianoforte rimaneva in silenzio fino all’ultima battuta, dove suonava un solo accordo per simboleggiare la ritrovata unità fra l’uomo e Dio. Nel 1965 rifece il movimento aggiungendo al pianoforte “un’ultima ed esplosiva cadenza”.
Giovanni Gavazzeni
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Biografie
Jader Bignamini, direttore. Scelto nel 1998 da Riccardo Chailly come clarinetto piccolo dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, inizia il suo percorso all’interno dell’Istituzione che lo vedrà passare dalle file dell’orchestra al podio, fino ad essere nominato nel 2010 Direttore Assistente e dal 2012 Direttore Associato. Nato a Crema, dopo gli studi al Conservatorio di Piacenza inizia giovanissimo a collaborare, anche come solista, con diverse orchestre e avvia contemporaneamente l’attività di direttore con gruppi da camera, orchestre sinfoniche e di enti lirici. Nell’autunno 2012 partecipa per il secondo anno consecutivo al Festival MiTo con la Messe Solennelle di Berlioz. Prosegue inoltre la sua intensa collaborazione con laVerdi dove dirige, oltre a quello inaugurale, svariati concerti con programmi lirici e sinfonici (Brahms, Cajkovskij, Glinka, Musorgskij, Prokofiev, Ravel, Respighi, Rimsky-Korsakov, Paganini, Piazzolla, Stravinskij, Vivaldi), sia a Milano che nella tournée in Russia (Cajkovskij Hall a Mosca e Glinka Philarmonic Hall a San Pietroburgo), collaborando con solisti quali Karen Gomyo, Francesca Dego, Natasha Korsakova, Kolya Blacher e Lylia Zilberstein. Seguono i debutti sinfonici in Giappone alla Biwako Hall di Otsu, in Brasile al Teatro Municipal di Sao Paulo, a Palermo con l’Orchestra Sinfonica Siciliana e a Firenze col Maggio Musicale. Inaugura poi il XXXIX Festival della Valle d’Itria con Crispino e la Comare, la XX Stagione Sinfonica de laVerdi con un programma verdiano e il Festival Verdi 2013 a Parma con Simon Boccanegra, a seguito del quale gli viene offerto dal Teatro Regio un invito triennale per il Festival.
Tra gli impegni recenti, oltre ai numerosi appuntamenti sinfonici con laVerdi, tra i quali il verdiano Requiem, ricordiamo i Carmina Burana con la Filarmonica del Comunale di Bologna, La bohème al Municipal di Sao Paulo e al Teatro la Fenice di Venezia, L’elisir d’amore ad Ancona, Tosca al Comunale di Bologna, La forza del destino al Festival Verdi di Parma e La bohème al Filarmonico di Verona.
Il 2015 lo ha visto protagonista di felici debutti come Cavalleria rusticana e L’amor brujo al Teatro Filarmonico di Verona, Aida al Teatro dell’Opera di Roma, Madama Butterfly al Teatro la Fenice di Venezia oltre al debutto americano con Rigoletto al Festival di Santa Fe in New Mexico, dove tornerà nel 2018 per una nuova produzione di Madama Butterfly.
Reduce del successo americano ha quindi diretto un concerto al Teatro alla Scala di Milano con laVerdi per poi inaugurare anche la stagione autunnale all’ Auditorium di Milano con una serie di concerti sinfonici, la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi e un gala lirico sinfonico al Musikverein di Graz con il soprano Anna Netrebko.
Il 2016 l’ha già visto protagonista a Francoforte per Oberto, conte di San Bonifacio, in tournée in Korea e Giappone per una serie di concerti con Anna Netrebko, a Tokyo con per una produzione di Andrea Chenier e al Teatro dell’Opera di Roma con un nuovo allestimento di Traviata con la regia di Sofia Coppola e i costumi di Valentino.
I debutti del 2016: all’Arena di Verona per la produzione di Traviata nel cartellone estivo, al Rossini Opera Festival con Ciro in Babilonia per la regia di Davide Livermore, a Palermo con Madama Butterfly e al Bolshoi a Mosca con Manon Lescaut di Puccini con Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, ancora a Verona (Dicembre, Teatro Lirico) con Turandot, oltre a Colonia e Amburgo per concerti.
Nel 2017 debutta ne Il trovatore al Teatro dell’Opera di Roma e Francoforte e al Metropolitan di New York con Madama Butterfly. Nel 2018 è atteso all’Opera di Vienna.
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Emanuele Arciuli, pianoforte. Pugliese di Galatone, classe 1965, suona regolarmente per alcune fra le maggiori istituzioni musicali. In Italia, ad esempio, collabora con orchestre come la OSN della Rai, il Maggio Musicale Fiorentino, La Fenice di Venezia, il Comunale di Bologna, il Teatro Petruzzelli di Bari e l’Orchestra Verdi di Milano; suona in recital al Teatro alla Scala di Milano, al San Carlo di Napoli, per l’Arena di Verona, gli Amici della Musica di Firenze, l’Unione Musicale di Torino, la IUC di Roma etc. È stato invitato da festival come “A. Benedetti Michelangeli di Brescia e Bergamo”, Festival dei Due Mondi di Spoleto, Settembre Musica di Torino, Ravenna, Ravello, RedCats di Los Angeles, Miami Piano Festival, Santa Fe Chamber Music Festival, Melbourne Festival. Il suo impegno nella musica contemporanea lo porta ad esibirsi regolarmente nelle maggiori rassegne (Milano Musica, Biennale di Venezia, Nuova Consonanza di Roma).
Tra le orchestra con cui ha suonato in ambito internazionale, ricordiamo Rotterdam Philharmonic, Brussel Philharmonic, Residentie Orkest Den Haag al Concertgebouw di Amsterdam, RTSI di Lugano, Tonkünstler di Vienna (al Musikverein, per Wien Modern), Filarmonica di San Pietroburgo, Saint Paul Chamber Orchestra, Indianapolis Symphony Orchestra e molte altre.
Fra i direttori con cui collabora citiamo Roberto Abbado, Andrei Boreyko, MarcAndreae, Petr Altrichter, Dennis Russell Davies,Yoel Levi, Brad Lubman, Wayne Marshall, James MacMillan, Kazushi Ono, Zoltan Pesko, Emilio Pomarico, Stefan Reck, Jonathan Stockhammer, Arturo Tamayo, Mario Venzago. Attivo anche in ambito cameristico, collabora regolarmente con Sonia Bergamasco e Andrea Rebaudengo.
Accanto al repertorio più tradizionale, che continua a frequentare con assiduità, Arciuli suona moltissima musica del nostro tempo. Ha eseguito in prima assoluta oltre quindici nuovi concerti per pianoforte e orchestra, molti dei quali scritti per lui. Più di cinquanta, infine, le pagine pianistiche composte per lui da autori come George Crumb, Milton Babbitt, Frederic Rzewski, Michael Nyman, Michael Daugherty, William Bolcom, John Harbison, Aaron Jay Kernis per citarne solo alcuni. Il progetto ‘Round Midnight, eseguito fra l’altro al Miller Theater di New York, e commissionato da CCM di Cincinnati, ha ottenuto una attenzione vastissima a livello internazionale.
Il suo interesse per la musica americana si è concretizzato in un libro, Musica per pianoforte negli Stati Uniti (Edt) e in numerose lezioni, sia radiofoniche – per Rai Radio3 e Radio Svizzera – che televisive, per Sky Classica.
Incide per Innova Recording, Stradivarius, Vai, Bridge, Chandos. Fra i suoi oltre 15 cd segnaliamo ‘Round Midnight, l’opera completa di Berg e Webern, la prima registrazione mondiale del Concerto di Maderna e il recentissimo Walk in Beauty, un’ampia antologia di musica americana.
Profondamente coinvolto nella cultura degli indiani d’America, infine, ha avviato da anni una serie di collaborazioni con tutti i maggiori compositori nativi che hanno scritto per lui pagine pianistiche e un concerto per pianoforte e orchestra (Louis W. Ballard e Brent Michael Davids, Indiana Concerto, eseguito a Indianapolis nel 2008). Recentissima testimonianza di questa passione, che si estende all’arte visiva, è il libro Per i sentieri dell’arte nativa americana, pubblicato da Caratteri Mobili.
Ha scritto anche Rifugio Intermedio, libro con cd pubblicato dal Teatro di Monfalcone e dedicato alla musica contemporanea italiana e americana per pianoforte; ha curato un capitolo del nuovo Manuale del Pianoforte della EDT e sta scrivendo una monografia su Bernstein per i tipi della ETS di Pisa.
Nel 2011 gli è stato conferito il premio della critica musicale italiana “Franco Abbiati” come miglior solista dell’anno. Tra gli altri riconoscimenti, una nomination per i Grammy Award per il cd dedicato a George Crumb.
Tiene un blog sul Giornale della Musica on line; incide per Stradivarius, Chandos, Vai, Innova Records, Bridge.
Dal 2017/18 tiene il corso di pianoforte contemporaneo all’Accademia di Pinerolo.
Docente di pianoforte al Conservatorio “Piccinni” di Bari, tiene regolarmente workshop per numerose università degli Stati Uniti, dove si reca dal 1998 ed ha tenuto oltre quaranta tournée.