…“Mai profeti in Patria”…
Questo detto popolare è sempre stato profetico nella sua asserzione, tanto da cominciare a credere che possa entrare di diritto nel DNA e nell’archètipo dell’essere umano, nomade da sempre, ma che il sistema sociale costruito nei millenni vuole stanziale, e non sempre capace di dare risonanza ai propri talenti grezzi, del territorio.
Il 15 aprile 2018 sarà ricordato come un giorno, tra tanti altri del calendario, ma per Riccardo Buscarini, giovane coreografo esordiente, nato nel 1985, in una piccola provincia emiliana della città di Piacenza, la differenza è sostanziale.
Candidato a due nomination per la Golden Mask di Mosca (come miglior produzione e miglior coreografo), presso il nuovo Teatro Bolshoi, il premio così illustre è paragonabile in Italia, al nostro David di Donatello, in questo caso il riconoscimento accomuna le Arti sceniche Visive e performative, in cui, da sempre la Danza ricopre un ruolo importante in Russia.
Buscarini si avvicina alla danza, e in particolare allo stile contemporaneo, in tarda età, a 17 anni, completando il suo personale dialogo, con le arti visive, cinema e musica, a Londra, presso la Contemporary Dance School The Place, interagendo in spazi teatrali, urbani e gallerie d’arte, frutto anche del patrimonio di informazioni trasferitegli nell’infanzia dal nonno pittore, Sergio Tagliaferri.
Nel 2011 Riccardo vince il Premio Prospettiva Danza, con “Volta”, frammento n.1 della trilogia Family Tree, un progetto in seno all’artista diversamente abile, Chiara Bersani.
Nel 2012 consegue un fondo di danza contemporanea, dedicato agli artisti emergenti della Regione Emilia Romagna, con il Fondo Fare Anticorpi.
Nel 2013 arriva il premio, The Place Prize, per il lavoro “Atleti”, uno trai i tre coreografi britannici, coinvolti in ArtsCross, progetto di ricerca coreografica internazionale, sponsorizzato da Bloomberg e con i costumi della stilista Brooke Roberts.
Nel 2015 Buscarini prende parte alla residenza internazionale MAM-Maroc Artist Meeting a Marrakech, in cui crea due installazioni esposte al Museo delle Arti marocchine. Nel 2016 presenta una creazione indipendente dal titolo No Lander, a cui è seguito, una collaborazione con Richard Taylor per una mostra, con Parting Glass. Nel 2017 dirige la sua prima Opera, il Don Pasquale di G.Donizzetti.
Qual è la cifra stilistica di Riccardo Buscarini, se ne ha una, e se così la vuole chiamare?
Il mio registro è un nuovo approccio, un linguaggio di ricerca e transizione che segna una traccia, una proiezione di geometria nello spazio, quella che mi ha ispirato per il mio ultimo lavoro Silk.
Com’è avvenuto l’incontro con Olga Pona e partecipare a questo importante Premio?
L’incontro è avvenuto in rete, galeotto è stato internet in questo caso rivelatosi un ponte di trait d’union tra culture differenti. Olga Pona fondatrice a Chelyabinsk della Compagnia omonima e di un particolare teatro visivo, (partner dell’olandese Aat Hougee), è una brillante coreografa di danza contemporanea dell’est Europa, con la quale da prima ho collaborato in giuria per un concorso, e successivamente mi è stata commissionata una coreografia per dieci ballerini.
A cosa ti sei ispirato?
Al viaggio, come tema di comunicazione e scambio. All’incontro con l’altro, per cui, il contatto molto periferico con mani e piedi si è evoluto in un movimento scivolato, quasi sospeso, di moto circolare, come la percezione tattile della seta, Silk, appunto.
Un viaggio tra finzione e realtà?
Un viaggio reale di 15 ore, quello del treno della transiberiana, sul quale ho concepito e raccolto molte immagini, sensazioni, colori, come i cristalli dei fiocchi di neve, a cui mi sono ispirato per gli abiti leggeri e trasparenti dei ballerini in scena.
All’età di 33 anni, percorri sulla tratta Oriente-Occidente, un viaggio nel tempo, che inevitabilmente porta a pensare ai natali di Nureyev, concepito in treno sulla tratta Irkutsk-Vladivostok…una coincidenza, ma anche una responsabilità!
La via della Seta mi ha ispirato ad intraprendere questo cammino, e forse, non a caso fantasmi e spiriti del passato che hanno abitato e dimorato in questa dimensione senza tempo, sono presenti, e fanno parte della storia, e del viaggio che ho intrapreso per questo progetto.
Ricordi perché e cosa ti fece decidere di intraprendere la strada della Danza?
Come ho già accennato in partenza, ho iniziato tardi in età adolescente a studiare danza, o meglio ad avvicinarmi allo stile contemporaneo, mentre alla tecnica classica, mi sono avvicinato da bambino, ma l’ispirazione al mondo del teatro in movimento, è merito di mio nonno, e del regalo che mi fece all’età di 5 anni, di un teatrino di burattini, con il quale ho giocato ed inventato storie, infinitamente.
Per questo la narrazione è il mio storyboard, e la vita un contenitore da cui attingere per creare, come un artigiano forgia l’argilla nel processo creativo per l’opera d’arte.