È la contaminazione prepotentemente calata nella violenza di una realtà contemporanea la parola d’ordine (l’idea portante) di Mario Martone per affrontare la regia del primo Eduardo, Il sindaco del Rione Sanità, capolavoro del 1960 (nella Cantata dei giorni dispari) praticamente sold out in un gremitissimo Teatro Argentina di Roma (fino al 29 aprile). Il testo di Eduardo viene scomposto e ricomposto guardando direttamente alla realtà del NEST di San Giovanni a Teduccio, periferia di Napoli, e dei suoi giovani attori che vivono quotidianamente una guerra di camorra, la stessa che popola il testo di Eduardo portato in scena con la collaborazione del Teatro Stabile di Torino, la compagnia Elledieffe. Un Eduardo non come tutti gli altri evidentemente, ma che si carica di un importante valore etico e civile per raccontare la storia di un uomo, Antonio Barracano, Sindaco della Sanità, uomo d’onore d’altri tempi e qui perfettamente inserito nella realtà. Di fatto, siamo in una moderna Gomorra, richiamata anche dalle scenografie (di Carmine Guarino fra tocchi di plexiglas e drappi, inclusa la tovaglia che ricordano l’oro e la sfacciata opulenza delle case dei boss) e dai costumi (di Giovanna Napolitano), assolutamente contemporanei. La prima mossa di Martone, per calare nell’attualità politica la vicenda del Sindaco, e sprigionare l’energia del testo attraverso la recitazione quasi devastante e accelerata dei suo gruppo di attori che si lasciano travolgere dalla giovinezza, è proprio quello di intervenire su Antonio Barracano: il Sindaco non è più una figura crepuscolare, ma un aitante quarantenne età ben più giovane rispetto a quanto previsto da Eduardo. Il sindaco di Francesco Di Leva, carismatico e convincente, guida l’approccio alla recitazione energica e aggressiva della compagnia: è giovane, entra in scena con la felpa, si tiene in forma, ricorda i personaggi di Gomorra intenti a fare carriera, è un boss moderno cui la televisione e il cinema degli ultimi anni ci hanno abituato. Il NEST, Napoli Est Teatro, è proprio creatura dello stesso Di Leva insieme ad Adriano Pantaleo (che interpreta l’uomo di fiducia Catiello), Giuseppe Gaudino (Vicienzo ‘O Cuozzo), Giuseppe Miale Di Mauro, Andrea Vellotti creato in un quartiere difficile con il tentativo di allontanare i giovani dalla violenza che li circonda.
L’approccio è contemporaneo e aggressivo, il gruppo di attori (in parte anche esordienti) insieme a professionisti come Massimiliano Gallo (è Arturo Santaniello), è veramente ben amalgamato, molto bravo Giovanni Ludeno (il medico Fabio Della Ragione), e convincente: resta inalterato il messaggio di Eduardo anche in un contesto di violenza già efferata come quella di adesso segnando in un certo modo la lealtà e i principi del Sindaco, uomo d’onore che gestisce un micromondo dal sistema legalitario ribaltato, ma sempre efficace, salvo poi rimanere vittima del panettiere Santaniello. Non c’è speranza alcuna nel Sindaco del Rione Sanità di Martone, primo folgorante approccio del regista napoletano con il grande Eduardo, spettacolo crudo e appassionante, specchio di un inferno che assume i tratti di una contemporanea Gomorra. Info 06.684.000.311/314 – www.teatrodiroma.net, Biglietti da 40 a 12 euro.