Il lavoro di Aszure Barton, Jerome Robbins e William Forsythe e la compagnia dell’English National Ballet: un connubio che difficilmente potrebbe risultare un fallimento.
E Voices of America, infatti, non delude le aspettative.
Voluta dalla direttrice artistica dell’ENB Tamara Rojo, la serata celebra il best of dello stile neo classico americano con un quartetto di intensità ed energia, che ospita inoltre la prima produzione di William Forsythe in UK in oltre 20 anni e in esclusiva per L’ENB: si tratta di Playlist (track 1, 2) una rivelazione sorprendente che, come il nome suggerisce, si divide in due parti.
La prima vede 12 ballerini maschi impegnati in una sorta di compendium dello stile classico, rivisitato in un virtuoso mix di salti e forme che attraversano la scena in un crescendo di energia senza fine. Nella seconda track il ritmo si intensifica ulteriormente: un sottofondo musicale dai toni house accompagna stratosferici salti e virtuose pirouettes. Se la tecnica continua a non mancare, questa volta Forsythe la contestualizza in una sorta di party: il pubblico è letteralmente in visibilio.
La compagnia si cimenta anche con un altro lavoro di Forsythe, Aproxime Sonata 2016 di matrice questa volta più tradizionale. Costruito su una serie di intricati passi a due dalle forme geometriche, il brano risulta piacevole ma poco coinvolgente. I costumi fluorescenti, inoltre, risultano decontestualizzati e fuori luogo.
Brano di apertura è invece Fantastic Being del coreografo canadese Azsure Barton, che si caratterizza per le tonalità misteriose, che rievocano un mondo astratto celebrandone le sue infinite forme e i suoi abitanti – 20 eccellenti danzatori. L’intensità della pièce è ulteriormente accentuata dalle note di Mason Bates, ben interpretate della English National Ballet Philarmonic.
Un programma dedicato allo stile neoclassico americano non sarebbe completo senza Jerome Robbins: The Cage sulle note del Concerto in D di Stravinskj è forse uno dei brani più intensi del coreografo di West Side Story, d’impatto tanto oggi quanto al debutto a firma del New York City Ballet datato 1951. Come Fantastic Being il brano è una celebrazione del mondo e delle sue infinite possibilità, ma questa volta con un taglio più felino e predatore.
In questo confronto tra giganti, Forsythe indubbiamente risulta vincitore, in una serata che risulta ben riuscita e che ospita tra il pubblico, nascosto tra le file, anche l’étoile Roberto Bolle.
Letizia Cantù