Torna sulle scene lo spettacolo che ha consacrato il successo del teatro infantile della Socìetas Raffaello Sanzio più di vent’anni fa. Destinato ad essere messo in scena in molte parti del mondo e ad essere assunto come metodo, Buchettino è la fiaba drammatica tratta da Le petit poucet di Charles Perrault, una delle tante storie su Pollicino. Il debutto risale ormai al 1995 ma la messa in scena è rimasta la stessa negli anni, così come la drammaturgia e l’inclusività più unica che rara che ha coinvolto più generazioni di bambini e adulti.
Una grande “scatola nera” posta direttamente sul palcoscenico, cinquanta lettini a castello al suo interno dove vengono fatti sdraiare i bambini sotto le coperte, luce soffusa e un sottofondo ambientale, Chiara Guidi illuminata da una fioca lampadina seduta al centro della stanza con un grande libro in grembo. Questa l’atmosfera creata nello spettacolo portato in tournee in diversi paesi europei e oltreoceano in Giappone.
Attraverso l’intimità della situazione ricreata dalla Guidi si riproduce la veridicità della condizione in cui le fiabe vengono raccontate: i bambini sono sotto le coperte, in penombra e al sicuro ed è questa immobilità fisica ma non mentale a creare la dimensione inclusiva che permetta loro di cogliere ogni aspetto della fiaba attraverso la voce della narratrice, ma soprattutto grazie ai rumori e alle musiche provenienti dal soffitto e da tutte le pareti della stanza, cassa di risonanza pregnante di drammaturgia.
Ambientazioni e suggestioni spaziali si fanno così “corpo” letterale della fiaba, narrata fedelmente attraverso le infinite modulazioni recitative della Guidi. Ora presenza materna e rassicurante, ora guida in un mondo misterioso, l’attrice si fa carico di un’interpretazione totale, essendo l’unica presenza attoriale in scena e avendo costantemente gli occhi di cinquanta bambini addosso. Essenziale la componente sonora, atta a far immaginare visivamente quello che non si vede attraverso i rumori prodotti dal vivo dagli attori che attorniano la stanza dall’esterno e che interpretano Buchettino, i suoi fratelli, i genitori e soprattutto il terribile orco. Il tessuto sonoro di Romeo Castellucci è giostrato in maniera tale da risultare circolare e avvolgente così da rendere la percezione sinestetica, creando così una dinamica esperienza di visione.
La stanza dunque si trasforma in un vero e proprio contenitore immenso di parole, suoni, tonfi, colpi e fruscii, cassa di risonanza degli eventi narrati. Attraverso l’immaginazione i bambini diventano protagonisti della storia, affrontano la paura della notte e del buio, quella della confusione e dell’abbandono, come dice Chiara “ciascuno nel proprio lettino, ma ciascuno vicino agli altri. Insieme, complici e solidali, contro il nero che li avvolge”.