La vita di Elisabetta I Tudor ha stimolato la fantasia di numerosi artisti attraverso i secoli e il suo carattere forte e risoluto è stato oggetto di molteplici produzioni tra danza, letteratura, cinema e arte.
Elizabeth, produzione a firma di Will Tuckett e del librettista Alasdair Middleton in scena al Barbican Theatre, è un equilibrato mix di danza e teatro che esplora la vita della regina Tudor con particolare enfasi sulle sue sfortunate vicende amorose più che sui suoi meriti politici.
Considerata da molti storici la più grande sovrana della storia inglese, Elisabetta I – figlia illegittima di Enrico VIII e della seconda moglie Anna Bolena – salì al trono nel 1558 a soli 25 anni, dando inizio a un periodo di sviluppo economico e culturale, che segnò l’esordio dell’Inghilterra come grande potenza della scena europea.
La produzione in scena al Barbican Theatre porta la firma del coreografo William Tuckett e del librettista Alasdair Middleton, e fu creata nel 2013 per la danzatrice Zenaida Yanowsky, allora principal del Royal Ballet.
La scena si apre nel 1603, anno della morte della regina, e ripercorre la sua vita in un efficace equilibrio di danza, prosa e musica, servendosi di lettere, pagine di diario e poesie scritte dalla regina stessa e dai suoi contemporanei.
Il cast in scena è molto limitato ma di grande effetto: oltre alla protagonista, tre figure femminili fungono sia da narratrici che da personaggi di supporto, mentre i vari pretendenti amorosi sono interpretati da un’unica figura maschile (Yury Yanowsky, fratello della ballerina).
Zenaida Yanowski regala una performance particolarmente intensa: in 90 minuti esplora con intensità le diverse sfaccettature della sovrana – donna ora risoluta ora malinconica, ma indiscutibilmente passionale.
La sua presenza in scena è resa ancor più d’effetto dai costumi di Fay Fullerton, che completano una danza magnificente, caratterizzata da struggenti a soli che traducono visivamente l’atmosfera di musica e testo.
La partitura si ispira alle canzoni del tempo, ed è interpretata dal violoncellista Raphael Wallfisch accompagnato dalla voce del baritono Julien Van Mellaerts.
Entrambi riescono a ricreare un contesto di valore alla coreografia di Tuckett, che può a ragione definirsi vero ritratto in danza.
La produzione risulta ben riuscita, e particolarmente gradita dal pubblico del Barbican.
Letizia Cantù