Gli spettacoli di Gabriella Greison, fisica e scrittrice, affascinano con un argomento apparentemente ostico, la Fisica, raccontata con un’aneddotica che propone originali punti di osservazione.
Ha ideato il primo Festival della Fisica in Italia, inserito nel programma di Eureka! Roma 2018 promosso da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale con l’obiettivo di promuovere e divulgare temi scientifici e far avvicinare il pubblico e i più giovani a materie e discipline spesso ritenute complesse e distanti, che si è appena concluso allo Spazio Diamante con la messa in scena dello spettacolo “Faust a Copenaghen” tratto dal suo libro “Hotel Copenaghen” in cui ricostruisce lo spettacolo messo in scena dai fisici nel 1932 per commemorare il centenario della morte di Goethe.
Il danese Niels Bohr, premio Nobel per la fisica nel 1922 e uno degli ideatori della Teoria dei quanti, dopo la scoperta del neutrone e del positrone, dal 1930 soleva invitare la comunità scientifica internazionale presso l’Istituto di Fisica teorica di Copenaghen per trattare gli argomenti scientifici ed esistenziali sollevati dalle nuove conoscenze attraverso l’espressione teatrale, memore delle parole di Einstein che “i fisici hanno un mondo dentro, per questo gli riesce facile tenere la scena in qualsiasi teatro”.
Nel 1932, anno in cui le elezioni in Germania danno la maggioranza relativa al partito nazista, Bohr interpreta il Signore, Wolfgang Pauli ha la parte di Mefistofele, Paul Ehrenfest sostiene il ruolo di Faust, Lise Meitner è il neutrino Margherita, Paul Dirac, Werner Heisenberg e Max Delbrück sono gli altri scienziati che reinterpretano il Faust contaminandolo con l’universo della fisica nucleare.
Nella foto in bianco e nero che ritrae tutti i fisici presenti seduti ai banchi, appaiono anche una trombetta usata per esprimere approvazione, un cannone per dissentire e una statuetta dell’Oscar (nato tre anni prima) destinata al miglior attore.
La prima drammaturgia teatrale dello spettacolo “Faust a Copenaghen” venne realizzata nel 1988 al Piccolo di Milano per la regia di Strehler che utilizzò il testo un po’ oscuro del fisico George Gamow con un cast numeroso tra cui Orso Maria Guerrini e il fisico Rubbia come narratore fuori campo che forniva le chiavi di lettura.
La Greison, per la stesura del suo romanzo, si è messa sulle tracce di Niels Bohr effettuando ricerche testimoniali e documentali a Copenaghen, riscrivendo i contenuti in una forma più comprensibile e con un linguaggio attuale, anche se a parlare sono i grandi ingegni che hanno determinato la Storia.
La drammaturgia ben congegnata proietta nell’universo umano di un gruppo di scienziati geniali che si punzecchiano, si misurano e si scontrano con ironia pungente e allusioni sapienti anche sulla responsabilità politica e morale della scienza, con la Greison che funge da voce narrante a raccordare i diversi passaggi della rappresentazione raccontata dal punto di vista di Margrethe, la moglie di Bohr che svela manie e piccole dispute di quegli scienziati, geniali ma spesso psicologicamente fragili. Gli attori della STAP Brancaccio diretti da Emilio Russo sono Clarissa Rollo, Roberto Castello, Francesco Iorio, Mattia Lauro, Vittorio Magazzù, Antonio Muro.