Il 23 maggio il Mariinsky II ospiterà la serata inaugurale del Festival delle Notti Bianche di San Pietroburgo con il Falstaff di Giuseppe Verdi per la regia di Andrea De Rosa. Andrea De Rosa aveva già conquistato il pubblico di San Pietroburgo con un’altra opera di Giuseppe Verdi – Simon Boccanegra – messo in scena al Teatro Mariinsky nella stagione 2016|2017. De Rosa dirigerà gli artisti del Mariinsky accompagnato da un team tutto italiano: le scene sono di Simone Mannino, i costumi di Alessandro Lai e le luci di Pasquale Mari. La direzione musicale dell’opera è invece affidata al Maestro Valery Gergiev.
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Note di regia
Già nel 2014 avevo lavorato a uno spettacolo teatrale (con Giuseppe Battiston nei panni del protagonista) basato su una drammaturgia che, insieme a Nadia Fusini, avevo tratto dall’Enrico IV e dall’Enrico V, nei quali Shakespeare delinea un Falstaff molto diverso da quello che viene rappresentato nelle Allegre comari di Windsor, fonte principale del libretto di Boito. Lì, infatti, il nostro re dei panciuti è colto più nettamente nel suo lato oscuro, intrattiene un rapporto stretto con una masnada di furfanti, ubriaconi, filibustieri e prostitute, di cui è anima e capo carismatico, si spinge fino ai limiti della legge e spesso li scavalca, è alfiere di un senso della libertà che oggi definiremmo senza dubbio col nome di anarchia (memorabile il modo in cui, in piena battaglia, riesce a scansare il combattimento, fingendosi morto), si fa beffe di tutti quei valori “tradizionali”, come l’onore, che spingono gli uomini gli uni contro gli altri e rivendica il perseguimento di tutti i piaceri della vita, soprattutto l’allegria che proviene dal bere, il mangiare, il ridere, il sesso…
Un personaggio con molte tinte, sfaccettato e complesso, lontano da quello, affermatosi purtroppo anche grazie a una consolidata e abusata tradizione recitativa, del Falstaff gigione, pagliaccio, clown, di cui spesso ci sfugge quale sia il fascino. Anche se lo svolgimento della trama segue quella delle “Allegre comari”, nella stesura del libretto per Verdi, Boito attinge in parte anche a queste altre fonti e, per chi abbia familiarizzato con quel Falstaff, è difficile, impossibile tornare indietro.
Mi sono chiesto perché la “scena della gelosia” di Ford, per esempio, accecato dalla possibilità che Falstaff possa sedurre la moglie, occupa nella drammaturgia di quest’opera un’importanza musicale così predominante. Se il Falstaff che vediamo in scena è il solito vecchio ciccione, avvinazzato e goliardico, allora, mi chiedo… perché Ford è così geloso? Come fa a essere geloso di un uomo così? È un idiota? Ma la prospettiva cambia completamente se il Falstaff che vediamo in scena è l’uomo che Ford non riuscirà mai a essere! Il Don Giovanni del quale riusciamo ancora a cogliere quella vitalità irresistibile che scavalca l’età, il fisico, la prestanza.
Se riusciamo a percepire il carisma di un uomo che ha vissuto la vita fino in fondo, quello stesso che nell’Enrico IV attira il giovane principe Hal lontano dai fasti e dall’agiatezza del palazzo reale e lo spinge a trascorrere il suo tempo tra i mille fumi dell’Osteria della Giarrettiera, a consacrare tutta la sua vita al vizio e alla libertà che lì dentro si respirano. Quello è il vero carattere di Falstaff!
Nei primi due atti dell’opera di Verdi c’è un’alternanza costante tra questi due mondi, quello dell’osteria e quello della casa di Ford. Per semplificare: tra il mondo dei poveri e il mondo dei ricchi. Nel mio spettacolo essi saranno divisi da un muro, attraverso il quale avvengono continui scambi e passaggi. I ricchi sono attratti dal mondo pericoloso, fetido ma vitale di cui Falstaff è signore incontrastato e i poveri, dal canto loro, hanno bisogno di intrufolarsi nei palazzi dei signori per cercare di attingere (spesso anche rubare) quanto riescono per il loro fabbisogno. Attraverso il muro gli uni guardano e spiano gli altri e solo alla fine, nel terzo atto, questa barriera sparirà per lasciare posto al carnevale dove, per una volta, tutto si confonde grazie alla potenza della magia, dell’illusione, della musica e del teatro.
Andrea De Rosa
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Spettacolo inaugurale del “Festival delle notti bianche”
direttore Valery Gergiev
regia Andrea De Rosa
scene Simone Mannino
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
Mariinsky II
Lo spettacolo sarà replicato il 27 maggio