È dedicata alla danza l’edizione 2018 del Festival MITO SettembreMusica, che per il dodicesimo anno unisce Milano e Torino nel segno della grande musica. Danza che da sempre feconda l’arte dei suoni, anche quella dove il movimento non si vede, perché nascosto tra le pieghe più intime del pensiero musicale. Ecco quindi che la rassegna – in programma dal 3 al 19 settembre – diventa un’occasione per svelare le diverse espressioni della relazione tra le due arti, dalle danze rinascimentali e barocche alle loro reinvenzioni da parte dei compositori di oggi, dalle manifestazioni più concrete di tipologie di danze note a tutti – come il tango o il valzer – alle sublimazioni dell’arte coreutica in forma puramente concertistica. Senza tralasciare uno spettacolo di danza vero e proprio, con musica e coreografia commissionate ad hoc. Ancora una volta dunque, con la Presidenza di Anna Gastel e la Direzione artistica di Nicola Campogrande, le due principali città dell’Italia settentrionale confermano il desiderio di sviluppare la cultura musicale, facendone davvero un bene comune.
«MITO SettembreMusica si rinnova annualmente – dichiarano i sindaci di Milano e Torino Giuseppe Sala e Chiara Appendino – nel segno del dialogo tra due metropoli italiane che, proprio nella musica, hanno reinventato il rapporto tra città, pubblico e territori. Di volta in volta le tematiche di fondo di MITO hanno portato la musica in ogni angolo di Milano e Torino mostrando come questa forma d’arte e civiltà possa indicare nuove soluzioni di convivenza, di fruizione del territorio, di dialogo. La medesima vocazione civile e culturale torna a concretizzarsi nell’ormai consueto spirito interdisciplinare, associandosi quest’anno alla danza (ma anche al ballo, al ritmo corporeo, al moto armonicamente organizzato dei corpi), per un connubio che, ne siamo certi, “muoverà” decine di migliaia di cittadini e turisti verso le diverse sedi dei tanti appuntamenti in programma. MITO 2018 sarà quindi una grande e caleidoscopica Suite in cui le forme di danza del passato e del presente torneranno a essere metafora sociale, fonte d’ispirazione, motivo di confronto, di scoperta (tanto dei celebri luoghi di spettacolo quanto di più inconsueti spazi urbani), d’incontro e crescita collettiva intorno ai valori della diversità».
In calendario 125 concerti – 63 a Torino e 62 a Milano – tutti con programmi appositamente ideati e proposti da alcuni dei più importanti musicisti del panorama internazionale, alternati alle forze musicali torinesi e milanesi di maggior prestigio. Particolarmente apprezzate negli anni scorsi, sono confermate le introduzioni all’ascolto – quest’anno affidate a Gaia Varon e Luigi Marzola a Milano, e a Stefano Catucci e Carlo Pavese a Torino – per offrire al pubblico il piacere di una comprensione più profonda delle musiche proposte. I prezzi dei biglietti per i concerti a pagamento sono gli stessi sia a Torino sia a Milano, e rimangono particolarmente contenuti. I concerti pomeridiani sono proposti gratuitamente o a 5 euro; stesso costo per i biglietti degli spettacoli per bambini e per tutti i ragazzi sotto i quattordici anni. I biglietti per i concerti serali vanno da 10 a 30 euro, mentre quelli per i concerti diffusi nel territorio metropolitano costano 3 euro.
«La danza ha da sempre rappresentato una fonte di ispirazione per i compositori – spiega il direttore artistico Nicola Campogrande – perché nelle sue forme, nelle sue strutture, si trova esplicitato in forma fisica ciò che il pensiero musicale disegna nel tempo. Dal medioevo a oggi, non c’è stata epoca che si sia privata del piacere di comporre, eseguire e ascoltare musica in vario modo ispirata alla danza; e il fatto che questa si appoggi volentieri su moduli regolari, ripetuti, è stato uno stimolo formidabile per la creazione musicale, che si trattasse di assecondarli (dal Duecento a Čajkovskij ) o di tradirli (come fece Stravinskij). Per questo, i musicisti invitati a MITO hanno accolto con entusiasmo il mio invito a costruire programmi originali, declinando il tema della danza in modo fantasioso, tra capolavori e chicche da riscoprire».
«Quest’anno sono 16 giorni di musica in ognuna delle due città – osserva la Presidente Anna Gastel – 125 concerti pensati per un pubblico che, pur non rinunciando alla qualità dell’esecuzione, potrà gioire di una vera festa della musica “popolare”, ossia davvero accessibile a tutti. A partire dal prezzo dei biglietti fino alla conoscenza e fruibilità di luoghi “altri” e diversi nei quali si suonerà: non solo conservatori o teatri e non solo zone centrali di Milano o Torino, ma in ogni punto della città. Concerti al pomeriggio, alla sera, ad ore diverse, durante i weekend soprattutto per gli spettacoli dedicati ai bambini».
La serata d’apertura del festival, lunedì 3 settembre al Teatro Regio di Torino e martedì 4 settembre al Teatro alla Scala di Milano è affidata alla Royal Philharmic Orchestra guidata dalla direttrice d’orchestra americana Marin Alsop, con la partecipazione di una star del violinismo internazionale come Julia Fischer. Il concerto, intitolato BALLETTI RUSSI, introduce il tema del festival proponendo le pagine di compositori russi di tre generazioni differenti: da Čaikovskij, che ha in mente i suoi balletti quando scrive il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op.35, a Stravinskij, che destina alla danza il suo primo capolavoro, L’oiseau de feu, fino a Victoria Borisova – Ollas, che ha orchestrato Träumerei di Schumann sfruttando la tavolozza timbrica del presente. Il brano, presentato in prima esecuzione italiana, rispetta la tradizione di MITO di offrire una pagina inedita nella serata inaugurale.
Il programma del Festival percorre anche quest’anno un arco temporale molto ampio: dalla musica del Due e Trecento a Bach e Zelenka, da Boccherini a Beethoven e Brahms, fino al Novecento di Gershwin e Bernstein, per arrivare ad oggi, con brani di 140 compositori viventi, tra i quali John Adams, Ola Gjeilo, Ivo Antognini, Javier Busto, Michael Daugherty, Jaakko Mäntijärvi, Steve Reich e Omar Suleyman. Molte poi le prime esecuzioni italiane, come quelle dei brani di Victoria Borisova-Ollas, Osvaldo Golijov, Guillaume Connesson, Diego Collatti, Christian Mason ed Ellington Gomes. All’ampiezza cronologica corrisponde un’altrettanto grande varietà geografica e stilistica: basti pensare agli arrangiamenti in stile folk-barocco di musiche tradizionali irlandesi, svedesi e finlandesi; al flamenco e alle nacchere di una leggenda vivente come Lucero Tena; al tango secondo Piazzolla, Gardel o Stravinskij; al valzer di Johann Strauss, ripensato da Richard Strauss e da Ravel; fino alla musica gitana.
Per declinare in modo ancora più efficace il tema dell’edizione 2018, e ampliando la tradizionale e feconda collaborazione con Torinodanza, MITO, stringe quest’anno per la prima volta un’alleanza artistica e produttiva con il festival MILANoLTRE. In cartellone si trova così uno spettacolo di danza del tutto nuovo, realizzato grazie alla collaborazione di Aterballetto. Su commissione dei 3 festival nasce quindi Domus Aurea: il compositore Giorgio Colombo Taccani ha realizzato una trascrizione originale di alcune Suites di Bach che verrà eseguita dal vivo dall’ensemble Sentieri selvaggi; e su questa Diego Tortelli ha sviluppato la coreografia. Completa il programma della serata Sarabande di Jiří Kylián, anch’essa su musiche di Bach, questa volta rielaborate elettronicamente.
Ricchissime di spunti e legami con la danza sono anche le pagine di Beethoven e di Stravinskij affidate all’archetto del violinista Ilya Gringolts; fu addirittura definita “l’apoteosi della danza” la Settima Sinfonia di Beethoven interpretata da Myung-whun Chung e dalla Filarmonica della Scala; attinge direttamente al folclore iberico e ai ritmi jazzistici il Concerto in sol di Ravel proposto dalla pianista cinese Zee Zee, rivelazione della scorsa edizione di MITO, con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali; dal jazz si passa al rock reinventato per quartetto d’archi con il Kronos Quartet; e la danza si fa gesto con la percussionista Evelyn Glennie che disegna con il movimento la musica che non riesce a percepire con le orecchie.
Tra i solisti ospiti di MITO spicca la presenza di due grandi signore del pianoforte: Martha Argerich, che propone il Concerto di Schumann del quale è interprete di assoluto riferimento, ed Elisso Virsaladze, che con l’Orchestra del Regio di Torino e Vasily Petrenko propone il concerto di Čajkovskij, brano icona del romanticismo e precursore delle tanti capolavori coreutici che hanno reso celebre il suo autore.
MITO propone anche rare pagine del repertorio sacro come la “Missa Galeazescha” di Loyset Compère, a Milano con Odhecaton, o ancora la ricostruzione di un vero e proprio Vespro di inizio Settecento affidata all’Academia Montis Regalis diretta da Alessandro De Marchi. La “Messa del Granduca” di Tarquinio Merula, diretta da Giovanni Acciai, e la Missa Omnium Sanctorum di Jan Zelenka, proposta nell’edizione critica appena pubblicata, saranno al centro delle due celebrazioni liturgiche cantate proposte a Milano nella Chiesa di San Marco e nella Basilica di Sant’Ambrogio.
Come in passato, la programmazione destinata ai bambini e ai ragazzi continua a proporre, nei fine settimana, occasioni per scoprire modi poco consueti di fare musica e teatro musicale. Si susseguono quindi uno spettacolo proveniente dal Lussemburgo (DRUMBLEBEE, con quattro esploratori-percussionisti che tentano di staccare la luna dal cielo); un lavoro commissionato da MITO (UN VIAGGIO A PIEDI NUDI); e a un debutto italiano (I LOVE YOU TOSCA: l’opera di Puccini riletta per bambini e ragazzi). Tutti scelti con lo scopo di far vivere l’esperienza musicale in modo appassionante e sorprendente, evitando qualunque forma di didascalismo o di didattica sotterranea.
Fra gli appuntamenti più attesi di MITO, sabato 8 settembre a Milano e domenica 9 settembre a Torino, c’è il Giorno dei cori. Cantare in coro fa bene al cuore e alla mente, come ama ripetere il direttore artistico Nicola Campogrande, e la proposta si delinea di anno in anno con novità legate ai programmi e ai partecipanti. Nel 2018 i cori sono quindici, non solo italiani e distribuiti in dieci concerti; tutti i cantori si riuniranno poi a fine giornata per cantare insieme al pubblico e al Coro Giovanile Italiano diretto da Gary Graden in MITO Open Singing. La serata sarà programmata in due nuove sedi, nella Sala Verdi del Conservatorio a Milano e alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, dove saranno distribuiti gratuitamente i fascicoli con le partiture.
Esclusivamente milanese è il concerto ESPLOSIONI, che vede protagonisti i ragazzi dell’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala diretti da Vladimir Fedoseyev con la giovane violoncellista Miriam Prandi. Così come esclusivamente torinese è la serata VALZER, con la Filarmonica del Teatro Regio di Torino diretta da Gianandrea Noseda, che propone la prima esecuzione italiana dei Valses nobles et sentimentales di Ravel dell’Urtext curato da Jean François Monnard.
Il Festival si chiuderà a Torino (Auditorium Rai) il 18 e a Milano (Teatro Dal Verme) il 19 settembre con il concerto intitolato ALTRE DANZE, protagonisti l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Stanislav Kochanovsky ed Enrico Dindo al violoncello. Il programma si apre con la prima esecuzione italiana di Azul, folgorante brano composto dall’argentino Osvaldo Golijov come una sorta di Ciaccona del XXI secolo, ispirata a Couperin, che viene accostato alla Sinfonia n. 4 di Brahms, anch’essa contenente nell’ultimo movimento la stessa struttura di danza cinquecentesca.
La programmazione di MITO testimonia il suo essere un festival diffuso in tutta l’area metropolitana, dal centro città ai nuovi centri pulsanti; alcuni degli stessi artisti che si esibiscono nelle sale storiche, come Vittorio Ghielmi con la sua viola da gamba e la pianista Zee Zee, saranno infatti protagonisti degli appuntamenti nei nuovi quartieri.
Il Festival, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, è realizzato da I Pomeriggi Musicali di Milano e Fondazione per la Cultura di Torino grazie all’impegno economico delle due Città, e al prezioso contributo del partner Intesa Sanpaolo, che ha creduto al progetto sin dalla prima edizione, con il sostegno di Compagnia di San Paolo, e degli sponsor Pirelli e Fondazione Fiera di Milano.