Il MUDEC Museo delle Culture di Milano presenta la mostra-evento sull’artista messicana più famosa e acclamata al mondo. “Frida Kahlo. Oltre il mito” è un progetto espositivo frutto di sei anni di studi e ricerche, che si propone di delineare una nuova chiave di lettura attorno alla figura dell’artista, evitando ricostruzioni forzate, interpretazioni sistematiche o letture biografiche troppo comode, e con la registrazione di inediti e sorprendenti materiali d’archivio. La mostra riunirà in un’unica sede espositiva per la prima volta in Italia e dopo quindici anni dall’ultima volta tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo, e con la partecipazione di autorevoli musei internazionali che presteranno alcuni dei capolavori dell’artista messicana mai visti nel nostro Paese (tra i quali, il Phoenix Art Museum, il Madison Museum of Contemporary Art e la Buffalo Albright-Knox Art Gallery).
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LA MOSTRA.
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore e curata da Diego Sileo, la mostra Frida Kahlo. Oltre il mito, organizzata in collaborazione con l’Instituto Nacional de Bellas Artes (INBA) del Governo della Repubblica del Messico, porterà in Italia più di cento opere tra dipinti (una cinquantina), disegni e fotografie.
“Per quanto possa sembrare paradossale, è proprio il gran numero di eventi espositivi dedicati a Frida Kahlo che ha portato ad ideare questo nuovo progetto”, spiega il curatore della mostra, “perché – contrariamente a quanto appare – la leggenda che si è creata attorno alla vita dell’artista è spesso servita solo ad offuscare l’effettiva conoscenza della sua poetica.” Fino ad oggi la maggior parte delle mostre su Frida Kahlo si sono limitate ad analizzare, con una certa morbosità, i suoi oscuri traumi familiari, la sua tormentata relazione con Diego Rivera, il suo desiderio frustrato di essere madre, e la sua tragica lotta contro la malattia. “Nel migliore dei casi la sua pittura è stata interpretata come un semplice riflesso delle sue vicissitudini personali o, nell’ambito di una sorta di psicoanalisi amatoriale, come un sintomo dei suoi conflitti e disequilibri interni. L’opera si è vista quindi radicalmente rimpiazzata dalla vita e l’artista irrimediabilmente ingoiata dal mito.”
Frida Kahlo. Oltre il mito, in mostra al MUDEC dal 1 febbraio 2018, intende andare oltre tale visione semplicistica della relazione tra la vita e l’opera dell’artista messicana, dimostrando che per un’analisi seria e approfondita della sua poetica è necessario spingersi al di là degli angusti limiti di una biografia e andare oltre quel mito consolidato e alimentato dalle mode degli ultimi decenni. L’appuntamento milanese evidenzierà come Frida Kahlo nasconda ancora molti segreti e racconterà, attraverso fonti e documenti inediti svelati nel 2007 dall’archivio ritrovato di Casa Azul (dimora dell’artista a Città del Messico), e da altri importanti archivi qui presenti per la prima volta con materiali sorprendenti e rivoluzionari (archivio di Isolda Kahlo, archivio di Miguel N. Lira, archivio di Alejandro Gomez Arias) – nuove chiavi di lettura della sua produzione.
Dalle indagini realizzate in Messico in prima persona dal curatore sono emersi alcuni temi e tematiche principali – come l’espressione della sofferenza vitale, la ricerca cosciente dell’Io, l’affermazione della “messicanità”, la sua leggendaria forma di resilienza – che permetteranno ai visitatori di percepire la coerenza profonda che esiste, molto più in là delle sue apparenti contraddizioni, nell’opera di Frida Kahlo. Gli stessi temi si rifletteranno nel progetto d’allestimento della mostra, che si svilupperà – secondo un criterio analitico delle opere – attraverso quattro sezioni: Donna, Terra, Politica e Dolore.
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LE SEZIONI.
LA DONNA
Frida Kahlo è stata la prima artista donna a fare del proprio corpo un manifesto, ad esporre la propria femminilità in maniera diretta, esplicita e, a volte, violenta, rivoluzionando irrevocabilmente il ruolo femminile nella storia dell’arte. In molte delle sue opere Frida Kahlo si focalizza sulla condizione della donna e sul corpo dell’artista stessa, che diventa indizio, segno e gesto attraverso il quale confrontarsi con tematiche attinenti ai miti sgretolati della tradizione preispanica, all’identità di genere e a una femminilità dissolta nella sfera pubblica. Il corpo di Frida Kahlo immolato sotto gli sguardi impietosi del pubblico è, allo stesso tempo, un corpo irrimediabilmente sacrificale e politico, un corpo che reagisce e rivendica, più in generale, un ruolo di uguaglianza. I suoi autoritratti e i ritratti diventano segno poetico trasposto dall’artista in strategie estetiche che mirano a sottolineare la fragilità, la sofferenza e la poderosa emotività del genere umano. Il corpo per Frida Kahlo è in sé una scrittura, un sistema di segni che rappresentano, traducono la ricerca indefinita dell’uomo, le sue paure, le sue ansie, i suoi desideri inconsci, le sue relazioni con il tempo, inteso però come entità indefinita, senza inizio e senza fine. Attraverso la ritrattistica l’artista ricostituisce tra il soggetto rappresentato e gli altri una sorta di situazione neo-natale, dove si accoglie il linguaggio gestuale nel corpo. Si delinea così un suo caratteristico “linguaggio del corpo” attraverso una serie di lavori rivolti al pubblico, in cui Frida Kahlo cerca di toccare la profondità dell’essere umano attraverso dispositivi di sofferenza e di privazione.
LA TERRA
Frida Kahlo si è sempre identificata con la sua Terra e nella sua opera ha gradualmente sviluppato un interesse nuovo per gli elementi della natura, stabilendo, per il tramite di questi ultimi, una serie di relazioni, contraddistinte dall’interazione simbolica e simbiotica tra la somatica ed il paesaggio naturale. È questo particolare aspetto della ricerca di Frida Kahlo ad aver maggiormente influenzato intere generazioni di artiste, non solo latinoamericane, le quali, tutte – in ugual misura rinchiuse in se stesse e nell’universo femminile – hanno sviluppato e mantenuto una relazione osmotica con l’elemento organico, il che è una caratteristica intrinseca dell’opera di Frida Kahlo. L’artista non sembra erigere alcuna barriera né personale né culturale tra sé e la Madre Terra, né interporre alcun confine interiore o sociale: essa è allo stesso tempo mito e concretezza, immagine archetipica e fonte di sussistenza materiale di tutti gli Esseri. Nella poetica di Frida Kahlo la Terra ha anche una connotazione politica: rappresenta la tomba e la decomposizione ed appare associata all’inevitabile destino della disintegrazione, tramite il processo della dissoluzione fisica. Il suo compromesso con il luogo e con il processo di evoluzione e trasformazione ad esso legato è un modo di dare testimonianza a una vita fatta di un’intensità costante, che sempre ha comportato un rischio, un’eccezione alla regola, una condizione di esclusione, uno stare incomodo nel mondo.
LA POLITICA
L’intero corpo dell’opera di Frida Kahlo è di una natura irriducibilmente politica. Le immagini si fanno veicolo della resistenza sociale e dell’opposizione, senza, tuttavia, mai ricorrere alla mera retorica dell’ideologia. Da questo punto di vista, nell’arte di Frida Kahlo l’approccio impegnato diventa tensione “incarnata” ed energia vibrante e viene tradotto in un linguaggio visivo, spesso simbolico, che allude il più delle volte ad un senso di irresolutezza. Il corpo di Frida Kahlo è usato come manifesto della protesta e dell’opposizione, conteso tra giustizia ed ingiustizia, bene e male, forza e fragilità, libertà individuale e controllo sociale. È un corpo colmato di tensioni irriducibili ed è un corpo dall’impatto politico e sociale, un corpo che quasi assume una qualità espiatoria, catartica e sacrificale, un corpo legato anche a quelle forme di resistenza attiva che sembrano anticipare molte azioni performative contemporanee. Non come una eco né come un risultato, bensì come una forza rivitalizzante nell’organizzazione delle reti sociali e nella configurazione di dibattiti pubblici. Lo stato di mobilitazione civile del Messico postrivoluzionario amplifica la ripercussione del suo lavoro; lo stato di emergenza si esprime in immagini congiunte che sobbalzano i paradigmi estetici. Articolazioni del tempo storico elaborato attraverso opere che hanno la capacità di scandagliare il presente in relazione con l’urgenza di un contesto attraversato da violenti conflitti. L’arte di Frida Kahlo non può essere separata da una matrice storica e culturale specifica e da una forte visceralità, a sua volta condizionata da tematiche specifiche di classe ed etnia, che contestualizzano la ricerca e l’attività pratica dell’artista nel suo presente, in una sfera particolare dal punto di vista culturale, socio-politico e geografico.
IL DOLORE
L’arte di Frida Kahlo è marcata da una qualità pittorica potente ed espressiva e da una violenza dell’immagine che inevitabilmente sfocia in una vera iconografia del dolore, situazioni non piacevoli e segnali d’allarme di un profondo malessere esistenziale. L’artista aggredisce la sensibilità dell’osservatore rappresentando il dolore attraverso azioni colte tra il reale e il metaforico; crea immagini torturanti, potenti, disturbanti, necessarie per mettere in pratica una strategia deliberata, intesa a mandare in frantumi l’apparenza dell’indifferenza ed il generale sentimento di impotenza. Nella poetica di Frida Kahlo il dolore è sempre un concetto con più sfaccettature; erompe in maniera brutale e spesso improvvisa. Conseguentemente la sua opera emana una sensazione di distruzione, che oscilla tra bellezza minimale e macabro, tra sacro e perverso, tra morte e vita. Le immagini prodotte dall’artista mettono brutalmente l’osservatore di fronte ai suoi stessi timori. Questo è il motivo per cui le sue opere di dolore e sofferenza creano disagio, ansia, timore ed orrore e non ci lasciano mai indifferenti. Frida Kahlo porta la morte sulla pubblica piazza, rimuovendo il confine tra ciò che è vivo e ciò che è morto, tra il personale e l’impersonale. Attraverso il suo lavoro si ha la sensazione di assistere a un gioco di forze invisibili, che sfuggono all’esame storico o sociologico perché catturano al loro interno fenomeni e discorsi eterologici, per scagliarli poi contro ogni cosa faccia resistenza; queste forze provocano morte, dolore, spezzano corpi e legami, ma producono anche nuove relazioni sociali, nuove metafore del potere. In altri termini, il dolore rappresentato da Frida Kahlo produce pratiche, “economie”, memorie e trasformazioni psichiche.
REPRODUCTION AUTHORIZED BY THE NATIONAL INSTITUTE OF FINE ARTS AND LITERATURE 2017, MEXICO.
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IL CURATORE.
Diego Sileo. Teorico, storico d’arte, e curatore del PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano. Ha conseguito la specializzazione in arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano e il dottorato in arte contemporanea latinoamericana presso l’Università degli Studi di Udine. Studioso dei processi della creazione estetica in Sudamerica, ha frequentato corsi di specializzazione presso l’Università di Città del Messico e l’Università di Buenos Aires, e nel 2010 ha fatto parte, come unico membro europeo, del progetto di ricerca sul nuovo archivio di Frida Kahlo e Diego Rivera del Museo Frida Kahlo di Città del Messico. Le sue ricerche hanno contribuito a rendere nota in Italia l’opera di artisti quali Remedios Varo, Leonora Carrington, María Izquierdo, David Alfaro Siqueiros, José Clemente Orozco e Diego Rivera. Ha partecipato a numerosi convegni italiani e internazionali come relatore su tematiche e problematiche dell’arte contemporanea latinoamericana. È autore delle prime monografie italiane di Remedios Varo (2007), Abel Azcona (2015) e Carlos Martiel (2016) e ha al suo attivo diversi saggi per riviste di settore e per cataloghi di mostre.
“IL SOGNO DEGLI ANTENATI”. L’archeologia del Messico nell’immaginario di Frida Kahlo
Parte integrante del percorso espositivo “Frida Kahlo. Oltre il mito” è la mostra “Il sogno degli antenati. L’archeologia del Messico nell’immaginario di Frida Kahlo”. Nata da un progetto di ricerca sulle collezioni permanenti di area mesoamericana del MUDEC-Museo delle Culture di Milano e curata da Davide Domenici e Carolina Orsini, la mostra si snoda sulle due lunghe vetrine ricurve che si affacciano sulla nuvola centrale del museo, in perfetto dialogo con la mostra “FRIDA KAHLO. Oltre il mito”. Si tratta di un articolato racconto fatto di oggetti archeologici ed etnografici messicani della collezione permanente del MUDEC, foto storiche e immagini di opere di Frida Kahlo, che mostra come il mondo indigeno e il passato precolombiano abbiano costituito elementi fondanti della pratica artistica dell’artista messicana. La mostra si articola in una serie di sezioni dedicate a temi come il ruolo che il mondo indigeno e la riscoperta archeologica del suo passato precolombiano ebbero nella costruzione della nazione post-rivoluzionaria, al collezionismo di oggetti archeologici da parte di Frida Kahlo e Diego Rivera, alla loro riscoperta dell’estetica precolombiana e a come l’identità messicana di Frida sia stata espressa non solo attraverso la ripresa di motivi precolombiani nella sua opera pittorica ma anche in una vera e propria “costruzione” del corpo dell’artista mediante il frequente uso, documentato da foto storiche, di abiti etnici e di antichi gioielli di giada.
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MUSICHE IN MOSTRA.
Tratto dall’ultimo disco di Brunori Sas “A casa tutto bene”, “Diego e io” è il brano che accompagna i visitatori in una delle sale della mostra “Frida Kahlo. Oltre il mito”, dedicata proprio al rapporto tra Frida e il pittore Diego Rivera. Scritto a quattro mani con Antonio Di Martino, che ha rielaborato e cantato in italiano i testi della storica cantante messicana Chavela Vargas, la canzone è una ballata romantica per piano e archi, che racchiude una sorta di missiva amorosa di Frida all’indirizzo del pittore e marito Diego.
Diego e Io, Brunori Sas (D. Brunori, A. Di Martino) © 2017 Warner Chappell Music Italiana S.r.l. / Picicca S.r.l. / SM Publishing Italy S.r.l. ℗ 2017 Picicca Dischi
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INFO UTILI:
SEDE ESPOSITIVA e DATE MUDEC – Museo delle Culture di Milano (Via Tortona, 56)
Dal 1 febbraio al 3 giugno 2018.
ORARI Lun 14.30 ‐19.30 [Lunedì mattina aperto dalle 10.00 alle 14.30 SOLO per gruppi e scuole su prenotazione con ingresso ogni 15 minuti] | Mar, Mer, Ven 09.30 ‐ 19.30 | Gio, Sab 9.30‐22.30 | Dom 9.30 – 20.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
BIGLIETTI Intero € 13,00 | Ridotto € 11,00
Per informazioni e prenotazioni: www.ticket24ore.it | Tel. +39 0254917 | mudec.it | FB: /mudec.museodelleculture | TW: @mudecmi