Scritta nel 1973, è la commedia più irriverente di Giuseppe Patroni Griffi, nella quale scorre una Napoli di categorie sociali ai margini della società e della felicità.
Donna Violante, ex serva in un bordello, accende le bianche lanterne giapponesi penzolanti davanti alle gigantografie di immagini votive, poi si acconcia in testa un cappello accingendosi a salutare il nuovo anno con un’illusione di appagamento. È la notte di capodanno, notte speciale, nella quale “se godi, godrai tutto l’anno”.
Entra Mariacallàs travestito depresso, che si dimena sui tacchi. Il femminiello si tira dietro due giovani incontrati al bar, Fred e Byron, che vogliono lasciarsi alle spalle un mondo ostile tuffandosi in un’orgia di sesso. L’uno è uno studente omosessuale che non osa affrontare la vita, l’altro è uno scrittore nero che vuole vendicarsi delle vessazioni razziali subite. Non l’amore o l’attrazione fisica li ha condotti in quella stamberga, ma la bramosia di rivalsa o, addirittura, l’odio.
Parole, parole, un profluvio di parole si riversano addosso i quattro personaggi. Pensieri, paure, considerazioni, proclami disperatamente e violentemente realistici. Parlano e urlano dando sfogo a un’umanità dolorante, a una sensibilità occultata, a rivendicazioni incompiute.
Sulla scena scarna appena tratteggiata da intelaiature di finestre dietro le quali pulsa l’allegria e i fuochi d’artificio, bisogna inventarsi un’esistenza.
Testo visionario e grottesco, provocatorio per i tempi, di ordinaria attualità oggi, è l’espressione di uno spaccato di società priva di redenzione, cinica e amorale. E, tuttavia, in cerca di una dimensione di possibile felicità, anche attraverso il mercimonio o l’aggressività.
Mentre la città è in festa, Mariacallàs ha dovuto intorpidire la sua coscienza per continuare a vivere in un corpo estraneo, Fred ha imbrigliato i sogni, Byron aggredisce il mondo fino alla violenza sessuale come affermazione di sé.
Persone naturali e strafottenti, appunto.
In questa anteprima nazionale con la regia di Giancarlo Nicoletti regista e attore pluripremiato rivelazione delle ultime stagioni, Marisa Laurito è la dolente Violante che si aggrappa alla vita affittando il suo letto, nel ruolo che fu di Pupella Maggio nella prima edizione del 1974 con la regia dell’autore. Giovanni Anzaldo, premio Ubu come miglior attore under 30, è Fred (all’epoca Gabriele Lavia). Filippo Gili è pudicamente trasgressivo nei panni di Mariacallàs nei quali si misura con Mariano Rigillo (1974), Lino Capolicchio (2002) e Vladimir Luxuria nel 2010. Federico Lima Roque, originario di Capo Verde, è l’irruento Byron.
All’audio non sempre comprensibile sopperisce l’impianto drammaturgico e la recitazione complessiva di enfasi, gesti e ambientazione con la sua poetica sociale, culturale, psicologica e sessuale.