Strizza inevitabilmente l’occhio al cult L’appartamento di Billy Wilder, Ingresso indipendente, la prima incursione nella commedia di Maurizio de Giovanni messa in scena con la regia di Vincenzo Incenzo e che chiude la stagione del Teatro Ambra Jovinelli di Roma (in replica fino al 13 maggio 2018).
Un’operazione riuscita che impegna de Giovanni nella sua Napoli e non come giallista (sua la serie de Il Commissario Ricciard o I bastardi di Pizzofalcone) in una commedia sentimentale e degli equivoci in due atti dove i ruoli principali sono affidati a due napoletane doc e di richiamo per il grande pubblico, Tosca D’Aquino e Serena Autieri. De Giovanni guarda ossequiosamente Wilder (ma senza la sua cattiveria e il suo cinismo) e il cult con Jack Lemmon nel ruolo di CC Baxter, impiegato impegnato a scalare i vertici della sua azienda prestando il suo discreto appartamento da scapolo ai dirigenti della società come alcova per i loro incontri extraconiugali attratto da una carriera facile.
L’incipit di de Giovanni è praticamente lo stesso affidando l’apertura della commedia all’imbranato e balbuziente Massimo, quarantenne impiegato in un’azienda privata (molto convincente nel ruolo Giovanni Scifoni) in attesa di sposarsi con la fidanzata, la moralista Valeria interpretata da un scoppiettante Tosca D’Aquino che gigioneggia nel ruolo.
Promozione che, come sovente accade in un canovaccio da commedia, tarda ad arrivare nonostante Massimo si impegni a prestare il suo appartamento con ingresso indipendente al suo capo, l’egoista Ludovico (Massimiliano Franciosa, una certezza) per gli incontri con la sua amante, la procace Rosalba, ex escort di lusso, interpretata da un seminuda Serena Autieri.
La consolidata routine viene interrotta nel momento in cui Rosalba si piazza in casa del malcapitato impiegato per spingere il capo a lasciare la moglie, la raffinata Biancamaria Lelli, dopo anni di promesse non mantenute.
Da qui in poi de Giovanni gioca con i cliché scatenando un gioco di equivoci e smantellando le apparenze e le maschere dei personaggi che cadranno nel corso di una cena fra coppie all’insegna della dissimulazione in cui ciascuno finge di non sapere ciò che gli altri già sanno. De Giovanni gioca bene con gli archetipi e i cliché della commedia tratteggiando in pochi precisi momenti le loro aspirazioni e il senso del proprio fallimento mostrandosi al pubblico per quello che sono in un momento di presa di coscienza. E così, come in ogni commedia che si rispetti, ognuno appare diverso alla fine mostrandosi per quello che è realmente: la finzione cade e tutto vira verso il lieto fine senza lasciarsi mancare un tocco di surrealismo con la presenza della portiera impicciona interpretata da Fioretta Mari. Si ride e ci diverte, complice qualche dèjà vu e senza dover necessariamente indagare troppo nella psicologia dei personaggi, il finale mette tutti d’accordo per la gioia del pubblico. In scena fino al 13 maggio, info 06 83082620 – 06 83082884, biglietti da 17,00 euro, info su www.ambrajovinelli.org.