Quarantaquattro anni. Tanto è stata lunga l’attesa prima di poter vedere anche a Roma Manon di Kenneth MacMillan creato nel 1974 per il Royal Ballett: adesso finalmente il balletto tragico in tre atti tratto dal romanzo di Abbé Prévost, L’Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut, del 1731, entra nel repertorio del Costanzi.
E il debutto del 25 maggio (alle ore 20, sei recite fino al 31 maggio) sarà veramente speciale con la presenza d’eccezione di Eleonora Abbagnato, prima étoile italiana dell’Opéra di Parigi, nonché direttrice del Corpo di Ballo, nel ruolo del titolo che torna al Costanzi in un balletto a serata intera dopo Le Parc e per prima volta in un balletto classico.
“Sono fiera di presentare questo titolo per la prima volta a Roma – esordisce Eleonora Abbagnato – un balletto bellissimo, una storia tragica che richiede grande capacità interpretativa in tutti i personaggi. È un altro tassello fondamentale per la crescita del corpo di ballo. Ho sempre amato questo balletto e l’ho danzato tre anni fa, nell’aprile del 2015, solo tre mesi dopo la nascita del mio secondogenito Gabriel: è stato un ruolo difficile, ma meraviglioso dopo la maternità, ma sono felice di averlo fatto e di averlo ripreso ora”.
Il debutto della Manon all’Opera di Roma coincide con il quinto titolo di una stagione che segna un percorso artistico portato avanti nel corso di questi anni con la precisa volontà di “allargare il repertorio contemporaneo e classico – conferma il Sovrintendente del Teatro Carlo Fuortes ricordando come il Corpo di Ballo non abbia mai ballato MacMillan – e di proseguire un percorso di crescita dei nostri ballerini” e senza dimenticare “il ritorno di Eleonora sul palco in una delle sue più intense interpretazioni”.
“Manon è balletto difficile per la storia, l’interpretazione dei personaggi, è ricco di dettagli difficili, ma non appena si entra in scena non si può fare a meno di immedesimarsi nei ruoli – continua la Direttrice – Abbiamo aspettato un po’, ma stiamo dimostrando che la compagnia si impegna in titolo importante di repertorio in altri teatri”.
Eleonora Abbagnato danzerà per tre repliche (25-27-29 maggio) accanto a Friedemann Vogel, first soloist dello Stuttgart Ballet nel ruolo di Des Grieux e ben noto a Roma che si alternerà con Claudio Cocino in coppia con la Manon di Susanna Salvi, ma saranno in scena anche l’étoile del Costanzi, Alessandra Amato, nel ruolo della Maîtresse, l’étoile Benjamin Pech, impegnato nel ruolo di Monsieur G. M. che si alternerà con Manuel Parruccini che darà l’addio alle scene, Giacomo Castellana nel ruolo di Lescaut oltre alla presenza di Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.
Al debutto della Manon si associa anche il debutto romano di Karl Burnett che ha ripreso la coreografia di MacMillan e che conosce perfettamente non solo i passi del balletto, ma anche le intenzioni stesse dei movimenti.
“Questo balletto è una sfida per i ballerini e diamo per scontato che siano padroni della tecnica per potersi concentrare sulla complessità dell’interpretazione che richiede molta concentrazione – ricorda Burnett – I passi sono identici a quelli creati nel 1974, ma è l’interpretazione che cambia in base al periodo e ai danzatori”.
L’interpretazione dei personaggi sembra essere la chiave di lettura principale per “Manon che è un balletto speciale, ma molto difficile” come insiste anche Patricia Ruanne “ai danzatori viene richiesto di essere soprattutto attori visto che ogni personaggio ha una storia storia e un proprio destino senza dimenticare l’attualità dei temi, la povertà, l’abuso di potere o l’impossibilità di poter avere un’edizione adeguata per tutti”.
I temi trattati nel romanzo del 1731 di Abbé Prévost sono tragicamente attuali come anche la modernità di modernità di Manon “che più che avere paura di essere povera prova vergogna per questa condizione” come aveva intuito MacMillan, una vergogna che condizionerà la triste storia di donna che rinuncia al vero amore, sedotta dalla ricchezza, ma costretta alla fine a cedere ai fantasmi del suo passato.
Un altro debutto importante in occasione della prima di Manon è la prestigiosa presenza sul podio romano alla guida dell’Orchestra dell’inglese Martin Yates che ha eseguito la ri-orchestrazione di Manon nel 2010 in un lavoro durato due anni per cercare di restituire unità musicale al balletto come se la musica fosse stata scritta appositamente per il titolo. Anche se così non è.
“La musica di Manon è straordinaria, ma non è celebre come altre opere di Massenet. Fino a un anno prima della creazione del balletto – ricorda Yates – si era anche pensato di utilizzare la musica della Manon di Puccini decisamente più popolare, ma poi si è finito per scegliere Massenet attraverso un capillare e lungo lavoro di selezione di 46 estratti dalla sua ricca produzione musicale, ma per ironia della sorte, senza nulla dell’opera Manon”.
L’allestimento in scena a Roma dello Stanislavsky and Nemirovich-Danchenko Moscow Music Theatre, rispetta le atmosfere storiche del balletto con i costumi e le scene di Nicholas Georgiadis in bilico fra opulenza decadenza.
“Siamo rimasti in pochi a portare avanti un corpo di ballo, ma è necessario avere un Sovrintendente che ami la danza, e ringrazio Carlo Fuortes – conclude la Abbagnato soddisfatta di un cambiamento e del nuovo smalto di cui gode la compagnia di danza – e avere un pubblico che risponda al nuovo repertorio. In poco tempo sono riuscita a cambiare il Corpo di Ballo, a farlo crescere, Stiamo lavorando anche per diffondere la cultura dei grandi coreografi contemporanei e sono felice anche del cambiamento del pubblico. Dicono che la danza viene messa da parte, ma io non mollo e c’è ancora molto da fare”.
Dopo l’anteprima Vietata ai maggiori di 26 anni del 24 maggio (alle 19), Manon debutterà venerdì 25 maggio (pre 20), in replica, il 26 maggio (ore 18), il 27 maggio (ore 16.30), il 29, 30 e 31 alle ore 20. Info su operaroma.it.