Time&Life è il tema dell’edizione 2018 di EBRAICA Festival Internazionale di Cultura (23-27 giugno, Roma), diretto da Marco Panella, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino. Continuando a rivolgere il suo sguardo verso i grandi temi del cambiamento e dell’innovazione, il Festival ha l’obiettivo di approfondire il concetto del tempo come paradigma fondamentale della relazione tra vita ed esseri umani, intorno alla quale raccogliere il contributo e le riflessioni di filosofi, intellettuali, scrittori, scienziati e artisti. Tempo come scansione fondamentale della vita dell’uomo, della sua dimensione materiale e immateriale, fisica e metafisica, antica e contemporanea, visto da una riflessione che, come sempre, parte in seno all’ebraismo, “una religione del tempo” come scrive il grande rabbino Abraham Joshua Heschel.
Alla collaborazione istituzionale del Festival con l’Ambasciata d’Israele, al Patrocinio del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche e alla media partnership con la RAI, per quest’undicesima edizione si aggiunge la prestigiosa collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Settore Alta Formazione.
Alle usuali location del festival nell’antico quartiere ebraico, come il Palazzo della Cultura e i Giardini del Tempio, quest’anno si affianca l’Isola del Cinema all’Isola Tiberina.
Il Festival aprirà come di consueto nella zona tra il lungotevere De’ Cenci e via del portico D’Ottavia e tra via Arenula e il Teatro di Marcello, con la Notte della Cabbalà, sabato 23 giugno, una serata straordinaria tra Cabbalà, mistica ebraica, tradizioni musicali e culinarie millenarie. Il cuore della città diventa così un laboratorio a cielo aperto, un luogo di sinergia e dialogo tra culture diverse, dove si alterneranno, tra memoria e modernità, intellettuali e scrittori da tutto il mondo e artisti italiani e internazionali, per una maratona di eventi culturali, musica, teatro, degustazioni, incontri letterari, danza, che intende celebrare ancora una volta il sodalizio tra la Capitale e la Roma ebraica e che offre alla città la straordinaria opportunità di visitare gratuitamente il Museo Ebraico, la Grande Sinagoga e la Fondazione Museo della Shoah – Casina dei Vallati.
Proprio alla Casina dei Vallati (Via del Portico d’Ottavia, 29) sabato sera sarà l’occasione per una visita notturna alla Mostra “1938. Vite spezzate”, secondo capitolo del ciclo di esposizioni che la Fondazione Museo della Shoah – Onlus ha realizzato in occasione dell’80° anniversario della promulgazione delle Leggi Razziali in Italia.
Evento di apertura del Festival, la mostra Donne straordinarie. 1948 Nascita di una Nazione (promossa dalla Comunità Ebraica di Roma in collaborazione con CDEC e ADEI-WIZO-sezione di Milano nell’ambito di Ebraica-Festival Internazionale di Cultura e curata da Marco Panella, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino) che illustra per immagini la partecipazione delle donne alla nascita, alla crescita, e allo sviluppo dello Stato d’Israele. Un contributo che ha radici lontane, sin dai primi vagiti del nascente Stato. Nell’Israele pre-statale infatti le donne hanno già un ruolo di primo piano, e contribuiscono alla vita sociale e politica del luogo. L’esposizione racconta, dunque, attraverso un percorso fotografico, le diverse storie di figure femminili, tra cui gli esempi più illustri che hanno rivestito incarichi e ruoli importanti al livello politico, culturale e sociale, come il Primo Ministro Golda Meir, la grande biblista Nechama Leibowitz, e Rebecca Sieff, fondatrice della “Women’s International Zionist Organization (WIZO)”. Ma soprattutto con queste immagini si rende omaggio ai volti comuni di questa storia avvincente, persone che con coraggio hanno colto la sfida e combattuto per creare un “nuovo mondo” in cui poter vivere, crescendo bambini, lavorando nei campi, accudendo una Madre Terra che diviene figlia di tutte queste donne straordinarie, perché anche loro, da protagoniste, hanno contributo a fare di Israele la Nazione che è oggi.
Tra gli eventi più attesi: A Jewish Jazz Story l’esibizione del Trio Dimitrij prevista per la Notte della Cabbalà, in cui i musicisti, provenienti dal Settore Alta Formazione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, oltre ad eseguire alcune opere del famoso compositore Dmitrij Shostakovic, eseguiranno un medley tratto da West Side Story, in occasione del centenario della nascita di Leonard Bernstein. Un viaggio agli albori del Jazz, partendo dalla musica “classica” e approdando verso i nuovi orizzonti dischiusi dalle contaminazioni del Klezmer e della Cultura di lingua Yiddish con i nuovi fermenti musicali degli Stati Uniti.
Sempre sabato 23 la tavola rotonda “Conversazione con la Storia. L’inchiesta sul Caso Mortara” con Franca Leosini, David Kertzer e Serena Di Nepi; a seguire l’incontro “Fammi sognare Fammi vivere” con David Gerbi e Raffaele Morelli per parlare dei sogni dal punto di vista ebraico e psicologico, di come i sogni hanno il potere di trasformarci, migliorarci, se ascoltiamo la loro “voce” e comprendiamo il loro messaggio.
Il consueto sguardo al cinema quest’anno sarà domenica 24 con il regista e autore israeliano Shemi Zarhin che, assieme ad Alessandro D’Alatri, presenterà il suo primo romanzo e uno tra i suoi film più celebri.
Due gli eventi dedicati alla letteratura:
Lunedì 25 “Dicono della mia terra. Pagine su Israele”. Israele raccontata dai suoi scrittori, in un mosaico che cerca di ricomporre l’immagine del Paese in tutte le sue sfaccettature. Da Amos Oz a Sayed Kashua, passando per Eshkol Nevo e Yehuda Amichai, tessera dopo tessera, parola dopo parola, lo spettacolo, che si avvale di due attori come Maria Rosaria Omaggio e Pino Quartullo e delle musiche di Oscar Bonelli compone un’immagine d’Israele schietta, realistica, talvolta contraddittoria, e che proprio per questo svela, al tempo stesso, il segreto del suo fascino.
Martedì 26 “Her Israeli Story. Donne israeliane tra arte e letteratura”. Attraverso una performance al femminile di letteratura e arte visiva contemporanea l’attrice Ketty Di Porto presenterà alcune delle più interessanti e creative voci israeliane dell’ultima decade. Utilizzando il mezzo teatrale la performance unirà i testi di Orly Noa Rabinyan alle immagini e proverà a rivelare aspetti dell’esperienza e della narrativa israeliana da un punto di vista femminile.
Il Festival da diverse edizioni guarda al futuro come territorio della conoscenza, osserva ed esplora i linguaggi dell’innovazione e del cambiamento cercando di interpretarne la portata rispetto alla dimensione del vivere quotidiano e, alle soglie dell’era dell’intelligenza predittiva, lancia per primo una riflessione sul significato del tempo nel paradigma cognitivo del machine learning.
L’uomo, infatti, nei millenni di civiltà ha affrontato il grande tema del tempo da tutti i punti di vista – religioso, filosofico, scientifico, letterario – e intorno all’elaborazione del concetto di tempo ha costruito la propria visione della vita; oggi, per la prima volta, al sistema cognitivo dell’uomo si affianca, con una prospettiva di sempre maggiore pervasività, un sistema cognitivo parallelo e alternativo in cui il tempo non è né un valore, né una misura né un parametro: se l’intelligenza artificiale non ha bisogno del tempo, può averne cognizione rispetto ai percorsi di apprendimento e, di conseguenza decisionali, che pone in essere? E quale etica deve seguire il rapporto tra due sistemi cognitivi ai quali manca un valore fondante e fondamentale comune?
A queste riflessioni Ebraica-Festival Internazionale di Cultura dedica l’incontro Tempus fugit: l’intelligenza artificiale e la cognizione del tempo, che si svolgerà lunedì 25 giugno alle ore 21.00 e che, moderati da Marco Panella, vedrà gli interventi di Rav. Riccardo Di Segni, Paolo Benanti (docente di Etica della Tecnologia all’Università Gregoriana), Paolo Merialdo (docente al Dipartimento di Ingegneria di Roma Tre) e Massimo C. Comparini (Ceo di E-Geos).
L’attenzione che il Festival dedica ai grandi temi dell’innovazione trova oggi un ulteriore strumento e percorso di approfondimento.
Come spin-off della manifestazione nasce infatti I3A- Italian-Israeli Innovation Award, piattaforma di comunicazione dedicata a dare visibilità alle living better technologies sviluppate nell’ecosistema innovativo israeliano e nell’ambito delle attività di collaborazione poste in essere tra Italia e Israele.
Le tecnologie e l’innovazione per il miglioramento della vita quotidiana sono infatti la principale leva del cambiamento nella direzione della digital transformation e della transizione ecologica, un cambiamento la cui velocità è quella esponenziale della tecnologia e che incide profondamente nella struttura stessa della relazione tra persone e sistemi di vita e I3A- Italian-Israeli Innovation Award persegue l’obiettivo di implementare l’economia della conoscenza dando la più ampia visibilità alle opportunità che l’innovazione riserva al futuro migliorando il presente.
Per celebrare le tradizioni millenarie della cucina ebraica, il Palazzo della Cultura ospiterà una serie di incontri da Lunedì 25 a Mercoledì 27 giugno, che esplorano proprio il legame e l’importanza del tempo nella cucina ebraica, come i vari paesi di origine degli ebrei l’hanno influenzata, fino all’evoluzione dei mercati kosher, halāl e biologico e al loro impatto a livello sociale e multiculturale.
II festival chiuderà la sua undicesima edizione mercoledì 27 con “A testa alta. Storia di Moretto”, uno spettacolo diretto da Antonello Capurso con Ludovico Fremont e Micol Pavoncello, ispirato al libro “Duello nel Ghetto” (Rizzoli) di Maurizio Molinari e Amedeo Osti Guerrazzi, in cui si racconta l’avvincente storia di Pacifico Di Consiglio, detto Moretto. Una storia morale e allo stesso tempo romantica, avventurosa e rocambolesca: la vita di Pacifico Di Consiglio, pugile dilettante, ebreo romano, che sfidò il nazifascismo senza mai chinare la testa, diventando un esempio e un monito vivente negli anni più oscuri del Paese, dopo le leggi razziali del 1938 e durante l’occupazione nazista che testimonia come si può tenere la testa alta e restare liberi.
Info: 366 45 80 652