di August Strindberg
scena e regia di Fabio Sonzogni
con Francesca Del Fa, Alessandro Quattro, Vincenza Pastore
———
Lo spettacolo visto al Teatro OUT OFF martedì scorso, La signorina Julie, regia di Fabio Sonzogni, riassume in sé una serie di criticità del tempo e del teatro contemporanei.
Intanto una domanda per il pubblico femminile: cosa rende una donna sensuale? Sensualità è sinonimo di scollatura? Come dire: è il vestito a fare il monaco?!
Una riflessione per gli attori di oggi: la parola detta con voce impostata basta a rendere uno spettacolo efficace?
Una domanda sul teatro: ha senso per i nostri tempi un teatro che resta sul piano della trama? Sulla citazione del testo?
Per quanto mi riguarda, in tutti e tre i casi la risposta è no.
Osservate. La realtà quotidiana ci propone una vita spesso precaria, di economie scarse a vari livelli, di lavori confermati all’ultimo, di adattabilità e “multitasking”. Un mondo in cui le tecnologie non sempre sono usate per andare in profondità e gli intrattenimenti rappresentano spesso una fuga superficiale dal quotidiano, facilitando a volte meccanismi di spersonalizzazione.
Per il teatro e per l’arte in generale questo che viviamo è il grande periodo dei bandi, la cui compilazione prevede la continua messa in moto di pensieri, progetti e tante parole, spese inutilmente dai più che non saranno selezionati.
La scena teatrale italiana si è sottomessa a queste dinamiche e, ahimè, si sta gradualmente sclerotizzando, diventando specchio passivo del mondo, invece di proporre riflessioni consapevoli. Non voglio ignorare i gruppi giovani che iniziano a voler proporre qualcosa di nuovo, parlo di quello che vedo ancora nei teatri più frequentati e non di nicchia.
Sempre più mi capita di assistere a momenti di spettacolo di superficie, “intrattenimenti” che non creano davvero un contatto interiore tra persone, laddove il teatro potrebbe invece essere un tempio di profonde riflessioni e profondi godimenti. Uno spazio di respiro e non di ulteriore ottundimento.
Nell’epoca dei bandi, del dire senza il fare, un teatro efficace non può essere un teatro di parole spese a caso; è necessario che le riflessioni paventate nei fogli di sala prendano corpo e azione sulla scena. Che questi artisti si prendano la responsabilità e il bellissimo rischio di smuovere gli animi, propri e del pubblico.
Se no è un raccontarsela, e pure male.
E da donna sono satura di belle attrici purtroppo marionette; preparate tecnicamente, ma non supportate da un team che “gioca sul serio”.